Il vescovo presta la parrocchia all'imam candidato Pd
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L'ubriacatura del Ramadan in salsa cattolica non conosce sosta. A Brindisi il pranzo di chiusura del mese islamico è stato fatto nella parrocchia di San Carlo, ma ad invitare i cattolici è stata la comunità musulmana. E il vescovo si è fatto fotografare accanto all'imam locale, già candidato Pd alle elezioni. A riprova che l'islamismo è un progetto politico.

Dopo l’ubriacatura dei venerdì di Ramadan in parrocchia, non poteva mancare il vescovo che presta la parrocchia ai musulmani che per un giorno diventa casa dell’Islam. È successo a Brindisi dove nella Parrocchia San Carlo di Gesù (fr. Charles de Foucauld) è andato in scena l’evento più clamoroso di questa ultima tornata di “cattoislamismo”: il vescovo e l’imam, tutti assieme in parrocchia per festeggiare la fine del Ramadan e con loro pure l’Anpi e l’Arci. Che cosa c’entrino con questo evento l’associazione dei combattenti partigiani comunisti e la nota associazione ricreativa, sempre di derivazione comunista, è presto detto: ormai l’islamocomunismo si mescola volentieri ai buoni propositi del dialogo interreligioso dove a fare la figura dei gonzi sono sempre i cattolici.
Infatti, l’imam che ha partecipato al pasto domenicale, si scopre che è stato pure un candidato del Partito Democratico alle ultime elezioni amministrative del 2023. Oggi è imam e la sua attività politica precedente non deve aver creato alcun problema ai padroni di casa, cioè il parroco e il vescovo di Brindisi Giovanni Intini.
Tutto è chiaro fin dalla locandina di invito: «La comunità musulmana è onorata di invitarti alla Festa di Ramadan». Qualcuno potrebbe pensare che l’evento si svolgerà in un luogo che i musulmani della città pugliese hanno come ritrovo, ma qui casca l’asino: no, la location è proprio la parrocchia di San Carlo. Il curioso corto circuito che ne esce è quello per il quale non è la parrocchia a invitare i musulmani, ma i musulmani a invitare in parrocchia i cristiani. In casa loro. Un vero e proprio regalo fatto agli islamici, almeno per quel giorno, domenica, giorno dedicato al Signore. Un luogo che per un giorno diventa di conquista dell’Islam e sappiamo che cosa significhi questo nella testa di un musulmano, anche non necessariamente radicale o osservante.
Nelle foto postate per l’evento non si può non notare quella di una tavola imbandita con decorazioni a mezzaluna con dietro un muro dove sono appesi due quadretti della Beata Vergine Maria. E se qualcuno pensasse che la cosa possa stonare, questo è niente se si guarda la foto che ritrae il vescovo Intini accanto all’imam.
Solitamente si è soliti pensare che l’imam rappresenti, nell’Islam, il nostro sacerdote, dunque una figura religiosa, ma come è noto, evidentemente non ai gonzi di Brindisi, l’islamismo non è una religione, ma un progetto politico. Infatti, si viene a scoprire che l’imam in questione, tale Khaled Bouchelaghem, non è affatto una figura religiosa e basta, ma qualcosa di più.
Non è difficile, dopo aver fatto una piccola ricerca, scoprire che al di là della sua attività imprenditoriale in quel di Brindisi, il soggetto è stato tra i candidati in consiglio comunale del Partito Democratico nella scorsa tornata amministrativa, nella quale il candidato 5 stelle Roberto Fusco è uscito poi sconfitto nelle urne.
Dunque, Khaled Bouchelaghem, è stato almeno fino due anni fa, un attivista politico del Pd, tanto da finire pure candidato per il partito di Elly Schlein. Oggi, nel suo nuovo ruolo di imam, si fa fotografare accanto al vescovo come se fosse una guida religiosa sganciata da progetti politici e ideologie. Niente di più falso, ma questa è la riprova, se mai ce ne fosse bisogno, che queste iniziative non hanno nulla dell’autentico spirito del dialogo interreligioso, ma sono appannaggio dell’islamismo politico che occupa spazi, impone la sua socialità con la forza della persuasione e grazie all’ignoranza di tanti cattolici che pensano ancora che il dialogo sia un comandamento da onorare costi quel che costi.
Ma che l’operazione sia politica, fatta sotto gli occhi di un vescovo, che difficilmente non si può non inquadrare come complice, è anche la presenza di altre persone al pranzo di Ramadan.
Drissa Kone, ad esempio, è un immigrato maliano, che regge la Comunità africana. Ma sempre lui è membro del direttivo provinciale dell’Anpi. Ora, che il movimento partigiano abbia avuto un suo fulcro nevralgico in uno dei paesi più a sud d’Italia tanto da giustificare la presenza di un Anpi che ne tenga viva la memoria, è cosa che non risulta dai libri di storia.
Ma l’Anpi è da almeno 10 anni a questa parte, morti ormai tutti i partigiani, un’associazione che per rimanere viva deve giustificare un fascismo che in realtà non esiste. Così sposa volentieri tutte quelle cause che giustifichino agli occhi della società civile un rischio fascismo da combattere. E così troviamo il giovane Drissa impegnato in campagne contro il fascismo in Italia, ma pure in Etiopia, come recita la locandina di una mostra organizzata proprio dall’Anpi e che ha visto la presenza, tra i padroni di casa proprio del rappresentante della comunità africana locale e componente dell’Anpi.
Insomma, tra islamocomunismo e partigiani islamisti, il vescovo ha pensato bene di aprire le porte di un luogo di proprietà della Chiesa per questo discutibile connubio, in una miscellanea inestricabile di sincretismo religioso e politico.
Ma questo è solo uno degli aspetti più clamorosi del Ramadan che si è appena concluso. Come la Bussola ha documentato molte parrocchie sono state teatro di cene di fine Ramadan. A questo elenco si aggiunge anche l’ultimo evento in ordine di tempo andato in scena a Prato, dove il vescovo ha concesso agli islamici nientemeno che il cortile della chiesa di San Domenico dove la preghiera musulmana è risuonata domenica.
E questo è niente se si pensa che in alcuni paesi, ormai, i musulmani si prendono addirittura le chiese. Come è successo a Bruxelles, nel quartiere di Molenbeek. Per l’occasione a loro è stata data la chiesa di San Giovanni Battista che è diventata per un giorno un refettorio per il pasto serale dell’Iftar.
Sono lontani i tempi in cui i musulmani venivano fermati in armi a Lepanto e Vienna. Oggi la penetrazione sta avvenendo molto facilmente in una società assuefatta e grazie a partiti come il Pd che aprono volentieri le loro strutture alla militanza islamista.
Ma anche grazie alla complicità di una Chiesa che non sa più nemmeno che cosa significhi affermare la propria identità. E il caso di Brindisi lo dimostra e se si pensa che a pochi chilometri di distanza, giacciono i teschi dei martiri di Otranto, che diedero la vita per non piegarsi all’Islam, la cosa da grottesca, diventa persino sconcertante.
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