Nuove grane canadesi per il Papa: Ouellet sotto accusa
All’indomani del viaggio di papa Francesco in Canada, il card. Ouellet è accusato di molestie da una donna. Accuse da dimostrare, ma il comunicato della Santa Sede non placa l’opinione pubblica e si azzerano le possibilità che il porporato canadese torni nella lista dei papabili.
A nemmeno un mese dal viaggio apostolico in Canada, l'ennesimo grattacapo per papa Francesco arriva proprio da lì. Più precisamente dall'ex cattolicissimo Quebec dove un centinaio di presunte vittime di abusi sessuali ha presentato una class action contro l'arcidiocesi locale. I promotori, infatti, hanno denunciato di aver subito violenze da circa 80 membri del clero.
Nell'elenco degli accusati c'è anche uno dei prelati più importanti della Curia romana, il cardinale Marc Ouellet, che dal 2002 al 2010 è stato arcivescovo metropolita di Québec. È proprio in questo periodo che si collocherebbero gli episodi a lui addebitati da un'operatrice pastorale, all'epoca 23enne. La donna ha raccontato che il porporato l'avrebbe inizialmente massaggiata al termine di un pranzo di beneficenza a Beauport nel 2008. Poche settimane più tardi, sempre nell'ambito di un incontro conviviale, F. (l'iniziale con la quale la presunta vittima viene indicata nei documenti) avrebbe provato un profondo disagio nell'accorgersi che Ouellet la stava seguendo. Le segnalazioni, però, non finiscono qui: secondo la donna, infatti, il cardinale avrebbe superato il limite due anni più tardi, tentando un bacio, palpeggiandola e commentando che «non c'è niente di male a coccolarsi un po'».
Una vicenda che F. ha deciso di far conoscere in Vaticano con una lettera inviata a Papa Francesco nel gennaio del 2021. La lettera che ha portato all'apertura di un'indagine preliminare di cui, però, si è venuti a conoscenza solamente due giorni fa dal comunicato della Sala Stampa della Santa Sede successivo alla diffusione della notizia dell'azione collettiva in Canada. Nella nota, il direttore Matteo Bruni ha spiegato che il Pontefice aveva affidato l'inchiesta a padre Jacques Servais il quale avrebbe appurato che «non sussistono elementi sufficienti ad aprire un'indagine canonica per aggressione sessuale». Dunque, la notizia dell'indagine preliminare è stata resa pubblica dal Vaticano solo dopo che si era già conclusa con un nulla di fatto.
Il chiarimento della Sala Stampa della Santa Sede, però, non è bastato all'opinione pubblica canadese che nelle ore successive ha messo in discussione l'attendibilità dell'inchiesta interna. Nella stessa causa civile si trova scritto che «padre Jacques Servais sembra avere poche informazioni e formazione sulle violenze sessuali, oltre ad essere forse un collaboratore del cardinale Marc Ouellet». Il teologo gesuita scelto dal Papa per quest'incarico, in effetti, è il direttore della Casa Balthasar a Roma ed in tale veste ha conosciuto bene l'attuale prefetto del Dicastero per i Vescovi definito «un amico» anche in occasione del trentesimo anniversario della fondazione del centro spirituale.
Le accuse a Ouellet sono tutte da dimostrare ed arrivano a più di un decennio di distanza dai presunti fatti, ma le modalità con cui a Roma sono state esaminate hanno messo sul piede di guerra l'opinione pubblica quebecchese come si evince anche dalle parole del portavoce delle presunte vittime di abusi sessuali, Roger Lessard che si è detto «non sorpreso» dal coinvolgimento del porporato originario di La Motte. Lo scandalo (che non riguarda solo Ouellet) è scoppiato quasi un mese dopo le parole pronunciate da Francesco proprio nella cattedrale di Notre-Dame a Quebec, parlando di un «percorso nuovo» della Chiesa in Canada «dopo essere stata ferita e sconvolta dal male perpetrato da alcuni suoi figli» ed invocando «azioni forti e una lotta irreversibile» in materia di abusi sessuali.
Le accuse da oltreoceano dovrebbero azzerare le ultime possibilità di vedere ancora una volta il porporato canadese nella lista dei papabili al prossimo Conclave, così com'era accaduto in quello del 2013. All'interno dei Sacri Palazzi, già prima che venisse rivelata l'esistenza di un'indagine sul suo conto, si sussurrava di un imminente avvicendamento alla guida del Dicastero per i Vescovi con Ouellet, ormai 78enne, destinato ad essere sostituito dall'attuale "papa rosso", il filippino Luis Antonio Tagle.