Le reliquie della Passione, testimoni dell’amore di Cristo
Ascolta la versione audio dell'articolo
Le reliquie della Croce – ritrovata grazie a sant’Elena – e in generale della Passione sono sparse in varie città del mondo. Oggetti sacri che invitano a contemplare, meditando sull’amore di Dio per l’umanità.
Il silenzio davanti alla Croce: è il Venerdì Santo, secondo giorno del Triduo pasquale. Il silenzio prima della Resurrezione. Lo sguardo è rivolto, oggi, a quella Croce, «segno di contraddizione», simbolo di un amore gratuito donato a tutta l’umanità da Dio. Se ci pensiamo bene, quella Croce è un segno semplice: due assi di legno che si intersecano. Nulla di più. Eppure proprio su queste semplici assi è morto Gesù Cristo, il Re dell’universo. Nella storia della Chiesa è stato inevitabile, dunque, che nascesse una particolare venerazione per questo simbolo. E le reliquie della Croce – e della Passione in generale – sono sicuramente tra le testimonianze più vive e coinvolgenti di questa venerazione che si perpetua nei secoli.
La narrazione del ritrovamento della Croce ci riporta indietro nel tempo, ai primi secoli cristiani. Tutto ebbe inizio quando la reliquia del Sacro Legno venne ritrovata a Gerusalemme intorno al 327-328 dalla madre dell’imperatore romano Costantino I, Flavia Giulia Elena, ossia sant’Elena. Secondo la tradizione cristiana, la Croce sarebbe stata in parte conservata a Gerusalemme, in parte a Costantinopoli e in parte a Roma. Dobbiamo, dunque, proprio alla devozione di sant’Elena se sono arrivate fino a noi buona parte delle reliquie che parlano degli ultimi attimi della vita terrena di Gesù.
Roma, Basilica di Santa Croce in Gerusalemme: già il nome di questa basilica ci dice molto. Entriamo nel santo luogo e veniamo subito catturati dall’affresco absidale, opera di Antoniazzo Romano: rappresenta il ritrovamento delle reliquie della Croce secondo il racconto della Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Sant’Elena, al centro, ha accanto la Croce di Cristo. Sopra, in un ovale, è rappresentato Gesù risorto, attorniato da una moltitudine di angeli che fanno da cornice all’ovale. Ed è proprio nella stessa basilica che sono custodite alcune reliquie importanti, portate a Roma da sant’Elena. Prima dell’attuale collocazione nella Cappella delle Reliquie, queste sacre testimonianze della Passione erano custodite nella Cappella di Sant’Elena, un luogo sotterraneo che ha subìto molti restauri e rifacimenti nel corso della storia della basilica romana. Nel 1930 le reliquie furono poi trasportate nell’odierna collocazione.
La Cappella delle Reliquie invita il fedele a contemplare la Passione e Morte di Cristo. In questo luogo sono conservati: tre frammenti della Santa Croce; uno dei chiodi della Crocifissione; due spine della Corona di Gesù e una parte del cosiddetto titulus crucis, la tavoletta che, come riporta il Vangelo di Giovanni, Pilato fece mettere sulla Croce del Signore con l’iscrizione in ebraico, greco e latino: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». La Croce è custodita in una preziosissima stauroteca, opera di Giuseppe Valadier, degli inizi del XIX secolo. Il prezioso reliquiario fu commissionato dalla duchessa spagnola di Villahermosa all’architetto per sostituire il precedente, confiscato nel 1798; è in argento dorato e lapislazzuli, con figure di angeli volanti e la Vergine ai piedi della croce: un’opera di cesello preziosissima e regale.
Ma non c’è solo la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a custodire le reliquie della Passione. Anche la Basilica di San Pietro, nel museo del tesoro, conserva due frammenti della Croce di Cristo, custoditi nella Croce di Giustino II, detta anche Crux Vaticana. Ma anche altre città italiane come ad esempio Venezia, Monza, Modena, Milano, Bari, custodiscono simili reliquie.
Fra le città del mondo più famose in fatto di conservare alcune importanti reliquie della Passione, c’è Parigi: fino all’incendio divampato nella notte tra il 15 e il 16 aprile 2019, si trovavano nella Cattedrale di Notre-Dame. Tra le reliquie più importanti, acquisite dalla monarchia francese nel Medioevo, vanno ricordate: la corona di spine di Gesù (un cerchio intrecciato tenuto insieme da un filo dorato con 70 spine attaccate); un pezzo della Santa Croce e la Sacra Spugna. Prima di essere collocate nella cattedrale parigina, i preziosi oggetti sacri erano conservati nella famosa Sainte-Chapelle, fatta costruire per volere di san Luigi IX come cappella palatina del medievale palazzo dei re di Francia. Durante la Rivoluzione francese, le reliquie passarono poi nella Cattedrale di Notre-Dame, luogo dove sono state custodite appunto fino all’incendio del 2019.
Oggetti sacri che conservano le tracce della Passione. Oggetti che, silenziosi, testimoniano l’amore di Dio per l’umanità: trovarsi di fronte a tutto ciò stupisce l’animo che, nel silenzio del Venerdì Santo, non può che contemplare, pregare, davanti alla Croce che ci ricorda sempre che le tenebre e la morte non hanno l’ultima parola.
Il Triduo, i misteri dello scontro tra la vita e la morte
Nei giorni del Triduo riviviamo lo scontro apocalittico tra vita e morte, luce e tenebre, odio e amore. E questo è un dramma sempre attuale, che riguarda ciascuno di noi, il nostro destino eterno. Anche nel dolore più grande, Cristo ci dà la certezza che, uniti a Lui, risorgeremo a vita nuova.
Non solo INRI. Cosa c’era scritto sulla Croce
Sulla croce su cui venne crocifisso il Signore non era visibile solo la sigla INRI, che sta per «Gesù nazareno, re dei Giudei». Oltre che in latino, l’iscrizione era in ebraico e greco, come informa san Giovanni Evangelista. E la scritta ebraica svela il motivo per cui i Giudei cercarono, invano, di convincere Pilato a cambiarla…