Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
OLTRE AL DANNO LA BEFFA

Per la sinistra italiana, la colpa dell'attentato a Trump... è di Trump

Ascolta la versione audio dell'articolo

La classe intellettuale di sinistra, in Italia, non digerisce il fatto che Trump sia scampato a un attentato, per miracolo. Quindi continua nella sua opera di demonizzazione: il responsabile del clima di odio sarebbe lo stesso Trump.

Politica 16_07_2024
Trump dopo l'attentato (La Presse)

Come si dice in casi del genere, al danno si aggiunge la beffa. Donald Trump è vivo per miracolo. A salvarlo sono stati pochi centimetri, altrimenti gli americani starebbero piangendo l’ennesimo Presidente vittima di un omicidio. Le falle nei sistemi di sicurezza americani e un clima d’odio che si è creato negli Stati Uniti sono le cause principali dell’attentato subìto sabato da Trump, eppure in Italia c’è chi dà la colpa a lui e anziché da vittima lo tratta come se fosse colpevole.

Durante il suo comizio in Pennsylvania, il tycoon è stato colpito da un attentatore che gli ha sparato dal tetto di un capannone, ferendolo all’orecchio. Ci è andato di mezzo un sostenitore che era nella traiettoria e che è rimasto ucciso. Era un ex capo dei vigili del fuoco che si è prodigato per salvare la sua famiglia ma ci ha rimesso la vita. Ci si interroga sul movente e su come sia potuta accadere una cosa del genere. Peraltro il tetto dal quale Thomas Matthew Crooks ha sparato all'ex presidente Donald Trump era stato valutato dal Secret Service come ''potenzialmente vulnerabile'' nei giorni precedenti il comizio del candidato repubblicano. Lo rende noto la Nbc citando in esclusiva due sue fonti. L'edificio, di proprietà di una società di ricerca sul vetro, si trova vicino al Butler Farm Show, un luogo all'aperto a Butler, in Pennsylvania. I servizi segreti erano a conoscenza dei rischi ad esso associati, hanno detto le fonti.

Donald Trump ha alzato il pugno prima di essere portato via dal Secret Service. La folla lo ha salutato con affetto e probabilmente questo episodio lo proietta in maniera ancora più netta e vincente verso la Casa Bianca. E forse lo aiuta anche indirettamente perché questo attentato al quale è sfuggito per miracolo rafforza Biden come suo avversario. L’attuale Presidente lo ha subito chiamato al telefono per dimostrargli la sua solidarietà e in qualche modo si è nuovamente legittimato come suo sfidante, nonostante le molteplici e gravi defaillance degli ultimi comizi e le varie occasioni pubbliche contrassegnate da gaffe, svarioni e amnesie.

Evidentemente però in Italia c’è qualcuno che non accetta in alcun modo il verdetto popolare statunitense, che sembra andare in quella direzione e invece preferisce far prevalere l’odio preconcetto verso Trump.

Secondo gli odiatori italiani il tycoon sarebbe il vero colpevole dell’attentato ai suoi danni perché, contestando il voto di 4 anni fa che lo vide sconfitto e dunque lanciando accuse di brogli elettorali e assaltando nel 2021 la sede del congresso degli Usa (Capitol Hill), avrebbe inasprito lo scontro socio-politico e fomentato le “teste calde” americane, ponendo le basi per azioni violente come quella di sabato scorso.

Una chiave di lettura davvero bizzarra, che però conferma il pregiudizio che circonda la figura di Trump anche nel nostro Paese. Per non parlare della fretta con cui, nelle ricostruzioni dell’accaduto, è stato classificato come repubblicano l’attentatore, proprio per scagionare fin da subito l’esercito dei suoi oppositori. Lo stesso Roberto Saviano, che ha sempre disprezzato apertamente Trump, ha rincarato la dose nelle ultime ore, lasciando intendere che secondo lui l’ex Presidente Usa, che in realtà a novembre potrebbe diventare il 46esimo Presidente, se la sarebbe cercata, proprio con questo suo atteggiamento sfidante e irritante.

La verità è che la spirale degli estremismi e la demonizzazione dell’avversario, che diventa con facilità il nemico da abbattere, hanno preso il sopravvento anche nel dibattito pubblico nel nostro Paese, fin dai tempi dell’avvento sulla scena politica di Silvio Berlusconi.

Chi non ricorda il tentativo, peraltro riuscito, da parte di Tartaglia, di colpire al volto con una statuetta il Cavaliere, nel dicembre 2009, in piazza Duomo? La Tac confermò la presenza di una frattura del setto nasale di Berlusconi; la botta del souvenir sul viso gli causò la rottura di due denti superiori e il sanguinamento successivo al colpo gli provocò l’abbassamento dei valori di ematocrito. E come commentarono quell’episodio molti politici e opinionisti di sinistra? Dando la colpa a Berlusconi per aver posto le premesse ideologiche e culturali di quell’odio sociale che gli si era ritorto contro, e per aver indirettamente ispirato quel gesto violento.

Ora la storia si ripete con Trump. Ma siamo sicuri che a parti invertite nei talk show avremmo sentito analoghi commenti? Se a rimanere vittima di un attentato fosse stato Biden l’informazione avrebbe adottato una chiave di lettura analoga e ugualmente colpevolista nei confronti del Presidente? La violenza va condannata senza se e senza ma perché mina alla radice il principio democratico e accredita l’idea che con la forza si possa abbattere il nemico, anziché contrapporgli una visione alternativa di società.

Il pregiudizio anti-Trump di una parte significativa dell’establishment del nostro Paese e di certa stampa italiana si è rivelato invincibile anche in queste ore di forte disorientamento per l’attacco subìto dall’ex Presidente americano. Non proprio un bel segnale di civiltà.