Nicaragua, ex capi di Stato chiedono al Papa una posizione
Mentre il dittatore Ortega intensifica le vessazioni contro la Chiesa cattolica in Nicaragua (domenica è stato arrestato un altro sacerdote), 26 ex capi di Stato e di Governo del forum internazionale non governativo IDEA lanciano un appello a papa Francesco chiedendo «una ferma posizione di difesa del popolo nicaraguense e della sua libertà religiosa». Tra i firmatari anche Aznar (Spagna), Macri (Argentina), Piñera e Frei (Cile), Calderon (Messico) e Chinchilla (Costa Rica). «La dittatura Ortega-Murillo vuole distruggere le radici culturali e spirituali del popolo nicaraguense per lasciarlo nell'anonimato e renderlo facile preda del dominio».
Aggiornamento: la Polizia sequestra il vescovo Álvarez
Mentre il dittatore Daniel Ortega intensifica le vessazioni contro la Chiesa cattolica in Nicaragua, 26 ex capi di Stato e di Governo, membri del Forum internazionale non governativo “Iniziativa democratica della Spagna e delle Americhe” (IDEA), hanno fatto appello pubblico a papa Francesco chiedendogli, come «capo della Chiesa cattolica universale», «una ferma posizione di difesa del popolo nicaraguense e della sua libertà religiosa». Esortano «l'opinione pubblica a mantenere una risposta di rifiuto di questo morbo che minaccia la pace», così come incoraggiano «le diverse confessioni religiose a esprimere la loro censura».
Il documento è stato distribuito attraverso i media latinoamericani mercoledì scorso, 17 agosto, e giovedì 18 agosto è stato ufficialmente inviato al cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede. Lo ha riferito in esclusiva alla Bussola il segretario generale del Gruppo IDEA, Dr. Asdrúbal Aguiar, avvocato venezuelano membro della Reale Accademia Ispano-americana delle Scienze, Arti e Lettere della Spagna.
«Ho appena inviato a Sua Eccellenza, Pietro Parolin, Segretario di Stato del Vaticano, una comunicazione in cui allego la dichiarazione firmata da 26 ex capi di Stato, membri del Gruppo Idea, Iniziativa Democratica della Spagna e delle Americhe, facendo un appello al Santo Padre, a papa Francesco, affinché mostri sensibilità per la tragedia che vivono i nicaraguensi e, in particolare, per la grave persecuzione subita dalla libertà di coscienza e di religione, che si è conclusa con l'incarcerazione o l'espulsione di vescovi, sacerdoti, suore, e addirittura la chiusura dell'Accademia della Lingua, come se in definitiva la dittatura Ortega-Murillo cercasse la decostruzione culturale, la rottura delle radici culturali e cristiane all'interno di quella tanto amata nazione centroamericana», ha riferito il Dr. Asdrúbal Aguiar.
La Bussola Quotidiana ha avuto accesso esclusivo al testo della lettera, in cui l'ex magistrato della Corte Interamericana dei Diritti Umani ha spiegato al cardinale Parolin che i 26 ex capi di Stato rivolgono un «appello urgente al Santo Padre», «in modo che possa alzare la sua voce autorevole di fronte alla persecuzione aggravata della libertà religiosa che si verifica sotto la dittatura di Ortega-Murillo in Nicaragua». Allo stesso modo, ha assicurato che questa situazione «non è casuale», poiché ritiene che «emuli l'incendio di libri e biblioteche durante la Germania nazista del 1933» e, quindi, «è una minaccia alla pace».
Il comunicato dal titolo Dichiarazione sul regime di Ortega e Murillo e sulla persecuzione aggravata della libertà di religione in Nicaragua è firmato da importanti leader politici come José María Aznar dalla Spagna, Vicente Fox dal Messico, Sebastián Piñera dal Cile, Álvaro Uribe dalla Colombia e Mauricio Macri dall'Argentina, tra gli altri, e sottolinea che la libertà religiosa è «la pietra angolare per l'affermazione e la conservazione della pace».
Così, gli ex presidenti hanno espresso la loro «preoccupazione aggravata» di fronte a «ciò che sta accadendo in Nicaragua sotto la primitiva dittatura Ortega-Murillo che, dopo aver perseguitato e criminalizzato i leader politici e sociali, oltre a limitare radicalmente ogni libertà di espressione e di stampa , sta ora procedendo con la persecuzione dei capi episcopali cattolici, sacerdoti e religiosi, addirittura espellendoli – come nel caso delle emblematiche Missionarie della Carità – dal territorio nazionale», si legge nel comunicato.
«Ci preoccupa, inoltre, che l'incendio delle chiese e la distruzione selvaggia delle immagini del culto cattolico avanzi in una linea di distruzione delle basi sociali e antropologiche (che ricorda il rogo di libri ebrei), socialiste e pacifiste e di intere biblioteche da sostenitori del regime nazionalsocialista tedesco nel 1933». L’obiettivo? I leader avvertono che la dittatura Ortega-Murillo intende «distruggere le radici culturali e spirituali del popolo nicaraguense per lasciarlo nell'anonimato e renderlo facile preda del dominio, distruggendo la sua dignità e fratturando le sue radici culturali».
Nel frattempo, domenica 14 agosto, è stato arrestato il sacerdote Óscar Benavides, parroco della Chiesa «Espiritu Santo Mulukukú». L'informazione è stata diffusa dalla diocesi di Siuna, attraverso i suoi social network: «non conosciamo né le cause né i motivi del suo arresto», si legge nel comunicato. Lunedì, Benavidez sarebbe stato trasferito nella prigione di Chipote, dove attualmente ci sono 180 prigionieri politici.
Secondo la stampa locale, Óscar Benavides sarebbe il terzo sacerdote detenuto finora quest'anno in Nicaragua e il decimo in custodia presso la polizia, se si considerano monsignor Rolando Álvarez e gli altri sei sacerdoti che si trovano detenuti nella sede della diocesi di Matagalpa dallo scorso giovedì 4 agosto (informazioni qui).
“La nostra forza e potere è la preghiera”, ha detto monsignor Rolando José Alvarez Lago sulla pagina Facebook della diocesi di Matagalpa, dove viene mostrato quotidianamente in preghiera permanente per il popolo del Nicaragua.
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Aggiornamento 19 agosto h. 15.00: La Polizia ha fatto irruzione nel palazzo episcopale della diocesi di Matagalpa e ha sequestrato il vescovo Rolando Álvarez, che era di fatto rinchiuso in episcopio dal 4 agosto scorso con cinque sacerdoti e tre laici con divieto assoluto di uscire. A dare notizia dell'assalto è la stessa diocesi sul proprio profilo Facebook mentre la notizia del sequestro del vescovo è stata data da fonti vicine alla polizia del regime al quotidiano nicaraguense La Prensa. Il vescovo sarebbe stato portato via da solo in una camionetta della polizia, separato dal resto del gruppo degli altri 8 anch'essi sequestrati. L'arcivescovado rimane occupato, al suo interno rimane solo un sacerdote, Óscar Escoto.