L'attentato di Vienna segna la fine dell'islam moderato
L'attentato terroristico di Vienna ha riproposto i vecchi errori da cui gli europei non intendono imparare, come dimostra la storia del 20enne attentatore. E si deve prendere atto che il radicalismo islamista è molto cresciuto, così che il fronte dei moderati musulmani è stato fortemente indebolito.
- AUSTRIA NEL MIRINO DEGLI ISLAMISTI, NON DA ADESSO, di Lorenza Formicola
Vienna: nuovo attacco terroristico, gli stessi vecchi errori da cui gli europei non intendono imparare. Il 20enne Kujtim Fejzulai, l’attentatore di origini albanesi arrestato la notte del 2 novembre, era infatti ben noto alle autorità austriache. Un copione già visto tante, troppo volte in Francia e Gran Bretagna, con il solito macabro finale di morti e feriti.
Arrestato nell’aprile 2019 per aver tentato di unirsi all’ISIS in Siria, insieme ad altri 90 aspiranti attentatori suicidi residenti in Austria, il giovane nato a Vienna ma con radici familiari nella Macedonia del Nord, era riuscito a ingannare gli “esperti” di de-radicalizzazione, convincendoli di aver rinunciato all’estremismo. La scarsa sagacia di tali presunti “esperti”, fa il paio con quella dei giudici che ne hanno decretato il rilascio con la condizionale e, ahimè, di coloro che avrebbero dovuto vigilare sulla sua condotta.
Fejzulai, come ammesso dalle stesse autorità austriache, una volta tornato in libertà ha cercato di acquistare munizioni in Slovacchia e di ciò la polizia di Vienna era stata perfino avvisata da quella di Bratislava nel corso della scorsa estate. Il tentativo non era andato a buon fine, ma Fejzulai era determinato nella sua volontà di colpire, molto probabilmente per emulare i terroristi jihadisti, divenuti i suoi “miti” di gioventù.
Sfruttando gli ampi spazi di manovra che gli sono stati colpevolmente concessi, è infine riuscito a procurarsi una mitragliatrice, una pistola e un machete (molto di moda presso i tagliagole dell’ISIS): tutto l’armamentario necessario per un attacco in grande stile contro l’odiata Vienna e i suoi “infedeli” cittadini, sferrato non prima di effettuare un video di rivendicazione, dove appare con barba lunga e di nero vestito, in pose che oggi si potrebbero definire “cool”. A proposito, dove ha imparato un arabo così fluente?
Per il giovane missione compiuta, dunque. O forse non del tutto, visto che è stato catturato vivo dalla polizia austriaca. Se il “paradiso” dovrà ancora attendere, certamente l’uccisione di 4 persone e il ferimento di 22 gli sono valse la palma di “eroe” del terrorismo jihadista mondiale. Cosa ne pensa invece la gran parte dei musulmani?
Sebbene le ambizioni terroristiche di Fejzulai si siano dimostrate antecedenti, l’attentato di Vienna si iscrive nella scia delle decapitazioni, degli accoltellamenti e delle sparatorie che hanno travolto la Francia (Parigi, Nizza, Lione) a causa della disputa relativa alle vignette di Charlie Hebdo, di cui l’islamismo politico ha approfittato per farne una guerra di religione.
Con un’accesa campagna di odio, boicottaggi, bandiere bruciate, minacce e propositi di vendetta, la Turchia di Erdogan e i Fratelli Musulmani, con la spinta da dietro le quinte del Qatar attraverso la solita Al Jazeera, sono riusciti nel proposito a lungo covato di estremizzare la percezione della massa dei musulmani nei vari angoli del mondo.
La “umma“ è stata così artificiosamente riunita come strumento di guerra contro l’occidente, anche all’interno dell’occidente stesso. Dalle moschee di alcune capitali europee (né Parigi, né Vienna, né Roma), giungono considerazioni confidenziali di imam ritenuti “moderati” e fautori del dialogo interreligioso, i quali sono in realtà ben lungi dal condannare il terrorismo.
La loro mente esagitata vede solo “Macron” e continuano a ripetere che “i musulmani non hanno paura di morire”. Bisogna allora credere alle dichiarazioni ufficiali dei leader religiosi musulmani in Europa, quando condannano l’estremismo e l’uso della violenza? Lo stesso interrogativo può essere esteso ai fedeli musulmani.
A uscire profondamente indebolito dall’escalation in corso, è pertanto il fronte dei musulmani moderati, una parte significativa del quale è stata risucchiata nel fronte islamista grazie alla propaganda identitaria ed estremista orchestrata da Erdogan e i suoi sodali.
Da Vienna, il cancelliere, Sebastian Kurz, ha dichiarato che l’Austria non si farà intimidire nel difendere la democrazia e il suo sistema di valori. Ma la guerra al terrorismo e alla radicalizzazione, a quasi vent’anni di distanza dall’11 settembre, non può più continuare a essere combattuta con dichiarazioni d’intenti pronunciate ai funerali delle vittime.