L'Ue odia Orban perché si oppone al centralismo liberal
L'Ungheria di Viktor Orban è di nuovo la "bestia nera" dell'Ue, additata come esempio negativo. Eppure il governo conservatore ha vinto democraticamente e ha potuto cambiare Costituzione secondo le norme. Però è cristiano, conservatore, molto popolare in patria e mette in discussione il dogmatismo europeista.
- L'ASTENSIONE PREMIA I PARTITI "PANDEMICI", di Alessandro Rimoldi
L’Ungheria di Viktor Orbán dal 2010 ha un governo di centro-destra ed ha raccolto a quelle elezioni una maggioranza di oltre il 52% (ciò che gli ha permesso di ottenere i due terzi del parlamento necessari a modificare la costituzione). Dal 2012, grazie alla maggioranza ottenuta, l’Ungheria ha una nuova Costituzione che esordisce chiedendo la benedizione divina (“Dio protegga gli ungheresi…”), riconosce le radici cristiane del popolo magiaro e con una serie di emendamenti successivi stabiliscono che la famiglia è formata da un uomo ed una donna, gli aiuti dello Stato debbano essere dati solo alle coppie sposate con figli, con esclusione quindi sia di quelle conviventi sia di quelle omosessuali, pone fuori legge il Partito Comunista.
Ho una memoria molto viva di quegli anni, dei colloqui personali con Orban e ministri ungheresi e delle stravaganti accuse che paesi come la Svezia socialista e l’Olanda liberale, muovevano al Consiglio di Europa nei confronti di Budapest. Il cuore delle invettive contro Orban era chiaro: approvare una nuova Costituzione, per di più inserendo un richiamo a Dio, al cristianesimo e alla famiglia naturale, rimaneva intollerabile. Ulteriore ragione di isteria, Orban si era permesso vincere contro i Socialisti, eredi del comunismo. In questi 12 anni, gli inquisitori competono tra loro e senza sosta per dipingere il Primo Ministro ungherese come l’uomo nero, l’amico di Putin, il guastafeste che pone veti contro Commissione e Consiglio Europeo, insomma un ‘corpo estraneo’ alla combriccola di Bruxelles. In effetti, con una serie di leggi degli ultimi anni, l’Ungheria promuove le più efficaci politiche famigliari al mondo, bandisce l’indottrinamento Lgbtqi verso i minori di 18 anni, riafferma l'importanza della libertà educativa dei genitori, smaschera ogni possibile condizionamento che lobbies e filantropi sinistri promuovono per raggiungere l’omologazione illiberale e anticristiana d’Europa.
L’elenco delle molteplici ‘querelle’ e degli sconsiderati attacchi mossi da Bruxelles nei confronti di Orban è lungo. Non ultimi i tentativi di condizionamento della campagna elettorale a favore della coalizione di tutte le opposizioni e delle stesse elezioni, stravinte ancora una volta da Orban lo scorso 3 aprile e la decisione della Commissione dei giorni scorsi, di proporre al Consiglio europeo il congelamento del 65% dei fondi dovuti a Budapest. Una decisione, figlia del Parlamento europeo, di cui abbiamo tratteggiato i contorni su La Bussola, che elencava dicerie e leggende create da quelle lobbies e filantropi che Orban osteggia apertamente da anni. Viktor Orban viene scarabocchiato come un autoritario, un autocrata, un distruttore della democrazia, manipolatore del consenso elettorale, bigotto, ‘trumpiano’, leader di estrema destra... Un florilegio di appellativi che definiscono la mediocre cifra culturale, politica e professionale di coloro che ne fanno uso.
Le ragioni di tanto dileggio sono chiare. La prima Orban è un vincente e popolare leader nazionale, lo è stato da giovane protagonista contro il regime comunista sovietico, lo è in questo decennio in cui ha inanellato successi elettorali democratici, contro ogni formazione e coalizione di opposizione con i 2/3 di maggioranza. Ancora oggi, viste le divisioni e i feroci scandali sui finanziamenti internazionali a favore delle opposizioni, Orban e la sua coalizione vincerebbero le elezioni senza alcuna difficoltà.
Secondo. Orban è popolare, per le sue posizioni e serie politiche, anche in Europa. Ha cementato, grazie alle sue politiche nazionali esemplari e la sua strenua difesa dei valori originari europei, inclusa la fedeltà ai trattati ed il rispetto delle competenze nazionali, una larga simpatia che va ben oltre il Gruppo di Visegrad. Ad esempio, dopo la irrazionale decisione di Bruxelles di domenica, non è stato solo il Primo Ministro polacco Morawiecki ha dichiarare, insieme ai politici di Slovacchia e Repubblica Ceca, sua la ferma opposizione, lo ha fatto anche il Presidente della repubblica della Croazia, il socialista Zoran Milanovics. Le simpatie verso le posizioni e le riforme ungheresi in via di approvazione, sinora irrise irresponsabilmente da Bruxelles, si vanno aggiungendo giorno dopo giorno, grazie all’opera paziente del Ministro della Giustizia Judit Varga e quello agli affari regionali ed europei Tibor Navracsics (già Commissario europeo e Ministro della Giustizia che guidò la riforma costituzionale del 2010-2012).
Terzo. Grazie a questo decennio di governo, l’autorevolezza di Orban e dell’attuale Presidente della Repubblica Katalin Novak (artefice delle politiche famigliari), le molteplici e variegate misure a favore delle giovani coppie, della natalità, delle famiglie numerose, della stabilità matrimoniale, per mamme e nonni, sono ammirate in tutto il mondo, persino oggetto di attenzione di Papa Francesco.
Quarto. Orban è conservatore e cristiano. Ha portato la convention americana dei conservatori (CPAC) a Budapest, è amico di Trump e riunisce politici, intellettuali, centri studi ed esperti per riflettere sul futuro dei conservatori in Europa. Orban (e la Novak) hanno promosso dal 2015 il ‘Budapest Family Summit’ ed il ‘Budapest Demographic Summit’ per confrontarsi sulle migliori politiche internazionali pro-famiglia e natalità.
Quinto. Victor Orban ci ricorda che l’Europa ha due polmoni, come diceva San Giovanni Paolo II, ed i paesi dell’Est sono essenziali per il futuro europeo e sono ponte verso gli Urali. Essere laici, cioè cristiani radicati nella tradizione del proprio popolo, è la cifra di Victor Orban. Victor Orban è l’uomo nero? Si lo è, perchè si oppone all’ immigrazione selvaggia; respinge omologazione illiberale, leggi pro abortiste e l’indottrinamento coatto Lgbtqi. Orban è la ‘bestia nera’ del ‘centralismo democratico’ tanto desiderato dai paladini del nuovo soviet europeo. L’Italia ne prenda esempio.