L’omoeresia della rivista che offende santa Rita
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Il bimestrale Dalle api alle rose, curato dal Monastero Santa Rita da Cascia, dedica un intero numero alla legittimazione dell’omosessualità nella Chiesa, travisando la Bibbia e perfino la Santa degli impossibili. Il tutto all'insegna della confusione tra peccato e peccatore.
Anche in quel di Cascia ha fatto breccia l’omoeresia, secondo la definizione che don Dariusz Oko ha dato dell’omosessualismo in chiave ecclesiale. L’ultimo numero (novembre-dicembre 2023) del periodico Dalle api alle rose. La rivista di Santa Rita da Cascia, bimestrale curato da suore, sacerdoti e laici, ha un titolo che è già un programma: Tutti figli di Dio. Un Natale inclusivo con Santa Rita. Un numero monotematico, dove in sostanza si sostiene che la Chiesa sbagli, come fa da duemila anni, a condannare gli atti omosessuali e debba fare mea culpa.
La rivista – pubblicata dal Monastero agostiniano Santa Rita da Cascia, lo stesso dove “la Rosa di Roccaporena” visse i suoi ultimi quarant’anni terreni – arriva addirittura a coinvolgere nella propria causa mondana la stessa santa Rita, offendendone di fatto la memoria.
Si parte con un editoriale di suor Giacomina Stuani (titolo: Ci perdoneremo?), in cui la religiosa accenna alla storia della coppia con un figlio omosessuale che è il pezzo “forte” del bimestrale e quindi richiama il «todos, todos, todos» (tutti, tutti, tutti) scandito da papa Francesco alla Gmg di Lisbona. Il che sarebbe «la promessa che una nuova Chiesa è possibile», capace di scrollarsi di dosso «i pregiudizi che ci portano a pensare che l’amore del Signore sia per alcuni e non per altri, che sia limitato», scrive suor Giacomina.
In realtà, è l’agostiniana ad avere pregiudizi verso la Chiesa, la quale ha sempre insegnato che l’amore di Dio è infinito: un Dio che ama ed è venuto a salvare i peccatori, ma non ama il loro peccato. Anzi, Gesù lo ha odiato a tal punto, il peccato, che per esso si è fatto crocifiggere, pur di offrire a tutti noi peccatori la salvezza, che ognuno deve comunque meritarsi, ricambiando il Suo amore. E per riuscirci c’è una sola via, che Gesù stesso ha indicato: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21). Pensare invece di salvarsi in spregio dei comandamenti, da impenitenti, è un’illusione diabolica.
Il bimestrale prosegue con un’intervista alla teologa Rosanna Virgili, che si profonde in una serie di interpretazioni della Bibbia degne delle migliori arrampicate sugli specchi. Secondo la biblista, dalle Sacre Scritture non si può desumere nessuna condanna dei rapporti omosessuali perché i vari passi biblici che ne parlano, dalla distruzione di Sodoma e Gomorra (il cui peccato principale sarebbe «l’inospitalità», dice la Virgili) alla Lettera ai Romani («una critica alla cultura individualista dei greci»), andrebbero reinterpretati in chiave moderna. Per i lettori della Bussola, queste riletture gay-friendly della Bibbia non sono una novità. E non erano una novità neanche nel 1986, quando l’allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, denunciò «una nuova esegesi della Sacra Scrittura, secondo cui la Bibbia o non avrebbe niente da dire sul problema dell’omosessualità, o addirittura ne darebbe in qualche modo una tacita approvazione, oppure infine offrirebbe prescrizioni morali così culturalmente e storicamente condizionate che non potrebbero più essere applicate alla vita contemporanea. Tali opinioni, gravemente erronee e fuorvianti, richiedono dunque speciale vigilanza» (Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, n. 4).
Tra i gruppi più attivi a promuovere l’agenda Lgbt nella Chiesa c’è La Tenda di Gionata, associazione che ritroviamo nella storia personale di una coppia di S. Ilario d’Enza (Reggio Emilia), Mara e Agostino, e di loro figlio Giovanni, con tendenze omosessuali. Dopo la scoperta dell’omosessualità di Giovanni, i genitori avrebbero tentato più volte di aiutare il figlio a vivere secondo l’insegnamento della Chiesa e quindi la legge morale naturale, ma negli anni, complici anche l’incontro con un parroco filo-arcobaleno e appunto La Tenda di Gionata (di cui oggi sono vicepresidenti), sono passati ad abbracciare la causa opposta, quella omosessualista. Un cammino lungo vent’anni che oggi definiscono «una benedizione, perché abbiamo cambiato sguardo e cuore». Ci dispiace per questi genitori, che hanno trovato sulla loro strada anche dei cattivi maestri, ma oggi si ingannano.
È giusto, come dicono alla rivista, stare vicino ai figli che vivono questa prova, ma cercando di guidarli ad abbracciare la verità (che è Gesù stesso), secondo quei princìpi-guida indicati dal Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 2357-2359) e che, in base al pur diverso stato di vita di ciascuno, sono in fondo applicabili a ogni uomo: la castità, la preghiera, la grazia sacramentale, la chiamata «a realizzare la volontà di Dio nella loro vita» (CCC, 2358) e «a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione» (ibidem).
Altro articolo che confonde tra accoglienza del peccatore e accoglienza del peccato, quello a firma di padre Luciano De Michieli, rettore della Basilica di Santa Rita. Titolo: Se non diventa Casa, la Chiesa tradisce se stessa. Per il sacerdote la Chiesa deve essere un luogo dove «hai la libertà di essere come sei» (senza conversione?) e dove «scoprire le risorse spirituali delle relazioni, anche omosessuali e confessare le ferite inferte dalla Chiesa». Bisognerebbe superare «alcuni divieti inesorabili», riconoscere «i segni dei tempi» per non fare allontanare altri fedeli: e tutto ciò, conclude padre De Michieli, sarebbe una sfida «profondamente ritiana». Peccato che il sacerdote agostiniano scambi il riconoscimento dei segni dei tempi con la conformazione «alla mentalità di questo secolo» (Romani 12,2), da cui ci mette in guardia san Paolo e che è proprio l’errore in cui è caduta la rivista con sede a Cascia. Andrebbe poi notato che la Chiesa perde tanti più fedeli quanto più si adatta al mondo, quando cioè smette di annunciare la verità di Gesù crocifisso e risorto, con tutto ciò che ne discende per la vita eterna.
Del resto, è indice della crisi di fede della nostra Chiesa il fatto che un’intera rivista cattolica (spedita all’estero in oltre 300 mila copie) venga votata alla causa Lgbt. E che si abusi del nome di santa Rita – modello di sposa e madre, prima ancora che di religiosa – per avanzare istanze che sono dirette, vuoi o non vuoi, a distruggere il matrimonio e la famiglia secondo il progetto di Dio.