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IL RAPPORTO METER

La pedofilia si “nasconde” nelle cartelle compresse

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Nel 2022 si è osservato un uso quasi triplicato delle cartelle compresse per diffondere, in modo sicuro per i pedofili, materiale pedopornografico. Resta il nodo della privacy, la cui attuale disciplina favorisce i criminali. In aumento i casi di minori seguiti. Ecco i dati dell’ultimo rapporto Meter.

Attualità 29_03_2023

Con il passare del tempo si vanno diversificando, e divengono più sofisticati, i mezzi usati dai pedofili per scambiarsi materiale pedopornografico attraverso il web. È quanto sottolinea l’ultimo rapporto dell’associazione Meter, relativo al 2022 e frutto del lavoro di ricerca svolto dal proprio Osservatorio mondiale contro la pedofilia (Osmocop). Anche quest’anno i numeri contenuti nel rapporto, presentato ieri, sono allarmanti, pur con diverse tendenze (alcune in aumento, altre in diminuzione). Sono numeri che tra l’altro, come evidenzia la stessa Meter, rappresentano solo una parte di un fenomeno enorme e difficile da far emergere, sia per difficoltà oggettive sia per l’inerzia e a volte il muro di gomma dei colossi del web e delle istituzioni che potrebbero aiutare a individuare i pedofili (i primi) e prevedere norme più giuste ed efficaci per perseguirli (le seconde).

Meter osserva innanzitutto l’uso in aumento delle cartelle compresse (cioè i file .Rar), quasi triplicate rispetto alla rilevazione dell’anno precedente: da 637 (nel 2021) a 1.734 (nel 2022). File di questo tipo sono molto usati in ambiti ordinari, per la loro utilità. Ma gli stessi pedofili, appunto, ne fanno un uso crescente perché la tecnologia alla loro base garantisce velocità e sicurezza per la condivisione di contenuti e «in molti casi - come sottolinea il rapporto - risultano essere delle cartelle a tempo che non lasciano traccia». Il materiale contenuto in tali cartelle è «inquantificabile», aggiunge Meter, potendo contenere una moltitudine di file o link criptati, il cui accesso, di solito, «avviene previa registrazione o pagamento del servizio».

Per altro verso, nel 2022 sono diminuite le foto pedopornografiche segnalate da Meter: 1.983.679 (erano quasi 3.5 milioni nel 2021). In calo anche i video, scesi sotto la soglia del milione, per l’esattezza a 921.382 (erano 1.029.170 nel 2021). Ma si tratta pur sempre di numeri enormi, dietro cui - non va dimenticato - abbiamo dei bambini come vittime. E poi, come detto, la diminuzione osservata in fatto di foto e video è controbilanciata, purtroppo, dalla crescita esponenziale delle cartelle compresse. Inoltre, nel 2022 Meter ha registrato un aumento sia dei protocolli ufficiali inviati alla Polizia (1.766, contro i 1.402 del 2021) sia dei link segnalati, che hanno superato quota quindicimila (15.660, contro i 14.679 dell’anno precedente).

L’Europa (1.299 link) e, soprattutto, l’America (12.771 link su 15.660 segnalazioni) si confermano i continenti dove si trova la stragrande maggioranza delle aziende che gestiscono i server che assicurano il funzionamento dei siti Internet usati per diffondere la pedopornografia. Meter evidenzia la responsabilità di queste aziende e al contempo ribadisce «l’urgente necessità di un’azione congiunta dei legislatori volta a normare il mondo del web, per contrastare questo abietto fenomeno, per salvare i minori dallo sfruttamento sessuale». E se poco o nulla di concreto sembra avvenire in questa direzione, dall’altra parte permane quella che l’associazione chiama «una vera e propria lobby strutturata e ben organizzata» che agisce in modo astuto per arrivare alla normalizzazione della pedofilia a livello culturale, anticamera della sua normalizzazione sul piano politico e quindi delle leggi.

In particolare, tornando ai server, anche quest’anno Meter sottolinea il problema di bilanciare in modo corretto il tema della privacy con quello della necessità di perseguire chi commette o divulga atti pedofili. «Ai server provider non viene imposta la collaborazione, allo stato attuale forniscono i dati alle autorità competenti spesso “su base volontaria”, poiché si continua a tutelare in modo intollerabile la privacy degli utenti anche se criminali. Fornire i dati per l’individuazione dei pedocriminali, deve diventare obbligatorio e deve essere normato per legge con conseguenti responsabilità». Simile la linea espressa in un comunicato da Ivano Gabrielli, direttore della Polizia postale: «Di fronte evidentemente all’integrità dei minori, il diritto alla privacy può retrocedere rispetto all’intervento fatto dalla magistratura, dalla forza di polizia che qui entrano con le dovute cautele, con le dovute autorizzazioni, con i dovuti presupposti normativi e proprio per colpire un mercato, un mercato criminale», con una rete internazionale.

Diminuisce, rispetto al 2021, l’incidenza dei social network e dei servizi di messaggistica nello scambio di materiale pedopornografico: il numero di segnalazioni, da parte di Meter, alla Polizia postale si è in questo caso più che dimezzato, passando da 316 a 146. Rispetto a queste ultime, in cima alla lista c’è Facebook, con 134 pagine e gruppi a contenuto pedopornografico; al secondo posto WhatsApp (con 8 gruppi) e infine Instagram (con 4 pagine). Ma i social non vanno intesi come compartimenti stagni, in quanto Meter ricorda, ad esempio, che i pedofili prima intrattengono discussioni su Facebook e poi si servono di WhatsApp per scambiare messaggi crittografati. Da qui la richiesta alla politica e al mondo della cultura di impegnarsi «sul fronte dell’educazione e della prevenzione per evitare la sovraesposizione del corpo dei minori e il rischio di cadere nella trappola dell’adescamento». E anche i genitori, ovviamente, sono chiamati a vigilare.

Nel 2022, Meter ha avuto un aumento dei casi di minori seguiti dal proprio Centro di Ascolto (non solo per abusi sessuali): in totale, si tratta di 194 casi (erano 167 nel 2021). Tra le categorie più problematiche, emergono le relazioni familiari disfunzionali (45 casi), i rischi online (41), gli abusi (29) e le psicopatologie (60). Queste categorie, a loro volta, si declinano in più sottocategorie: per esempio, tra i rischi online, spicca il già citato problema dell’adescamento, con 32 richieste di aiuto accolte, riguardanti minori che si sono esposti a tale rischio, si legge nel rapporto, «soprattutto in piattaforme di gioco online».

L’associazione fondata da don Fortunato Di Noto ha ricevuto anche un numero maggiore di richieste telefoniche (527 nel 2022, contro le 406 dell’anno precedente), per vari tipi di consulenza (informatica, psicologica, spirituale) nonché per iniziative di formazione e sensibilizzazione a tutela di bambini e adolescenti.