La Natività di Maria, inizio di una nuova creazione
Lungi dall’essere un semplice “compleanno”, la festa odierna celebra il riscatto del mondo decaduto, il principio della salvezza. Perciò la liturgia siro-occidentale ha una preghiera, il Sedro, che per la Natività di Maria non teme di richiamare il versetto di un salmo normalmente riferito alla Risurrezione. I libri di storia non ne parlano, ma la nascita della Madre di Dio ci dice che il maligno è sconfitto e la creazione rinnovata
MARIA NEL TEATRO, UNA STORIA LUNGA SECOLI, di Antonio Tarallo
Le chiese orientali hanno saputo solennizzare la festa liturgica odierna, alla quale dedicano dei testi liturgici di incomparabile bellezza e profondità e che ci aiutano almeno un poco ad intuire lo sconvolgimento cosmico di questa festa così bella e, purtroppo, così ignorata. Chi scrive (mea culpa!), per molto tempo non ha fatto altro che considerare questo giorno semplicemente come il “compleanno” della Madonna, accompagnato da un Happy birthday forse un po’ più cristiano, e da un sincero affetto nei confronti della Mamma celeste, ignorando del tutto che, nell’umiltà di questa festa, è commemorato nientemeno che l’inizio di una nuova creazione, il riscatto del mondo decaduto, l’inizio della salvezza.
I cristiani siro-occidentali hanno un libro liturgico, corrispondente al nostro Ufficio Divino, che contiene il Proprio delle domeniche e delle feste della loro liturgia. Il libro si chiama Fanquito e una delle preghiere lì contenuta, il Sedro, una preghiera sacerdotale della Festa della Natività della Madre di Dio, è un capolavoro teologico. Nell’esordio di questa articolata preghiera, si legge:
«Nel celebrare la festa della natività della Vergine, la più eccelsa delle creature, ci sentiamo pieni di gioia spirituale e intoniamo dolci melodie, dicendo con il divino Davide: “Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso”».
Il richiamo a questo versetto del Salmo 117 non può lasciare indifferenti; esso è normalmente riferito al giorno della Risurrezione del Signore, giorno in cui la morte è stata vinta e si è fatto presente un nuovo modo di vita dell’anima e del corpo, nel Signore risorto.
La liturgia siriaca non teme di associare il versetto al giorno liturgico della nascita della Vergine, comprendendo che la nuova creazione, liberata dal peccato, è in realtà già presente nella venuta al mondo dell’Immacolata e sempre Vergine. Questo è il giorno fatto dal Signore, questa è la creazione perfettamente corrispondente alla Sua amorosa volontà, senza che il demonio l’abbia in alcun modo potuta sfigurare. In questo giorno, ad un tempo storico e liturgico, si respira tutta l’innocenza della creazione e si gioisce che nel mondo è entrato un principio nuovo, immacolato, vergine, di fronte al quale la sensazione di castità che si percepisce nello scorrere delle acque di un ruscello incontaminato di montagna o della purezza delle nevi candide non sono che un flebile annuncio.
Continua il Sedro del giorno:
«Quale magnifica speranza ci viene data in questo giorno tramite la bambina che nasce nella casa di Gioacchino ed Anna; per suo mezzo iniziano i beni e terminano i mali; per lei l’antica amarezza del paradiso cambia in dolcezza e delizie spirituali, per lei è rimosso l’inganno del serpente che aveva perso il capo del genere umano. Oggi tutto il genere umano si rallegra ed esulta per la nascita della sua Sovrana, la benedetta e onorata al di sopra di tutte le creature».
Tutti gli eventi della storia, ritenuti straordinari e degni di menzione negli annali, nelle enciclopedie, nei volumi che sprecano parole nel magnificare gesta più o meno nobili, non sono in grado nemmeno di avvicinare la solennità di questo giorno. Tutti gli episodi della storia restano chiusi nel cerchio del tempo, incapaci di generare qualcosa di veramente nuovo; ma la natività della Vergine è altro: è il nuovo paradiso terrestre incontaminato; è la nuova Eva, Vergine senza macchia, vera madre di tutti i viventi; è, come celebra un altro testo liturgico orientale, il Sinassario composto da Ter Israel, monaco armeno del XIII secolo, l’albero della vita, nuovamente accessibile: «Ora, se l’albero della vita, vale a dire la beata Madre di Dio, [...] è la causa della vita di tutti gli esseri, e se quest’albero, secondo Davide, è piantato lungo la corrente d’acqua (cfr. Sal 1, 3), mentre, secondo Salomone, esso cresce dal frutto della giustizia (cfr. Prv 11, 30), questo indica la santa nascita (avvenuta oggi) di colei che è albero piantato nella terra, facile d’accesso agli uomini e non più custodito dai Serafini dalle spade infuocate».
Quello che fa restare attoniti è che... nessuno se ne sia accorto. Se sui manuali di storia si trova forse qualche riga dedicata alla nascita del Signore Gesù, se non altro per spiegare agli studenti la ragione dell’attuale conteggio degli anni, nulla si trova sulla nascita della Madre di Dio. La creazione è totalmente rinnovata e il demonio sconfitto; la nuova Eva, da cui verrà tratto il nuovo Adamo, rovesciando l’ordine della precedente creazione, è presente e l’albero della vita, piantato nel mezzo del Paradiso, di nuovo accessibile; la terra Vergine del principio, su cui aleggia lo Spirito Santo, è pronta per dare al mondo l’Uomo-Dio. E nessuno se n’è accorto. Ecco la sconfitta della sapienza di questo mondo.
L’uomo è troppo addentro le cose terrene, è troppo agitato da quello che deve fare lui da non trovar tempo per contemplare l’opera di Dio e attendere con fiducia il suo compimento. Eppure, Dio non si smentisce: così fu, così è, così sarà.
La festa liturgica odierna è un grande atto di abbandono in Dio, certi che la vita vera è già presente e opera nel mondo, che la salvezza è già giunta, che il maligno è già sconfitto, nonostante questa salvezza sia nascosta ai nostri occhi. Ma è lì che va cercata, nella novità di Dio, che ha un nome ben preciso: Maria. Lì, e non nelle vane speranze della scienza o della politica, dell’economia e della cultura; e ancor meno nelle iniziative umane di riforma della Chiesa. Tutte queste cose sono idoli, «opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni. Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida» (Sal 114, 4-8).
Che questa festa ci liberi dalle false speranze; possa, come augura ancora una volta il testo del Sedro, «portare a noi le gioie spirituali e la pace della coscienza; siano guariti i nostri mali, abbia fine la nostra tristezza e possa la luce della tua sapienza splendere nelle nostre anime; risplenda questo giorno con la promessa di un futuro luminoso e favorevole». Il futuro del regno del Cuore Immacolato di Maria.