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diritto o delitto?

L'Italia cassa l'aborto dal G7? Falso allarme (purtroppo)

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Le voci su ipotetiche manovre del governo italiano in senso antiabortista sono infondate. Tante polemiche per nulla? Piuttosto, il clamore suscitato ogni volta che vi si accenna è prova indiretta della posta in gioco: vite umane innocenti.

Vita e bioetica 14_06_2024
(AP Photo/Alex Brandon) Associated Press / LaPresse Only italy and Spain

Ogni volta che si parla di aborto è polemica. Ed è un bene, perché è prova indiretta del fatto che l’aborto è un omicidio. Se non fosse tale, perché tanto clamore ogni volta che solo se ne accenna? L’ultima polemica riguarda il G7 che si sta svolgendo dal 13 al 15 giugno a Fasano, in provincia di Brindisi. Secondo una ricostruzione proposta da Il Foglio e pubblicata ieri a firma di Giulia Pompili, dal 12 giugno a Bruxelles sono iniziate a circolare alcune voci secondo le quali l’Italia avrebbe avuto intenzione di modificare la dichiarazione finale del G7 dello scorso anno, svoltosi a Hiroshima, relativamente alla parte concernente l’aborto, la quale così recita: «Affermiamo l’importanza di preservare e assicurare l’accesso effettivo all’aborto legale sicuro e alle cure post aborto». La modifica di matrice italiana andrebbe a cancellare tutta questa sezione. In realtà nessuno vorrebbe toccare quella frase, come hanno tenuto a precisare fonti governative: «Nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento, così come riportato da alcuni organi di stampa in una fase in cui le dinamiche negoziali sono ancora in corso».

È successo invece che le delegazioni della Francia e del Canada vogliano spingersi più in là e modificare questa sezione elevando l’aborto a diritto fondamentale. Insomma i francesi, insieme ai canadesi, vorrebbero replicare a Brindisi ciò che hanno fatto di recente all’ombra della Torre Eiffel, inserendo l’aborto nella propria Carta costituzionale e qualificandolo in tal modo come diritto fondamentale. Tale modifica, allo stato attuale, non è stata approvata, né è stata cassata. Da ciò che si apprende, è solo in discussione. Può essere che passi, può essere che venga riproposta nella sostanza la dichiarazione finale dello scorso anno oppure che si scelga una formulazione diversa. Difficile invece pensare che non ci sarà alcun riferimento, esplicito o implicito, all’aborto.

Quale che sia la decisione finale, tale decisione sarà frutto degli accordi dei Paesi partecipanti, come precisano fonti della Presidenza italiana: «tutto quello che entrerà nel documento conclusivo sarà un punto di caduta finale frutto dei negoziati». Dunque, è errato mettere in croce solo l’Italia. E poi, di che croce stiamo parlando? L’Italia purtroppo già l’anno scorso ha firmato quel passaggio della dichiarazione finale che apre all’aborto. La denuncia proveniente da sinistra sta allora nel fatto che la Meloni non è così abortista come vorrebbero i liberali alla Macron. Il pomo della discordia è dunque una differenza di grado nel favore verso l’aborto, non il fatto di essere contro tale pratica.

Infatti l’Ansa si strappava i capelli perché in una possibile bozza della dichiarazione finale il passaggio sull’aborto non sarebbe troppo esplicito: «Reiteriamo i nostri impegni espressi nel comunicato finale del G7 di Hiroshima per un accesso universale, adeguato e sostenibile ai servizi sanitari per le donne, compresi i diritti alla riproduzione». E così titolava: «Nella bozza finale del G7 non c'è la parola aborto». A parte il fatto che non si è certi che sia la bozza finale, c’è da appuntare che lo sconcerto che l’Ansa dimostra per questa bozza dovrebbe ugualmente mostrarlo per le decine e decine di documenti dei vari organismi ONU che da decenni usano l’espressione “diritti alla riproduzione” per intendere “aborto”.

Il cortocircuito mediatico su questa vicenda mette ben in luce quali siano le dinamiche dell’informazione o della disinformazione che dominano media  e social. In questo caso siamo ben oltre l’interpretazione distorta o perlomeno disinvolta di un fatto, perché ci troviamo di fronte alla creazione di un fatto inesistente: l’Italia avrebbe eliminato il riferimento all’aborto dalla dichiarazione finale. Invece, come chiarito, il riferimento purtroppo ci sarà. Ciò che è incerto è il grado di importanza che verrà assegnato a questa pratica: dall’implicito riferimento contenuto nell’espressione “diritti alla riproduzione” all’indicazione dell’aborto come diritto fondamentale.

Sia come sia i veri sconfitti non saranno il governo Meloni o gli iperabortisti francesi, bensì sempre loro: i bambini nel grembo delle loro madri.



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