La Pav su bambini e Covid, tra note positive e lacune
Presentati ieri, presso la sede della Pontificia Accademia per la Vita, due documenti. Il primo, elaborato dalla stessa Pav, “La pandemia e la sfida dell’educazione”. Il secondo, “Bambini e Covid-19: le vittime più vulnerabili della pandemia”, a firma del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. I due documenti presentano aspetti pregevoli e qualche sbavatura, come sui vaccini. Pensando al ruolo della Pav, risalta una mancanza sulla vita nascente.
- VACCINI: CONTRO LA VULGATA MEDIATICA di A. Morandini
Ieri, presso la sede della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), sono stati presentati due documenti. Il primo, elaborato dalla PAV, s’intitola “La pandemia e la sfida dell’educazione. Bambini e adolescenti al tempo del Covid19”. Il secondo, a firma del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e della Commissione Vaticana Covid-19, reca il seguente titolo: “Bambini e Covid-19: le vittime più vulnerabili della pandemia”. I due documenti, seppur un poco generici nel contenuto, sono pregevoli per diversi aspetti. Una critica generale potrebbe essere però la seguente: il primo documento, a firma della PAV, testimonia che questa accademia pontificia, nata per investigare e dare risposta a problemi di bioetica, oggi, ormai, si occupa soprattutto di altro. Ad esempio, come nel caso odierno, di pandemia ed educazione. Ma andiamo a sintetizzare il contenuto di questi due documenti.
Nel primo la PAV scrive: “Pur se le manifestazioni cliniche sono contenute, ovunque nel mondo lo stress psico-sociale prodotto su bambini e ragazzi dalle circostanze della pandemia ha provocato disagi e patologie, con conseguenze estremamente diversificate a seconda dell’età, delle diverse condizioni sociali e ambientali”. Da qui l’invito: i più giovani “non vanno lasciati soli: è necessario attivare percorsi di rielaborazione del trauma, riconoscendo un senso e un significato dell’esperienza umana condivisa, resa difficile da eventi traumatici collettivi”. La PAV poi, in modo lodevole, tiene a sottolineare che la scienza non deve essere mitizzata: le giovani generazioni “possono essere aiutate a riconoscere nella scienza un processo di fallimenti e vittorie attraverso cui ci si avvicina alle soluzioni”. Un approccio orientato ad un sano realismo. Subito dopo però - forse per timore di essere tacciata di assumere posizioni antiscientifiche - la PAV si allinea al politicamente corretto e ricorda che oggi viviamo in “un tempo in cui emerge un pericoloso negazionismo del valore della ricerca scientifica”. Il significato implicito è il seguente: chi nutre dei dubbi sui vaccini è un pericoloso negazionista.
Poi la PAV indica quattro obiettivi per far superare ai bambini e adolescenti il momento presente. Primo: “Aprire il più possibile le scuole: laddove infatti le misure di contenimento hanno costretto i ragazzi alla pratica abituale - e spesso singhiozzante - della didattica a distanza, l’impoverimento dell’apprendimento intellettuale e la deprivazione delle relazioni formative sono diventati un’evidenza condivisa”. Anche in questo caso la PAV assume un atteggiamento di sano realismo quando afferma: “Davanti a questa drammatica situazione, la capillare e universale diffusione dei vaccini e delle altre misure di prevenzione non aprirà - da sola - la strada”. Insomma, il vaccino non è la panacea di tutti i mali provocati dalla pandemia. Detto ciò, però, subito dopo loda le “campagne vaccinali volte a favorire la vaccinazione per i giovani e gli adolescenti”.
Secondo obiettivo: custodire le relazioni familiari. I lockdown hanno fatto riscoprire a volte l’importanza dello stare in famiglia e la vocazione di genitori. Terzo obiettivo dal sapore mondialista e dagli accenti molto illuministi: “Educare alla fraternità universale: Si apre la sfida per una nuova educazione alla mondialità e alla fraternità universale”. Ultimo obiettivo, sicuramente il più pregevole: “Trasmettere la fede nel Dio della vita: la pandemia stessa, come avvenimento complesso, non può non essere considerata una occasione per approfondire e mettere a fuoco temi di enorme rilievo per l’educazione alla fede. […] Da dove viene il male? Dove è Dio nel tempo dell’epidemia? Quale è il rapporto sano ed equilibrato che la Chiesa propone tra scienza e fede? Quali pagine della Scrittura illuminano questo tempo?”.
Passiamo al secondo documento: “Bambini e Covid-19: le vittime più vulnerabili della pandemia”. Il documento si apre con una sintesi dei danni subiti dai bambini in questo tempo di pandemia: “In tutto il mondo, lo sfruttamento e la violenza contro i bambini sono aumentati, e l’accesso alle strutture educative è stato ridotto o sospeso. L’improvviso aumento della povertà estrema in tutto il mondo, la crescente insicurezza alimentare e le misure di contenimento dei governi hanno messo a dura prova le famiglie”. Più in particolare si aggiunge che “si stima che, entro il 30 settembre 2021, più di 5 milioni di bambini abbiano perso un genitore, un nonno o un tutore secondario, a causa del COVID-19”.
Le soluzioni per far fronte a queste problematiche indicate dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dalla Commissione Vaticana Covid-19 sono: “Valorizzare le cure basate sulla famiglia”, ossia il soggetto principale che deve essere aiutato per aiutare a sua volta i bambini è la famiglia, prima che la scuola, la parrocchia, i servizi sociali, etc. In secondo luogo occorre un approccio olistico nei confronti dei disagi dei bambini: “l’intera gamma dei loro bisogni dovrebbe essere affrontata durante la pandemia, ma anche e soprattutto dopo”.
Poi il documento indica linee d’azione concrete che devono essere adottate in primis dai governi. La prima: “Promuovere l’equa distribuzione del vaccino COVID-19. Gli effetti nocivi del virus sui bambini possono essere completamente mitigati solo se si limita la diffusione del COVID-19. Vaccinarsi è ‘un atto d’amore’, ‘amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli’ (Papa Francesco, 18 agosto 2021)”. La dichiarazione fa eco ad un comunicato della Santa Sede pubblicato sempre ieri che richiama i documenti che qui stiamo analizzando e che così si esprime: “sembra opportuno riaffermare la posizione favorevole della Santa Sede ai vaccini. Il Santo Padre ha definito la vaccinazione «un atto d’amore», poiché finalizzata alla protezione delle persone contro il Covid-19”. Affermazioni assai generose e nello stesso tempo altrettanto coraggiose nei confronti della bontà dei vaccini che non tengono conto dell’ampio dibattitto scientifico che a livello internazionale sta riguardando l’efficacia degli stessi. Queste indicazioni paiono quindi infette da un atto di fede cieca nei vaccini. Maggiore prudenza, visto il tema assai controverso e opinabile, non sarebbe guastata. Infine, tra le altre linee d’azione indicate nel documento ricordiamo: “Dedicare una maggiore spesa di bilancio alla protezione dei bambini” e “Proteggere i bambini che hanno subito un trauma alla riapertura delle scuole”.
Il documento poi traccia anche alcune strategie operative per la Chiesa stessa: “Le diocesi e le parrocchie dovrebbero essere preparate a intervenire rapidamente quando le famiglie sono colpite dal COVID-19. […] I membri della parrocchia possono mobilitarsi per assicurare che i bambini colpiti dal COVID-19 rimangano nell’assistenza familiare. […] Raddoppiare gli sforzi per trovare una famiglia per ogni bambino [qualora a causa del Covid sia rimasto orfano]. Affrontare direttamente l’aumento della violenza contro i bambini durante la pandemia di COVID-19”.
I due documenti, al netto delle sbavature prima indicate, sono lodevoli nei contenuti, però, c’è qualcosa che stona. La nota stonata, volendo giocare con i paradossi, è una nota mancante. Il primo compito della PAV rimane quello di occuparsi di bioetica. Pare allora strano che in due documenti che parlano di bambini e pandemia non si accenni all’aumento di morti di feti per mancate visite a causa dell’emergenza sanitaria e alle politiche abortiste di molti Paesi che hanno frenato sulle diagnosi e sulle terapie per patologie molto importanti, ma non hanno interrotto i cosiddetti servizi abortivi. Ci saremmo aspettati un accenno almeno a questi due gravi fenomeni che interessano la vita nascente.