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TEMPI DI COVID

"Lo scientismo è la vera minaccia", parola di Sermonti e Popper

Il grande genetista Giuseppe Sermonti e il filosofo Karl Popper erano d'accordo nel criticare una certa tendenza della scienza a diventare una sorta di religione, tentativo di porsi come utopistica soluzione di tutti i problemi. È il rischio evidente che vediamo oggi nell'affronto della pandemia e del tema vaccini.

Creato 07_04_2021

Vedendo affrontare una pandemia come il Covid ed il tema vaccini, si ha talvolta un’impressione negativa dell’atteggiamento di taluni uomini di scienza che sembrano voler affermare una forma di pragmatismo scientifico. Tale pragmatismo è orientato a spiegare la scienza solo nei suoi effetti pratici, affermati o imposti, discriminando, con una certa arroganza, tra chi li accetta e chi no. Questo atteggiamento è una sorta di nuovo moralismo scientifico.

Il grande genetista Giuseppe Sermonti avrebbe probabilmente spiegato che tutto ciò non è scienza, ma scientismo; e che questo scientismo vorrebbe moraleggiare la scienza stessa, arrivando persino a stabilire che una realtà scientifica debba imporsi alla fede religiosa, addirittura chiedendole di adattarsi a divenire una religione più moderna secondo la scienza e le sue scoperte.  Oscar Wilde scrisse qualcosa di molto provocatorio in proposito, affermando che “le religioni muoiono quando si prova che sono vere“, poiché così si certificano con criteri scientifici... i quali poi ne dettano le regole perché non contrastino con altre religioni, quelle positiviste e scientiste, quelle che pretendono di essere loro stesse conoscenza, sapienza e fonte della Verità .

Giuseppe Sermonti (1925-2018) è stato un grande scienziato cattolico che oggi merita di esser riscoperto. È stato un sommo biologo e genetista, piuttosto critico verso lo scientismo e l’evoluzionismo e pertanto talvolta in disaccordo con molti ambienti accademici. Affrontò a suo tempo alcuni temi riferiti alla scienza medica verso le malattie infettive, che in questo momento sono attuali e vale la pena riprendere (tratti liberamente da “Una scienza senza anima”, Lindau 2008)

Riferendosi a taluni atteggiamenti della scienza medica in generale, essendo lui scienziato e biologo, espresse alcune perplessità. Spiegò provocatoriamente che la scienza è un risultato esaltante della geniale mente umana, ma è talvolta tentata di trattare chi non è scienziato come un “minore”, non riconoscendogli competenza in nulla. Spiega che questa scienza può diventare persino una religione che pretende di fare proseliti solo spiegando i suoi benefici, ma ignorando la Verità da cui questi benefici sono generati. Fece anche una interessante considerazione sullo stato naturale, permanente o no, delle malattie infettive.

Riferendosi agli studi del grande epidemiologo britannico Thomas McKeown (1912-1988), illustrò che l’andamento della mortalità per malattie infettive era stato indipendente dalle misure e cure mediche. Riferendosi soprattutto al vaiolo , dimostrò che quando la vaccinazione fu resa obbligatoria, la malattia era quasi scomparsa, tanto che la vaccinazione fu quasi considerata un rituale semi religioso da compiersi in devozione della scienza medica, più che per utilità reale. Certo il vaiolo non era il Covid e McKeown non poteva riferirsi alle condizioni in cui si cerca oggi con grande impegno, coraggio e determinazione, di curare il Covid.

Sermonti non condivise sempre alcuni atteggiamenti di talune organizzazioni medico sanitarie, riferiti alla cura delle malattie infettive, evidenziando una tendenza a profittare del declino della malattia infettiva, dovuto ad un processo naturale, attribuendosene il merito ed esigendo la riconoscenza, con la implicita “minaccia ” di volere riportare il mondo ai secoli bui delle pestilenze, se le sue prestazioni fossero stata respinte. Déjà vu .

Riferendosi alla industria farmaceutica ne riconobbe l’essenzialità, giusta e civile, per curare l’ammalato e lenire le sue sofferenze, ma talvolta trasformando la prestazione quasi in mezzo di consumo e taluni pazienti in insaziabili consumatori di farmaci. Sia chiaro che Sermonti non appare affatto essere uno scettico “negazionista”, bensì un vero scienziato cattolico, preoccupato soprattutto per l’uomo.

Sermonti era anche un “filosofo” della scienza medica, che amava e voleva tutelare nella sua missione originale, senza lasciarle prendere autonomia morale. Era convinto che la scienza avesse realizzato conquiste straordinarie e prodotto inestimabili beni per l’uomo, ma talvolta espropriandolo del senso della realtà e creando un nuovo senso del reale che l’uomo non sa percepire e partecipare. Persino, dice, “togliendogli l’anima“. Ed ecco finalmente che Sermonti chiarisce questo misterioso conflitto, spiegando che quando si pretende di far credere che la scienza “coincida con il mondo e regoli il mondo“, invece di scienza si sta facendo scientismo, che è l’utopistica soluzione a tutti i problemi e desideri della creatura umana.
Ma poichè lo scientismo si impone senza spiegare da che deriva e cosa lo ha originato, di fatto lo si sostituisce alla realtà e si pretende che l’accesso a questa realtà sia riservato a chi è autorizzato ed invitato dai “media”,giornali e TV , a spiegarla. Diventando così ideologia che mortifica la capacità umana di percepire il reale, creando confusione e rischiando di far perdere quella essenziale fiducia che deve avere la scienza medica, che merita di avere e che noi tutti pretendiamo che abbia.

Vorrei citare in proposito anche il grande filosofo epistemologo austriaco Karl Popper (1902-1994) che vedeva nel dogmatismo dello scientismo i presupposti di totalitarismo .Secondo Popper lo scientismo finge di non sapere che la scienza è frutto anche dell’inventiva umana, così Popper riteneva inconsistente il cosiddetto metodo scientifico grazie al quale si può arrivare ad imporre un criterio oggettivo per risolvere un problema anche in medicina. Diceva Popper che se si impone una teoria quale unica soluzione possibile, significa che non si è intesa la teoria né il problema da risolvere. Scriveva ne: "La non esistenza del metodo scientifico" (1965) che non c’è un metodo per accertare la verità di una ipotesi scientifica e non c’è alcun metodo per accertare se una ipotesi è probabilmente vera o no.

Il nostro problema attuale è lo scientismo, non la scienza, verso la quale abbiamo e dichiariamo una riconoscenza ed una fiducia assoluta e meritata. È lo scientismo che ci dovrebbe spaventare oggi in tempo di Covid. Speriamo che lo riconosca la vera grande scienza medica, ma anche l’autorità morale.