Immigrazione illegale, Draghi prenda in mano la situazione
2.500 clandestini giunti in Italia in soli tre giorni. Intanto, la Grecia rispedisce i clandestini in Turchia (che diventa "porto sicuro"), la Spagna li respinge sulla costa africana. Mentre 10 bengalesi giunti in Italia sono portatori della variante indiana del Covid. La Lamorgese ha fallito. Meglio che Draghi prenda in mano la situazione personalmente.
Tre notizie, oltre a quella dello sbarco di 2.500 clandestini in appena tre giorni (per lo più a Lampedusa ma anche in Sardegna e Calabria), marcano la drammatica situazione dell’Italia di fronte ai flussi migratori illegali e il palese fallimento delle iniziative del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, di coinvolgere l’Europa in un’emergenza che mina la sicurezza nazionale.
La prima notizia giunge dalla Grecia, dove il governo di Atene, che da tempo attua respingimenti in mare e in terra di clandestini in arrivo dalla Turchia, ha designato il 7 giugno la Turchia come Paese sicuro in cui cercare protezione internazionale per i richiedenti asilo provenienti da Siria, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh e Somalia (tutti paesi islamici come la Turchia). Un decreto congiunto dei ministeri degli Esteri e della Migrazione greco di fatto rende noto che i migranti illegali di quelle cinque nazionalità non potranno più presentare domanda di asilo in Grecia se arrivano dal territorio turco. Il decreto greco recita che la Turchia soddisfa tutti i criteri per esaminare le richieste di asilo di questi cittadini, poiché "non corrono alcun pericolo per la loro razza, religione, cittadinanza, convinzioni politiche o appartenenza a un particolare gruppo sociale e possono chiedere asilo in Turchia invece che in Grecia".
L’iniziativa è tesa a ridurre i flussi migratori verso la Grecia, consente il respingimento immediato di chi arriva e consentirebbe di rinviare in Turchia i richiedenti asilo dai paesi elencati oggi in territorio ellenico. Del resto Ankara ospita da alcuni anni almeno due milioni di rifugiati siriani. I turchi non sembrano intenzionati a riprendere i migranti che hanno raggiunto la Grecia partendo dal suo territorio, nonostante un accordo raggiunto dalla Turchia e dalla Ue del 2016, che avrebbe dovuto arginare l'immigrazione illegale nel blocco di 27 nazioni. Funzionari greci hanno affermato che Atene, finora, quest'anno ha chiesto alla Turchia di riprendere 1.453 persone, senza successo. Il ministro della Migrazione Notis Mitarachi ha definito la decisione "un passo importante nella lotta ai flussi migratori illegali" che, ha detto, "costringerà" la Turchia a reprimere l'immigrazione illegale e le reti di trafficanti. Mitarachi ha aggiunto che la decisione «è pienamente in linea con il diritto internazionale e rafforza l'arsenale legale della Grecia contro le richieste (di asilo) dei cittadini di Siria, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh e Somalia, che oggettivamente non hanno motivo di non considerare la Turchia un paese sicuro».
L’iniziativa greca è stata subito contestata da 38 Ong che hanno definito “inaccettabile” considerare la Turchia un Paese terzo sicuro e del resto è ormai evidente a tutti che le Ong, come le organizzazioni dedite al business dell’accoglienza migranti, hanno costituito un asse con le agenzie dell’ONU e diversi ambienti della Ue il cui obiettivo è rendere l’Europa la meta di tutti i clandestini, spacciati per rifugiati, anche con l’obiettivo di alimentare il business dell’accoglienza. La Grecia ha però un governo compatto che fatto chiaramente scelte coerenti con gli interessi nazionali, inclusa quella di limitare il ruolo delle Ong sul suo territorio e in alcuni casi di portarle in tribunale per favoreggiamento dell’immigrazione illegale.
La seconda notizia riguarda invece la Spagna che continua i rimpatri in Algeria dei clandestini giunti da quel Paese nordafricano e respinge, sul momento, i clandestini che cercano di penetrare nelle sue énclaves sulla costa africana di Ceuta e Melilla. Lunedì, un tentativo di circa 150 persone di entrare irregolarmente in territorio spagnolo a Melilla, scavalcando le barriere e recinzioni, è stato sventato dalle forze dell'ordine dopo scontri che hanno visto il lieve ferimento di 9 agenti della Guardia Civil.
Se aggiungiamo ai casi di Spagna e Grecia il fatto che Malta ormai da quasi un anno (dopo l’accordo dai contenuti mai chiariti con Libia e Turchia dell’agosto 2020) non accoglie più migranti, né da barconi e gommoni, né dalle navi delle Ong, appare chiaro che è rimasta solo l’Italia ad accogliere chiunque cerchi di entrare in Europa clandestinamente. Non devono quindi stupire i massicci flussi in arrivo con oltre 2mila sbarchi nelle ultime 48 ore provenienti da Libia e Tunisia verso Lampedusa, ma anche dall’Algeria verso la Sardegna e dalla Turchia verso le coste ioniche della Calabria. Sbarchi che hanno portato ormai i 18mila i clandestini sbarcati in Italia quest’anno, il triplo del 2020 e 8 volte quelli sbarcati tra il 1° gennaio e il 15 giugno del 2019. A questi numeri si aggiunge il dato, reso noto ieri, che appena il 51% dei clandestini destinati all’espulsione nei Centri di permanenza per i rimpatri (CPR) viene realmente allontanato dal territorio nazionale.
Secondo tutte le previsioni, flussi di ampie dimensioni sono destinati a ripetersi quasi quotidianamente nei prossimi mesi nonostante il buon lavoro della Guardia Costiera di Tripoli che ha fermato e riportato in Libia 1.300 clandestini tra il 3 e il 15 giugno. Pur in un governo così composito è tempo che il dossier migranti illegali venga preso in carico dalla Presidenza del Consiglio. Non solo perché su questo tema Mario Draghi si giocherà presumibilmente una parte rilevante della sua credibilità, ma anche per chiarire una volta per tutte la posizione dell’Italia rispetto all’immigrazione illegale: Roma vuole fermarla oppure vuole favorirla? Se intende fermarla, è imperativo varare immediatamente iniziative simili a quelle adottate da Grecia, Spagna e Malta, con respingimenti immediati e chiusura delle acque territoriali a tutte le navi delle Ong. Tergiversare ancora su questo fronte avrebbe conseguenze catastrofiche sul piano della sicurezza nazionale: economica sociale e pure sanitaria.
La terza notizia, emersa solo ieri, conferma infatti che 10 clandestini bengalesi sbarcati a fine maggio si sono rivelati positivi al Covid nella “variante Delta”, quella indiana che sta facendo risalire contagi ed emergenza in Gran Bretagna. I bengalesi, tutti clandestini, sarebbero asintomatici e tenuti in isolamento su una nave quarantena. Soprattutto in una fase delicata come questa, in cui stiamo faticosamente uscendo dall’emergenza sanitaria, non c’è una sola ragione per correre rischi simili accogliendo clandestini che non hanno alcun diritto di entrare in Italia e che probabilmente, come è già accaduto per migliaia di loro, faranno perdere le tracce appena sbarcati a terra.