Vaccini, la vulgata mediatica e le tante smentite
La scienza non dà certezze, tantomeno sui nuovi vaccini anti-Covid. La vulgata mediatica ci parla di vaccini sicuri, di epidemia di non-vaccinati, di contagio frenato e dell'inesistenza di discriminazione fra pazienti. Ma scienziati, attivisti e media indipendenti mostrano una realtà molto differente, dati alla mano.
Risuonano come mantra ovunque: le certezze apodittiche di una parte del mondo scientifico vengono propinate come fossero verità assolute, indiscutibili, sacre. Peccato che altri studi di loro colleghi autorevoli, ripresi da autorevoli riviste di settore e talvolta anche dalla cronaca, dicano l’esatto contrario, con crescente frequenza.
Qualche esempio. Si dice che i vaccini attualmente disponibili siano sicuri. Non proprio, secondo il dott. Geert Vanden Bossche, illustre virologo, ex-direttore del programma Gavi-Alleanza mondiale per i vaccini e la vaccinazione ed ex-dirigente della «Fondazione Bill e Melinda Gates», quindi voce decisamente al di sopra di ogni sospetto. Ebbene, secondo lui, occorre fare attenzione ai gravi danni provocati al sistema immunitario dal vaccino anti-Covid, vaccino incapace peraltro di sviluppare un’immunità di gregge. Per questo, ha esortato chi non sia vaccinato a restare tale e, se con patologie, anche ad «evitare il contatto coi vaccinati». Secondo l’illustre virologo, è anzi immaginabile, in prospettiva, il collasso del sistema sanitario proprio a causa delle complicanze sui vaccinati, peggio se con richiami. Per questo si è dichiarato pubblicamente contrario all’obbligo vaccinale annunciato in Austria e Germania. Dello stesso parere anche il dottor Robert Malone, “papà” della tecnologia del vaccino mRna.
Negli Stati Uniti, una trentina di professori e scienziati di università prestigiose, quali la Yale e Harvard, riunitisi sotto la sigla Public Health and Medical Professionals for Transparency, ha voluto vederci chiaro e, impugnando il Freedom of Information Act, ha chiesto l’accesso ai documenti, che hanno convinto l’Amministrazione americana ad autorizzare la commercializzazione del vaccino Pfizer contro il Covid-19. La risposta ufficiale è stata che ci vorrebbero non meno di 55 anni per soddisfare la loro richiesta, dovendo fornire l’equivalente di 329 mila pagine: strano! Come ha fatto allora la Fda, l’ente americano che regolamenta i medicinali, a studiare questa mole immensa di documenti in soli 108 giorni? I conti non tornano… Se n’è accorto il giudice federale del Texas, che si è occupato della battaglia legale tra quest’organizzazione di medici e la Fda, dando alla fine ragione ai primi. Già nel primo studio consegnato, però, si parla di 1.227 decessi, verificatisi da febbraio in poi per reazioni avverse al vaccino. Questo dato, sul campione di riferimento di 42 mila partecipanti, rappresenta il 3% di mortalità, dato decisamente superiore a quelli propagandati sui media.
Si dice che i ricoveri in ospedale riguardino per la stragrande maggioranza pazienti no-vax. Non proprio. Lo scorso 30 novembre, davanti al Senato francese, anche l’infettivologa Karine Lacombe ha detto che l’80% degli ospedalizzati con Covid-19 è non-vaccinato, per lo più finisce in terapia intensiva e poi muore. L’agenzia CheckNews, però, peraltro nell’orbita del quotidiano di Sinistra Libération, l’ha smentita, dati ufficiali alla mano, quelli forniti dalla Drees, la Direzione della ricerca, degli studi, della valutazione e della statistica d’Oltralpe: i non-vaccinati rappresentano solo il 43% dei ricoveri convenzionali, mentre in terapia intensiva la proporzione è più o meno la stessa, 50%. Quanto ai morti, i non-vaccinati sarebbero in minoranza, il 46%.
Una nuova ricerca, condotta in Germania e pubblicata lo scorso 20 novembre sulla prestigiosa rivista medica The Lancet, dimostra anche come la vaccinazione di massa contro il Covid-19 non fermi affatto la diffusione del virus, tutt’altro: la rilevanza epidemiologica dei vaccinati sarebbe anzi in aumento, specie tra gli ultrasessantenni sottopostisi a ciclo vaccinale completo: tra questi, il tasso di penetrazione del Covid sarebbe aumentato dal 16,9% del 21 luglio al 58,9% del 27 ottobre scorso. Agli stessi risultati è giunto uno studio condotto nel Regno Unito: qui l’89,7% degli ultrasessantenni, che avevano contratto il virus, risultava completamente vaccinato. E quattro delle prime cinque contee con la più alta percentuale di popolazione vaccinata sono risultate ad «alta trasmissione». Tutto ciò ha convinto il prof. Günter Kampf, docente all’Università di Greifswald ed a capo del gruppo di ricerca tedesco, del fatto che le vaccinazioni complete diventino fonti di trasmissione e, quindi, di diffusione del virus. Intanto, l’elenco degli eventi avversi riconosciuti dalla Fda è cresciuto da gravi reazioni anafilattiche a eventi trombotici fatali, miocarditi infiammatorie, specie tra i giovani, malattie neurologiche invalidanti come la sindrome di Guillain-Barré, oltre a centinaia di migliaia di decessi registrati, di disabilità permanenti e di sintomi psichiatrici – come allucinazioni, ansia, confusione, disturbi del sonno, psicosi e suicidio -.
Ultima cosa. Si dice che sui bambini i vantaggi del vaccino siano ben di più dei problemi. Non proprio. Secondo quanto dichiarato dal citato dott. Vanden Bossche, nei bambini l’«immunità innata», costituita da «anticorpi giovani», «può essere facilmente soppressa dagli anticorpi del vaccino». Poiché, tuttavia, l’immunità innata protegge da molte malattie, compreso lo stesso Covid, la sua soppressione, dovuta al vaccino, li espone a molti pericoli e potrebbe anche provocare «malattie autoimmuni». Da qui la conclusione, perentoria: «Non possiamo vaccinare i nostri figli con questi vaccini».
Intanto nessuno parla dei costi, però c’è uno studio, che aiuta a farsi un’idea delle cifre da capogiro per i vaccini Covid. È stato condotto dalla sezione africana della People’s Vaccine Alliance e da African Alliance: basandosi sui soli dati ufficiali ovvero sui risultati pubblicati dalle aziende, quantifica in 65 mila dollari al minuto il profitto combinato di Pfizer, BioNTech e Moderna. Tasse escluse, i tre colossi del siero quest’anno dovrebbero quindi totalizzare circa 34 miliardi di dollari.
Si dice di non voler fare discriminazioni tra pazienti. Non proprio. Il ministero della Salute del Queensland, la terza provincia più grande d’Australia, nega già, espressamente, i trapianti di rene, polmone o cuore ai pazienti non vaccinati con la seconda dose, destinati a finire in un’apposita lista d’attesa a tempo indeterminato. Ciò, secondo il ministero, dipenderebbe dal quadro immunodepresso dei pazienti trapiantati, quadro che troppo facilmente li esporrebbe al rischio di contrarre il virus. Ma un’organizzazione, la Reignite Democracy Australia, ha già distribuito moduli di denuncia per chiunque si veda negare un trattamento medico a causa del suo stato vaccinale. Altri Stati, intanto - come il Colorado, negli Usa -, stanno pensando di applicare lo stesso, inquietante criterio.
Quanto alle minacce, alle ritorsioni ed ai mezzi da apartheid introdotti quasi ovunque, talvolta si ritorcono contro chi li attua. È vero, oggi molti si ritrovano sospesi dal lavoro e senza stipendio. Senza di loro, però, il sistema non può reggere a lungo. Se ne sono accorti, ad esempio, presso l’ospedale di Belfort, in Francia, dove, per garantire la dovuta assistenza ai pazienti, sono stati costretti a far rientrare in servizio 21 dipendenti no-vax, annullando addirittura il loro licenziamento. Questo caso ha fatto notizia, ma pare che non sia isolato: vi sarebbero altri rientri “in deroga”, compiuti in silenzio, perché non si sappia troppo in giro...
Qualcuno è in grado di smentire su basi credibili, scientifiche e non ideologiche questi studi, questi esperti, queste percentuali?