Le radici culturali cristiane di J. D. Vance
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Tra gli intellettuali ritenuti punti di riferimento di James David Vance, c’è Rod Dreher. In un’intervista con l’autore de L’Opzione Benedetto, l’attuale vice di Donald Trump ha spiegato i motivi della sua conversione al cattolicesimo. E perché ha scelto sant’Agostino come suo patrono.
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Nel pantheon degli intellettuali considerati come punti di riferimento del vicepresidente degli Stati Uniti, James David Vance, c’è pure lo scrittore Rod Dreher, noto al mondo soprattutto per la sua opera L’Opzione Benedetto, una strategia per i cristiani in un mondo post-cristiano (2017). Un libro che ha avuto un discreto successo a livello planetario nel mondo conservatore, a cui Dreher si è rivolto consigliando di abbracciare l’esilio dalla cultura dominante e costruire una controcultura resiliente basata sulle virtù cristiane. Dal 2021, Dreher si è trasferito principalmente in Ungheria, dove è diventato una specie di consigliere intellettuale nel governo di Viktor Orbán.
Quello tra Vance e Dreher non è semplicemente un rapporto tra autore e lettore. I due sono stretti amici dal 2016, cioè da quando lo stesso Dreher divenne uno dei primi sostenitori di Elegia Americana, il libro scritto da Vance sulla destra, definendolo «uno dei migliori libri» che avesse mai letto, e realizzando una coraggiosa intervista con Vance per la rivista politica The American Conservative. Vance ricambierà il favore all’amico nell’agosto del 2023, sponsorizzando pubblicamente l’ultimo libro di Dreher, intitolato La resistenza dei cristiani – Manuale per fedeli dissidenti.
I due sono diventati molto amici, al punto che Dreher è stato personalmente invitato, nel 2019, alla cerimonia del battesimo di Vance nella fede cattolica, celebrata da padre Henry Stephan, un domenicano, presso il Priorato di Santa Gertrude (St. Gertrude Priory), a Cincinnati. Poco dopo il battesimo, l’11 agosto 2019, Dreher pubblicò, sulla rivista The American Conservative, un’intervista rilasciatagli da Vance proprio sulla sua conversione. Alla domanda di Dreher sul perché avesse deciso di diventare cattolico, Vance ha risposto di essersi convinto che proprio il cattolicesimo sia l’autentica risposta alla sua ricerca della fede, non tanto in una prospettiva intellettuale, ma semplicemente osservando il fatto che le persone per lui più significative nella sua vita erano proprio cattoliche. Si è trattato di un incontro con una testimonianza di vita più che di un ragionamento intellettuale.
Sempre in quell’intervista Vance spiega di aver scelto, come patrono, sant’Agostino per un paio di motivi. Il primo è che le Confessioni del grande santo d’Ippona lo avevano commosso. Il secondo è che proprio un capitolo del De civitate Dei di sant’Agostino gli è apparso incredibilmente rilevante ora che pensa alla politica anche in una prospettiva culturale di ampio respiro. A questo riguardo Vance ha affermato: «Come persona che ha passato gran parte della sua vita a credere alla menzogna che bisognava essere stupidi per essere cristiani, sant’Agostino ha dimostrato in modo commovente che ciò non è vero». Anche sull’attuale crisi della Chiesa il vicepresidente degli Stati Uniti, nella citata intervista resa all’amico Rod Dreher, ha espresso un’idea chiara: «Una delle cose che amo del cattolicesimo è che è molto antico. Guarderei la questione in una prospettiva temporale molto più ampia. Le cose sono oggi più scoraggianti rispetto alla metà del XIX secolo? O rispetto al Medioevo? O rispetto a quando la Chiesa aveva un secondo Papa ad Avignone? Non credo. La speranza della fede cristiana non è radicata in una conquista a breve termine del mondo materiale, ma nel fatto che essa è vera e che, a lungo termine, con varie fasi, le cose si risolveranno».
Vance ha quindi parlato della necessità di un’azione politica coerente con la dottrina sociale della Chiesa: «Le mie opinioni sulle politiche pubbliche e su come dovrebbe essere lo Stato ottimale sono abbastanza allineate con l’insegnamento sociale cattolico. Questa è stata una delle cose che mi ha attirato verso la Chiesa cattolica: ho verificato una perfetta identificazione tra ciò che vorrei vedere e ciò che la Chiesa cattolica vorrebbe vedere». E aggiunge: «Parte della sfida del conservatorismo sociale per la vitalità nel XXI secolo è che non può limitarsi a questioni come l’aborto, ma deve avere una visione più ampia dell’economia politica e del bene comune». Chiude l’intervista con un’ultima riflessione: «Una delle cose più attraenti del cattolicesimo è che il concetto di grazia non è espresso in termini di epifania. Non è che si riceve la grazia e improvvisamente si passa dall’essere una persona cattiva all’essere una persona buona. Si lavora costantemente su di sé. Questo mi piace». E Vance ha avuto l’umiltà di ammettere che lui ha lavorato molto e continua a lavorare molto per tentare di essere una persona migliore.
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