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IL CASO DELLA OPEN ARMS

L'Italia vuole a tutti i costi gli sbarchi degli immigrati

Open Arms, una Ong spagnola che opera nel Mediterraneo, arriva prima della Guardia Costiera libica a soccorrere due gommoni alla deriva carichi di emigranti. Dopo esser stati respinti da Malta (che ha soccorso solo i casi più gravi) e dalla Spagna, i volontari spagnoli sono approdati in Italia. Continuiamo ad esser complici del traffico.

Politica 18_03_2018
L'equipaggio della nave della Ong spagnola Open Arms

Il caso dei migranti illegali accolti in Sicilia dopo che la nave dell’Ong Open Arms era sfuggita a una motovedetta libica che voleva riportare indietro i clandestini, mette in luce alcuni aspetti che “condannano” l’Italia a restare il paradiso dell’immigrazione illegale.

Venerdì la nave Proactuva Open Arms ha soccorso due gommoni con a bordo oltre 200 immigrati illegali salpati dalla Libia in difficoltà, in acque internazionali (73 miglia dalle coste libiche) ma all’interno della zona operativa per la ricerca e soccorso della Guardia Costiera di Tripoli. Secondo la versione della Ong iberica un pattugliatore libico ha intimato all'equipaggio di consegnare le persone soccorse. Al rifiuto di Proactiva, i militari hanno sfoderato le armi minacciando di aprire il fuoco. La Ong spagnola ha però mantenuto a bordo i 218 salvati allontanandosi. La Guardia Costiera libica fornisce però un'altra versione. "Smentiamo qualsiasi minaccia nei confronti dell'equipaggio dell'organizzazione straniera, malgrado il loro comportamento provocatorio" – ha detto un portavoce - “e il mancato rispetto della bandiera dello Stato libico nelle acque libiche". La motovedetta era "pronta all'operazione di salvataggio più di un'ora e mezza prima di questa nave" della Ong, ma "la presenza di due canotti dell'organizzazione nella zona dell'obiettivo ha rovinato l'inizio dell'operazione di recupero”. Da parte sua, la Guardia Costiera italiana ha sottolineato che il coordinamento dell’operazione era stato "assunto dalla Guardia Costiera libica" e che la Ong ne era a conoscenza.

L’intervento della nave di Open Arms mette quindi ancora una volta in luce il ruolo delle Ong, al di sopra delle leggi e degli accordi tra gli Stati, teso a portare in Italia più migranti illegali possibile contrastando la Guardia Costiera libica che con l’aiuto di Italia e Ue ferma i clandestini e li riporta in Libia consegnandoli alle agenzie dell’Onu per il rimpatrio. L’aspetto umanitario della vicenda è irrilevante poiché i migranti sarebbero stati in ogni caso soccorsi dai libici ma in tal caso non sarebbero sbarcati in Italia. Questa seconda parte della vicenda mette infatti in ridicolo Roma e il suo governo, già segnalatosi nelle ultime settimane (dalla crisi di Cipro con la Turchia per la nave dell’Eni bloccata dalla flotta turca alle tensioni tra Occidente e Russia) per la sua irrilevanza.

Tra rimbalzi di responsabilità e la supposta volontà italiana di punire l’Ong spagnola per il suo arbitrario intervento, sembrava che nessuno autorizzasse la nave a raggiungere un porto dove sbarcare i clandestini. Malta ha inviato una motovedetta per raccogliere una bimba di tre mesi disidratata e con la scabbia e sua madre, ma non ha accettato gli altri. Neppure la Spagna, che pure avrebbe potuto farsi carico dei clandestini imbarcati da una organizzazione iberica, ha voluto saperne. La Libia, con una serietà che ridicolizza ancora di più le ambiguità di italiani ed europei, premeva perché le venissero riconsegnati i clandestini, ma la nave di Open Arms si è rifiutata di tornare indietro e non ha chiesto al suo paese di bandiera (la Spagna) di poter sbarcare in un suo porto.

L’Ong, come tutte le altre attive nel Mediterraneo, voleva ad ogni costo portare i clandestini in Italia e c’è riuscita. Quasi superfluo aggiungere che alla fine Roma ha dato il via libera allo sbarco a Pozzallo aggiungendo altri 218 di altri clandestini agli oltre 650 mila fatti sbarcare dal 2013 a oggi da ben tre governi italiani. Il via libera è stato concesso "attese le precarie condizioni dei migranti a bordo e le previste condizioni meteomarine in peggioramento". Una decisione che conferma come la politica italiana sui migranti illegali resti ondivaga e contraddittoria: sosteniamo ed equipaggiamo la Guardia costiera libica ma accogliamo chi sfugge ai libici e viene soccorso da Ong o navi militari Italiane e dell'Ue. Tale politica mantiene in vita tra i migranti la speranza di poter raggiungere illegalmente l’Europa, incoraggiando i trafficanti e impedendo di far cessare i flussi da Libia, paese che molto più seriamente dell’Italia sta affrontando, tra mille difficoltà, traffici e trafficanti.

Nei giorni scorsi la Giustizia libica ha emesso 205 mandati di arresto nei confronti di libici e stranieri accusati di essere coinvolti nel traffico di essere umani verso l'Europa. "Ci sono 205 mandati contro persone che hanno organizzato l'immigrazione illegale e il traffico di essere umani, le torture, le uccisioni e gli stupri" ha detto Il direttore dell'Ufficio indagini della Procura generale libica, Seddik Al Sour. La rete include membri dei servizi di sicurezza, capi di campi di detenzione per migranti e responsabili di ambasciate africane, così come molti responsabili del dipartimento immigrazione libico, ha sostenuto Al Sour che ha rilevato legami diretti fra trafficanti e lo Stato Islamico. Viene quindi ribadito il già ben noto legame tra terrorismo islamico e immigrazione, un business che, come anche il caso di Open Arms dimostra, vede le Ong condividere con i trafficanti l’interesse a portare i clandestini in Italia mantenendo aperta la rotta illegale.

La vicenda conclusasi a Pozzallo dimostra, una volta per tutte, la necessità di chiudere l’accesso ai porti italiani delle navi delle Ong lasciando agli Stati e ai loro strumenti militari e di polizia la gestione di un fenomeno che riguarda direttamente gli interessi nazionali.