Nel Myanmar la guerra civile non risparmia i cristiani
Decine di chiese e strutture religiose sono state attaccate e devastate da quando nel febbraio del 2021 i militari hanno preso il potere ed è nata la resistenza armata
Nel Myanmar da oltre un anno, da quando cioè nel febbraio del 2021 i militari hanno preso il potere con un colpo di stato, si combatte. Gli scontri sono tra le truppe governative e le milizie armate locali: le Forze popolari di difesa e gli altri gruppi armati di resistenza ai militari golpisti. La violenza della guerra civile non risparmia i religiosi cristiani e le loro proprietà in particolare negli stati di Karen, Chin e Sagain. Il 15 giugno nel villaggio di Dawnyaykhu che si trova nel Karen l’esercito birmano in ritirata dopo giorni di combattimenti ha saccheggiato la chiesa cattolica di San Matteo e gli edifici circostanti e poi ha dato alle fiamme la chiesa. Pochi giorni prima, l’8 giugno, i militari avevano dato fuoco al villaggio di Chan-tha-ywa costringendo le religiose che vi operavano a fuggire e a cercare riparo in un campo profughi. Nello stato di Chin il giorno successivo è stata data alle fiamme la più antica chiesa battista della città di Thantlang. Si calcola che nel solo Chin siano almeno 60 gli edifici religiosi colpiti dall’inizio del conflitto. Nel Karen gli edifici religiosi distrutti dall’esercito sono 20. Finora nove parrocchie della diocesi di Loikaw sono state colpite da attacchi e bombardamenti. Ad aprile l’esercito governativo è arrivato a violare persino la cattedrale del Sacro Cuore dell’arcidiocesi di Mandalay, la seconda città del paese. Durante la quaresima una quarantina di soldati vi hanno fatto irruzione chiedendo ai sacerdoti di consegnare oro, denaro e armi. Prima di rilasciarli, i militari hanno trattenuto per alcune ore il vicario generale, monsignor Dominic Jyo Du, e l’arcivescovo Marco Tin Win. Un presidio dei militari è rimasto nella cattedrale fino al giorno successivo.