Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
GUERRA INFINITA

Libia, Sarraj cede il potere. Haftar uccide un leader Isis

Il capo del governo di Accordo nazionale libico (GNA), Fayez al-Sarraj, ha ceduto ufficialmente ieri a Tripoli le redini della Libia al nuovo primo ministro, Abdul Hamid Dbeibah. Nel frattempo, nella Libia controllata da Haftar, l'Esercito Nazionale ha ucciso uno dei capi dell'Isis, "Abu Omar", responsabile del rapimento di italiani

Politica 17_03_2021
Libia, in verde il territorio del GNA, in rosso quello del LNA

Il capo del governo di Accordo nazionale libico (GNA), Fayez al-Sarraj, ha ceduto ufficialmente ieri a Tripoli le redini della Libia al nuovo primo ministro, Abdul Hamid Dbeibah, alla testa del nuovo esecutivo ad interim che dovrà portare l’ex colonia italiana alle elezioni del 24 dicembre prossimo.

Dbeibah e il consiglio di presidenza guidano il nuovo Governo di unità nazionale (GNA), voluto dalle Nazioni Unite, costituitosi nell’ambito del “Forum per il dialogo libico” e legittimato dal voto di fiducia del parlamento di Tobruk del 10 marzo. Al-Sarraj conclude così i suoi cinque anni di governo a Tripoli (era arrivato da Tunisi il 30 marzo 2016 con il mandato dell’ONU per assumere le redini del paese) caratterizzati da duri contrasti interni alle fazioni della Tripolitania che lo sostenevano, dalla guerra allo Stato Islamico che aveva fatto di Sirte la sua roccaforte e da sanguinoso conflitto contro l'esercito Nazionale Libico che per un anno ha tentato invano di prendere la capitale.    

Il passaggio dei poteri garantisce alla Libia, almeno sulla carta, un governo unitario che potrà gestire gli aspetti economici e finanziari e la gestione equa dei proventi del petrolio (pari a 1,2 miliardi di dollari nel mese di febbraio e a 7,7 miliardi da quando è ripreso l’export di greggio nell’ottobre scorso) mentre politicamente il nuovo esecutivo sembra destinato a limitare il suo raggio d’azione alla preparazione delle elezioni di Natale garantendo il mantenimento del cessate il fuoco tra le due fazioni militari che restano sul piede di guerra.

L’LNA di Haftar con i contractors russi e i mercenari sudanesi, ciadiani e siriani (filo-Assad) mantengono il controllo di gran parte del paese, dalla Cirenaica al Fezzan, mentre le forze del GNA controllano la gran parte della Tripolitania con il supporto dei militari turchi e dei mercenari siriani (anti-Assad) reclutati da Ankara. La linea “del fronte” che separa i due contendenti resta quella che corre dalle spiagge di Sirte al deserto dell’oasi di al-Jufra, postazioni di Haftar protette da una lunga linea fortificata realizzata negli ultimi mesi a conferma che la questione militare resa irrisolta in Libia.

Non solo le milizie e gli eserciti stranieri non si sono ritirati dal paese come prevedeva l’accordo per il cessate il fuoco dell’ottobre scorso, ma entrambe le fazioni continuano a ricevere aiuti militari dai rispettivi sponsor esterni. Ne è consapevole il neo premier Dbeibah che il 16 marzo ha incontrato a Sirte il comitato militare 5+5, composto da un numero uguale di ufficiali incaricati di monitorare gli accordi per il cessate il fuoco coadiuvati da una decina di osservatori dell’ONU.

Mentre il governo transitorio libico si apprestava ad assumere le sue funzioni a Tripoli, le forze del generale Haftar hanno effettuato un raid contro le milizie dello Stato Islamico nel Fezzan con un’operazione che è stata considerata una dimostrazione muscolare tesa a mostrare la prontezza operativa dell’LNA. Tre persone, due uomini e una donna, sono state arrestate durante un'operazione condotta nel week end scorso contro un "covo dell'IS" a Ubari. Tra i prigionieri vi sarebbe Muhammad Miloud Muhammad, nome di battaglia "Abu Omar", uno dei leader dell’IS in Libia e considerato dall’LNA il responsabile del rapimento di cittadini italiani in Libia. Come sottolinea l’Agenzia di stampa Nova, non è chiaro se il riferimento sia ai quattro tecnici della ditta Bonatti, Fausto Piano, Salvatore Failla, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, rapiti nel luglio 2015 due dei quali (Piano e Failla) vennero uccisi il 3 marzo 2016 in una sparatoria tra i rapitori e una milizia locale, oppure se le fonti libiche si riferiscano al sequestro di due ingegneri italiani (Danilo Calonego e Bruno Cacace) e uno italo-canadese (Frank Boccia) avvenuto a Ghat, nel sud della Libia, nel settembre del 2016.

L'LNA ha indicato che Abu Omar ha partecipato a diverse operazioni dello Stato Islamico in Libia, incluso un attacco agli impianti della Mezzaluna petrolifera, dove è stato ferito. Il leader jihadista era un comandante del Califfato già nel 2015 quando l’IS controllava Sirte, ma ne ha assunto il comando in Libia dopo l’uccisione di Abu Moaz al-Iraqi, ucciso nella città di Sabha nel settembre scorso da un blitz dell’LNA e a Ubari stava riorganizzandone le milizie nel Fezzan. Non è chiaro se l’attacco dell’LNA sia stato anticipato da raid aerei su obiettivi dello Stato Islamico come evidenziato da fonti di al-Jazeera. Alcune voci avevano ipotizzato che i raid aerei avessero visto il coinvolgimento di cacciabombardieri egiziani, francesi, oppure di droni statunitensi o dei Mig 29 e Sukhoi 24 basati ad al-Jufra dei contractors russi.

Aspetti che non sono stati chiariti mentre fonti locali hanno negato vi siano state incursioni aeree ma solo un blitz delle truppe dell’LNA contro un’abitazione in cui era nascosto il leader dello Stato Islamico con alcuni suoi accoliti. Di certo, come ha ricordato al-Jazeera, a Ubari vi sono state in passato almeno due incursioni aeree statunitensi contro covi jihadisti. Il 24 marzo 2018 il Pentagono annunciò l’uccisione di "due terroristi" in un attacco aereo nei pressi di Ubari e il 25 luglio dello stesso anno fonti militari USA resero nota l’uccisione di 11 esponenti di al-Qaeda in un attacco condotto con droni armati a Uweinat, vicino a Ubari.