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RAPPORTO METER

La pedofilia passa anche dai giochi online

Un’altra esca in mano ai pedofili: nell’ultimo rapporto di Meter, presentato ieri, si sottolinea come gli orchi sfruttino pure i giochi online, con più partecipanti, per adescare i bambini. Tra i fenomeni, anche gli abusi di minori su minori (soprattutto maschi) e con animali. Oltre 14 mila i link a siti pedopornografici denunciati, più di tre milioni di foto e un milione di video. America ed Europa i continenti d’oro per i pedofili. Restano il nodo privacy e la pedofilia culturale.

Attualità 13_04_2022

«La battaglia contro la pedofilia deve essere rovente, infuocata, potente e pregna di un arguto coraggio». Sono di una diciottenne, Gloria, vittima di abuso all’età di 12 anni, le parole che introducono il «Report annuale 2021 - Pedofilia e pedopornografia». Il rapporto, frutto del lavoro di Meter e in particolare del suo Osservatorio mondiale contro la pedofilia (Osmocop), è stato presentato ieri nel corso di una conferenza stampa a Pachino (SR), dove ha sede l’associazione a salvaguardia dei bambini fondata nel 1989 da don Fortunato Di Noto. Diverse le tristi conferme contenute nel documento, accanto a pericoli nuovi come i giochi online.

Il quadro che emerge dai dati raccolti da Meter, i cui esperti scandagliano Internet e presentano poi denunce alle polizie di tutto il mondo, è equiparato dall’associazione a una sorta di «pandemia». Una pandemia che non gode delle attenzioni politiche e mediatiche del Covid, a meno che - aggiungiamo - non ci sia di mezzo la Chiesa. E che tuttavia interessa tutti gli ambiti sociali e non ha confini geografici.

I NUMERI

Guardando ai numeri dell’attività di monitoraggio, si segnala una crescita nel numero di link a siti pedopornografici denunciati da Meter, che passano da 14.521 (anno 2020) a 14.679 (per il 2021). Scendono invece le foto (da 3.768.057 a 3.479.052), rimanendo comunque ben oltre la soglia dei tre milioni; quasi dimezzati i video denunciati, da 2.032.556 a 1.029.170. Sono in calo anche le chat pedopornografiche segnalate (da 456 a 316) e le cartelle compresse (.Rar, da 692 a 637), cartelle capaci di contenere molti gigabyte di materiale. Anche i numeri in relativo calo, tuttavia, non rassicurano, sia perché il materiale scovato da Meter è con ogni probabilità solo una parte di ciò che circola nel Web sia soprattutto perché dietro ogni numero ci sono uno o più bambini.

Al riguardo va detto che nel 2021, rispetto all’anno prima, sono cresciuti - da 111 a 167 - i casi concretamente seguiti dagli psicologi e psicoterapeuti del Centro di Ascolto di Meter, così come risultano in aumento le richieste telefoniche (da 284 a 406). Un’attività di assistenza, questa, che conferma come oltre a denunciare i contenuti pedopornografici sia necessario curare le ferite (mentali e spirituali) dei bambini vittime di «omicidio psicologico», secondo la definizione data da papa Francesco in un’udienza privata con i membri di Meter (maggio 2021) e inclusa nel sottotitolo di quest’ultimo rapporto annuale.

A proposito dell’età, la quota maggiore di denunce di link, foto e video riguarda la fascia 8-12 anni, seguita dalla fascia 3-7 e, infine, dalla cosiddetta infantofilia, cioè gli abusi e stupri verso bambini di 0-2 anni.

GIOCHI ONLINE E NON SOLO

Tra le nuove frontiere del rischio sottolineate dal rapporto, come dicevamo, rientrano i giochi online, che spesso prevedono più partecipanti. Un uso smodato di tali giochi - fenomeno che riguarda in particolare i maschi - finisce per creare dipendenza, alterare il ritmo sonno-veglia e causare disturbi comportamentali. E non è tutto. Poiché ai giochi online di gruppo possono partecipare tanto minori quanto adulti, il rischio adescamento è concreto. Meter spiega infatti che «non di rado l’adescatore richiede al minore un contatto telefonico per spostare la comunicazione dalla chat del videogioco ad una chat privata, con lo scopo di manipolare il minore per creare una relazione affettiva e in alcuni casi ottenere anche immagini di nudo».

Questi fatti sono stati riscontrati anche tra i casi seguiti dal Centro di Ascolto, dove tra le 167 problematiche personali affrontate, nello specifico, 17 riguardano «pericoli di Internet» e 12 l’«adescamento online». Come spiega don Di Noto, contattato telefonicamente dalla Nuova Bussola, «abbiamo presentato questo problema ad un convegno di poche settimane fa al Dipartimento di Psicologia dell’Università di Catania. Di questi giochi interattivi, spesso giochi di ruolo e di gruppo, ce ne sono migliaia. E più i minori sono fragili e abbandonati a loro stessi, soli, più rischiano di essere adescati online, un pericolo che si aggiunge alle patologie da dissociazione legate alla dipendenza dal gioco». Riguardo alla fascia d’età più interessata, il sacerdote siciliano afferma che «si tratta di bambini e ragazzini di 8-14 anni».

Ci sono anche altri fenomeni «in evoluzione», particolarmente inquietanti, che il rapporto mette in evidenza. Primo, l’abuso sessuale femminile chiamato con il termine «pedomama», ossia «l’abuso perpetrato da donne, madri, ai danni di un minore, il loro figlio». Meter, oltre a sottolineare il malessere che causa sapere che tra i pedofili ci siano anche alcune mamme (quindi non solo i maschi, come ritiene in genere la società), afferma che siamo di fronte «ad un fenomeno in crescita» di cui è importante prendere coscienza per contrastarlo. Ciò tenendo a mente quanto già accennato, cioè che gli abusi possono riguardare ogni ambiente sociale e interessare familiari, amici, sconosciuti.

Altro fenomeno è quello degli abusi commessi da minori verso altri minori, «prevalentemente adolescenti nei confronti di altri adolescenti, spesso in modalità di autoproduzione. La violenza perpetrata dai giovani avviene in un rapporto 1:1 o di gruppo» e riguarda in misura maggiore i maschi, abusati da altri maschi.

Un terzo campo oggetto di crescenti denunce, e che svela una volta di più la natura satanica dell’attacco ai bambini, interessa i filmati pedopornografici in cui sono coinvolti animali «e nello specifico i cani», che «vengono utilizzati per compiere atti sessuali nei confronti dei minori», spesso neonati, sottolinea il rapporto.

IL RUOLO DI AMERICA ED EUROPA

Riguardo ai domini dei siti Internet denunciati da Meter, si tratta sia di domini nazionali (3.191 casi, con in testa la Libia con 1.989, seguita dagli Usa con 313 e dalle Isole Cocos con 192; manca, per il 2021, il dominio “.it” relativo all’Italia) sia di domini generici (11.488 casi) come “.com”, “.xyz” “.net”, “.onion”, “.org”, eccetera.

Ma più che i domini, a livello geografico, conta la localizzazione fisica dei server che di fatto contengono e ‘smistano’ ai computer dei singoli utenti le immagini e i video pedopornografici. Ebbene, il rapporto conferma un trend noto, cioè che sono specialmente i continenti più ricchi a fornire i servizi sfruttati dai pedofili di tutto il mondo: l’America, infatti, offre 11.161 link a siti pedopornografici; seconda l’Europa, con 2.515 link. Al terzo posto l’Asia con 137, mentre Africa e Oceania non contano alcun link.

TRA PRIVACY E PEDOFILIA CULTURALE

In merito alla possibilità di contrastare la pedofilia alimentata da Internet e dai nuovi media, un tema rilevante è quello della privacy. Le leggi in materia, spiega il rapporto, «sembrano assecondare l’azione dei pedofili online», in quanto «i colossi del web si appellano alla tutela della privacy dei loro utenti, principio sacrosanto per tutti, ma deplorevole ostacolo alle indagini delle polizie del mondo che si trovano a combattere una lotta impari».

Ma non serve solo un ribilanciamento delle norme e dei diritti in gioco. Meter mette in luce quel che rimane il problema di fondo: la pedofilia culturale, ossia il fatto che esiste una vera e propria lobby - con tanto di raccolte fondi, simboli propri e giornata internazionale ad hoc - che mira a normalizzare la pedofilia e la presenta sempre più come un “orientamento sessuale”. Anche i mezzi normativi approntati per contrastare la pedofilia culturale (vedi l’art. 414 bis del Codice Penale introdotto con la legge 172/2012 di ratifica della Convenzione di Lanzarote e che prevede la reclusione «da tre a cinque anni») trovano rarissima applicazione.

Anche per questo serve una contro-opera di sensibilizzazione a tutela dei bambini e che Meter svolge attraverso iniziative di formazione in scuole, università, diocesi.