Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Cristo Re a cura di Ermes Dovico
L'ANALISI/1

La Chiesa e la morte della metafisica

Una fede senza trascendenza, una morale senza metafisica: è questa la caratteristica principale del cambiamento di paradigma in atto nella Chiesa. Così perde di significato la legge naturale e la morale scade in alcune tendenze, come ad esempio l'empirismo: attenzione quasi esclusiva alla povertà materiale, al lavoro, all'immigrazione.

Ecclesia 20_12_2018

È opinione diffusa che sia in atto nella Chiesa un cambiamento di paradigma, che sicuramente non è iniziato oggi, ma che nel periodo attuale ha ricevuto una sicura accelerazione. Opinione condivisa da cattolici di qualsiasi schieramento, tradizionalisti o progressisti, amanti del rinnovamento o legati alla Tradizione. Ma in cosa consiste questo mutamento? Rectius: qual è la sua cifra caratteristica, il criterio cardine attorno a cui sta ruotando una porta sempre più spalancata su scenari dottrinali e dunque pastorali inediti?

Tentiamo di indicare un possibile criterio, che potremmo chiamare criterio fondamentale, quasi fosse una chiave di lettura per comprendere le tante vicende che hanno interessato il pontificato attuale (per una panoramica di tali vicende rimandiamo a J.A. Ureta, Il “cambio di paradigma” di Papa Francesco. Continuità o rottura nella Chiesa, Instituto Plinio Corrêa de Olivera, 2018; L. Lo Sapio, Bioetica cattolica e bioetica laica nell'era di papa Francesco : che cosa è cambiato?, Utet, 2017; A. Valli, 266: Jorge Maria Bergoglio Franciscus p. p., Liberilibri, 2016). La chiave di lettura potrebbe essere indicata nel seguente principio: una fede senza trascendenza, una morale senza metafisica. Per motivi di competenza dello scrivente e volendo essere il più possibile sintetici tratteremo solo del secondo aspetto.

Secondo la Tradizione cattolica, che ha fatto suoi alcuni principi aristotelici-tomisti, l’uomo è sinolo di materia e forma: la persona umana è anima razionale e corpo (informato dall’anima razionale).  La dignità della persona, ossia la sua preziosità intrinseca, risiede innanzitutto nella natura dell’anima, ossia nella sua razionalità. La moralità – ossia ciò che è bene e male per l’uomo, ciò che benefica/danneggia l’uomo in quanto persona – è ciò che è consono, congruo, proporzionale alla sua anima razionale: la condotta buona è quella ragionevole, quella malvagia è quella irragionevole. Il paradigma morale allora è dato dalla natura razionale che è una realtà metafisica ed è il fondamento della legge naturale.

Pur dovendo precisare molte cose, potremmo concludere che la legge morale naturale nei suoi principi è: oggettiva, perché la natura umana è realtà data e conoscibile; universale, perché la natura umana, nella sua razionalità, non muta mai nelle persone; immutabile, perché la natura umana, nella sua razionalità, non muta mai nel tempo; assoluta (trattasi di una specificazione della precedente caratteristica), perché la natura umana, nella sua razionalità, non muta mai nelle circostanze. Da qui la dottrina sugli assoluti morali, sui mala in se, sulle azioni intrinsecamente malvagie, sui doveri negativi assoluti: azioni che mai possono essere compiute al di là delle intenzioni e al di là delle circostanze particolari in cui si opera perché mai adeguate alla dignità personale. Ad esempio l’assassinio è un’azione sempre malvagia perché atto mai consono all’intima preziosità della persona, non proporzionale alla sua dignità.

Come tenteremo di dimostrare, il cambio di paradigma dottrinale e quindi pastorale ha oscurato l’impianto metafisico della morale, un impianto dunque fondato sulla natura razionale dell’uomo. Porre la metafisica in secondo piano o addirittura voler eliminarla ha fatto scolorare la morale in empirismo, fenomenologia etica, storicismo, immanentismo e dunque ha fatto scivolare i principi dottrinali in soggettivismo, relativismo, situazionsimo e utilitarismo. Proveremo a spiegare il significato di questi termini in relazione agli scenari che stanno interessando la Chiesa. In altre parole il braccio orizzontale della croce sta soppiantando o perlomeno viene ritenuto più importante di quello verticale, ma in realtà così non può essere perché è il palo verticale che regge quello orizzontale, non viceversa.

Empirismo. Una prima prova della morte della metafisica è data dall’attenzione quasi esclusiva in seno agli ambienti cattolici e in specie ecclesiali per tematiche legate alla povertà materiale, al lavoro, al disagio e alla emarginazione sociale, all’immigrazione, alla sofferenza psicologica come la solitudine, all’esclusione sociale, all’ambiente. Un inciso: la Chiesa ama l’uomo nella sua totalità, deve quindi essere sollecita alle necessità del corpo e dello spirito, ma ben consapevole che le esigenze dell’anima sono più importanti di quelle del corpo. Ciò che invece fa problema oggi sta nel fatto che le esigenze materiali vengono ritenute più importanti di quelle spirituali o addirittura le uniche esistenti.

Questa è dunque un visione della missione della Chiesa schiacciata sull’orizzontalità, sull’immanente. Se la visione antropologica dimentica l’anima razionale, le esigenze dell’uomo saranno solo materiali, perché l’uomo sarà solo il suo corpo: scadremmo così in un riduzionismo empirico dell’etica che è una tipica deriva propria del materialismo dialettico di stampo marxista. E dunque la morale da naturale diventa sociale, la giustizia, parimenti, da naturale diventa sociale: il fine del cattolico non è più quello di onorare Dio e di salvarsi l’anima, bensì quello di soddisfare le esigenze materiali del prossimo, di salvare sé e gli altri dalla povertà.

(1. continua)