India, cristiani perseguitati anche a Pasqua
I fondamentalisti indù non hanno risparmiato i cristiani neanche durante la Settimana Santa. Nell'Uttar Pradesh, una folla di nazionalisti indù circonda una chiesa protestante. I fedeli sono accusati di "conversioni forzate" e 36 arrestati dalla polizia. L'accusa di "conversione forzata" è il classico pretesto per colpire i cristiani.
I fondamentalisti indù non hanno risparmiato i cristiani neanche durante la Settimana Santa. In India, dove sempre più spesso si verificano episodi di violenza contro le comunità cristiane, il giorno del Venerdì Santo un centinaio di fedeli della Chiesa Evangelica di Hariharganj, nel distretto di Fatehpur dell’Uttar Pradesh, stavano celebrando i riti pasquali nella loro chiesa quando sono sopraggiunte decine di persone, forse un centinaio, che hanno circondato l’edificio e ne hanno bloccato le uscite. Il loro leader, Himanshu Dikshit, poco prima aveva denunciato 55 esponenti della comunità accusandoli di aver costretto una novantina di indù a convertirsi al cristianesimo. La polizia ha arrestato 36 persone mentre ha lasciato andare liberi gli altri fedeli imprigionati nella chiesa. La comunità cristiana del distretto ha subito organizzato una colletta per ottenere la libertà su cauzione dei cristiani fermati che fortunatamente sono stati rilasciati quello stesso giorno.
Himanshu Dikshit è un esponente del Vishwa Hindu Parishad, una organizzazione nazionalista di destra che milita per affermare la Hindutwa, l’identità indù. L’accusa, sempre del tutto infondata, di convertire al cristianesimo con la forza o con l’inganno è uno dei modi che usa per perseguitare i cristiani: minacciarli, intimidirli, istigare contro di loro il resto della popolazione. Dal 2014, da quando il governo federale è presieduto dal primo ministro Narendra Modi, leader del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party, i fondamentalisti indù sono diventati più aggressivi, sapendo di godere del sostegno governativo e di poter contare, come spesso succede, sulla collaborazione delle autorità e delle forze di sicurezza locali, sempre pronte ad accogliere le loro denunce e restie, invece, a registrare quelle dei cristiani vittime di abusi e ad attivarsi per individuare e consegnare alla giustizia i responsabili. “L’arresto dei cristiani a Fatehpur è illegale e del tutto condannabile – ha commentato per l’agenzia AsiaNews monsignor Gerald Mathias, vescovo della capitale dell’Uttar Pradesh, Lucknow – partecipavano a una liturgia e non era in corso alcuna conversione. L'accusa di conversione illegale è assolutamente priva di fondamento ed è stata fabbricata ad arte dai fondamentalisti Hindutwa. I fondamentalisti sono sempre più incoraggiati e vanno in giro come vigilantes, prendendo la legge nelle loro mani. La polizia è spesso spettatrice muta e addirittura li incoraggia. Purtroppo questi incidenti sono in aumento e ci si chiede se la libertà di religione garantita dalla Costituzione sia davvero rispettata e da tutti”.
L’Uttar Pradesh è uno degli Stati in cui si concentrano le violenze. Vi si sono verificati 102 dei 468 episodi gravi registrati nel 2021 dallo United Christian Forum, una organizzazione interconfessionale che ha un numero verde al quale possono essere segnalati i casi di abusi. È anche uno degli otto Stati della federazione indiana (costituita da 28 Stati e 8 Territori) che hanno adottato la Freedom of Religion Acts, la Legge anti-conversione che proibisce alle minoranze religiose di convertire “a forza” la popolazione. Oltre che in Uttar Pradesh, dove stata approvata nel 2020, la Freedom of Religion Acts è in vigore in Odisha, Madhya Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Himachal Pradesh, Jharkhand e Uttarakhand. In altri due stati, l’Arunachal Pradesh e il Rajastan, la legge è stata approvata, ma non è in vigore e nel Tamil Nadu era stata approvata, ma poi è stata abrogata. Anche il governo del Karnataka sta pensando di cedere alle richieste dei fondamentalisti indù che inoltre esercitano pressioni affinché la legge sia adottata anche a livello federale.
Jeff King, presidente dell’organizzazione International Christian Concern, conferma che l’Uttar Pradesh è uno degli Stati indiani in cui la libertà di religione è più violata: “quando le autorità legittimano delle azioni violente arrestando le vittime, lanciano il messaggio che le attività criminali sono approvate dalle autorità purché prendano di mira le minoranze religiose. Questo atteggiamento da parte delle autorità non fa che peggiorare la situazione della libertà religiosa e aumenta la vulnerabilità dei cristiani esponendoli a ulteriori, maggiori violenze. Le leggi anti conversione sono infatti mirate, soggette a essere interpretate e portano a una totale riduzione dei diritti dei cristiani a esprimere pubblicamente la loro fede”.
Un altro leader dell’International Christian Concern ha definito un atto gravissimo di persecuzione il fatto che, proprio durante la Settimana Santa, dei cristiani non possano praticare liberamente la loro fede, “celebrare uno dei momenti più importanti del calendario cristiano”.
La settimana era già incominciata con un episodio di intolleranza. Sette volontari di Prison Ministry India, una associazione che opera nelle carceri, il 12 aprile hanno visitato una prigione nel distretto di Gadag, nel Karnataka, vi hanno organizzato momenti di preghiera e hanno distribuito delle copie della Bibbia. Un fondamentalista indù, recatosi poco dopo in visita a un prigioniero, se ne è accorto, ha scattato delle fotografie delle Bibbie, poi le ha distrutte. Due movimenti fondamentalisti indù – il Vishwa Hindu Parishad e il Bajrang Dal – hanno presentato un esposto denunciando l’operato dei volontari come un tentativo di conversione forzata e chiedendo azioni sanzionatorie nei loro confronti.