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VIOLATA LA LEGGE DIVINA

Lo scisma tedesco si allarga: comunione ai protestanti

In Germania ormai è guerra aperta per abbattere i bastioni della fede e della dottrina. Dopo le benedizioni agli omosessuali e le donne "prete" che predicano tocca alla cosiddetta intercomunione. I vertici dei comitati eucaristici partecipano alla cena protestante e quelli luterani alla Messa cattolica. Entrambi si accostano alle rispettive comunioni sotto gli occhi del vescovo di Limburg. In sottofondo le accuse a San Giovanni Paolo II e all'atteggiamento della Santa Sede che ha condannato le benedizioni ai gay. Intanto, con questo abuso liturgico enorme, la legge divina è stata violata. 
- E ORA CI TOCCHERA' UN CALVARIO SINODALE di Stefano Fontana

Ecclesia 23_05_2021 English Español

Non c’è due senza tre. In Germania ormai è guerra aperta per abbattere quei bastioni che ancora nella Chiesa hanno retto, nonostante i violenti assalti di questi ultimi anni. Il 10 maggio scorso la scaletta della disobbedienza ecclesiale aveva previsto la benedizione delle coppie di ogni genere e specie (vedi qui), incluse le coppie virtuali (ovvero i single), quale segnale di contestazione e sfida verso il responsum negativo della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Abbiamo poi dato notizia (vedi qui) di come, dal 15 al 18 maggio, dodici aspiranti sacerdotesse abbiano predicato all’interno di celebrazioni eucaristiche, violando espressamente il can. 767 § 1 del Codice di Diritto canonico, il quale prevede che l’omelia «essendo parte della stessa liturgia» debba essere «riservata al sacerdote o al diacono».

Questa volta è il turno della communicatio in sacris. L’avevano già promesso (o minacciato) nel mese di marzo (vedi qui): arrivato il momento hanno mantenuto la parola. Nel calendario degli incontri ecumenici Ökumenischer Kirchentag, infatti, il giorno 15 maggio sono state previste quattro celebrazioni in contemporanea, alle quali si è potuto partecipare liberamente, indipendentemente dalla confessione di appartenenza. Una partecipazione “integrale”, visto che chiunque lo desiderasse, ha potuto anche accedere alla Comunione. Le celebrazioni prevedevano la Messa cattolica, la cena protestante, una celebrazione delle chiese libere evangeliche e i vespri ortodossi.

Mica stupidi gli ortodossi: per loro la communicatio in sacris rimane una cosa seria e non si mettono di certo ad utilizzare i sacramenti per promuovere l’ecumenismo. In teoria, anche se con importanti differenze a partire dall’approvazione del nuovo Diritto canonico, anche per i cattolici dovrebbe essere così, dal momento che il canone 844 §1 non è stato ancora abolito: «I ministri cattolici amministrano lecitamente i sacramenti ai soli fedeli  cattolici, i quali parimenti li ricevono lecitamente dai soli ministri cattolici». Paleolitico.

Il medesimo Codice prevede anche che, qualora sussista una reale necessità e sia impossibile accedere ad un ministro cattolico, i cattolici possono ricevere i sacramenti della penitenza, dell’Eucaristia e dell’unzione degli infermi anche da ministri non cattolici, «nella cui Chiesa sono validi i predetti sacramenti» (§ 2). A loro volta, i ministri cattolici possono amministrare questi sacramenti ai fedeli delle chiese orientali non in comunione con la Chiesa cattolica, se costoro lo richiedano e siano debitamente disposti. Per gli altri, come i protestanti, questo è possibile solo qualora vi sia una grave necessità e, soprattutto, «purché manifestino, circa questi sacramenti, la fede cattolica e siano ben disposti» (§ 4). L’enciclica Ecclesia de Eucharistia, al n. 45, precisava il fine di questa eccezione è quello «di provvedere a un grave bisogno spirituale per l'eterna salvezza di singoli fedeli, non di realizzare una intercomunione, impossibile fintanto che non siano appieno annodati i legami visibili della comunione ecclesiale». Dunque, o erano tutti in fin di vita, o si è forzata la mano. Anzi, si è violata la legge divina.

Facendo spallucce di queste quisquiglie liturgico-dottrinali, il gotha della Chiesa scismatica tedesca ha esibito la propria noncuranza. Primo della lista, il sig. Thomas Sternberg, co-presidente cattolico di Ökumenischer Kirchentag, presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) e uno dei quattro membri della Presidenza del cammino sinodale. Lui, Sternberg, doveva dare il buon esempio. E così ha deciso di partecipare alla cena protestante e di accostarsi alla “comunione” (foto a fianco).
La sig.ra Bettina Limperg, co-presidente luterana dell’ÖK, ha invece partecipato alla Messa cattolica, ricevendo la Santa Eucaristia dalle mani del decano della cattedrale di Francoforte, don Johannes zu Eltz (foto in alto a sinistra). Subito dopo la sig.ra Limperg, ad accostarsi alla Comunione è stato Mons. Georg Bätzing, vescovo di Limburg (diocesi cui appartiene Francoforte) e presidente della Conferenza Episcopale Tedesca (foto di copertina). Il quale evidentemente non sanzionerà con alcuna pena canonica il proprio decano né il presidente del ZdK, come invece sarebbe previsto dal can. 1365. Complice. O forse mandante?

Le giornate ecumeniche sono state anche un’occasione per lanciare le prossime sfide a Roma. Come se non bastasse la grave provocazione dell’intercomunione, Bätzing ha pensato bene di gettare benzina sul fuoco. In un’intervista video (riassunta qui), ha dichiarato di essere stato sorpreso dal no vaticano per le benedizione di coppie gay, sottolineando che la posizione presa dalla Congregazione non sarebbe stata di aiuto. Chissà per che cosa. Il presidente della DBK ha poi ipocritamente “preso le distanze” dalle benedizioni del 10 maggio, non però per il contenuto, quanto per la loro forma polemica. Ha infatti auspicato che «queste coppie, che vivono nella fedeltà e fiducia reciproca e che basano questa loro vita sul fondamento della loro fede cristiana, dando una testimonianza di fede, ricevano la benedizione di Dio». La fede cristiana è ormai diventata una scatola vuota, da riempire a piacimento.

La posizione della Santa Sede risulta del tutto anacronistica, secondo Bätzing, perché non avrebbe fatto altro che ribadire una dottrina da tempo oltrepassata dalla prassi pastorale. Una prassi che sarà ulteriormente spinta in avanti dal Synodale Weg: «Se arriviamo a delle decisioni, e ci arriveremo, allora questo svilupperà una dinamica che porterà anche a dei risultati». I famosi processi da avviare.

Ancor più provocatorie sono state le risposte di Sternberg. Interrogato sul sacerdozio femminile, il “pluripresidente” della chiesa tedesca, ha gettato fango su Giovanni Paolo II, reo di aver «soffocato la discussione» sul sacerdozio delle donne con la lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, del 22 maggio 1994. «Questa richiesta nella Chiesa non è stata portata avanti e adesso sta esplodendo con tutta la sua potenza».