Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
LE CAUSE DELLA CRISI BANCARIA/3

Il socialismo finanziario non è la soluzione, ma è il problema

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L’operato delle Banche centrali, aggravato dalle politiche fiscali fortemente espansive durante la stagione dei lockdown, è stato quindi all’origine delle distorsioni a cui si cerca ora di porre rimedio invertendo frettolosamente tendenza. Ma anche il nuovo corso darà origine a nuovi problemi, probabilmente a una prolungata stagflazione. 

Economia 07_04_2023
Euro

Segue dalla precedente

L’operato delle Banche centrali, aggravato dalle politiche fiscali fortemente espansive durante la stagione dei lockdown, è stato quindi all’origine delle distorsioni a cui si cerca ora di porre rimedio invertendo frettolosamente tendenza, creando così nuovi problemi. Col rischio che una nuova crisi, questa volta finanziaria, creerebbe l’alibi per la prosecuzione ad libitum di quello stato di eccezione, di crisi permanente – prima sanitaria e poi climatica, energetica e geopolitica ­– in cui la narrazione dominante ci ha progressivamente immerso negli ultimi tre anni. Ciò aprirebbe la strada a una nuova stagione di interventismo politico e regolamentare, con possibili salvataggi discrezionali, oltre al rischio che le autorità monetarie colgano tale nuova grande opportunità per accelerare verso le CBDC, le Central Bank Digital Currencies: le divise digitali delle banche centrali, in fase avanzata di studio, sono programmabili e controllabili politicamente, e non esporrebbero quindi al rischio della corsa agli sportelli. Rappresentano l’estrema frontiera del denaro fiat, perché consentono una gestione politica e diretta del denaro, il cui valore potrebbe quindi essere manipolato come meglio ritenuto opportuno dalle autorità.

In conclusione, al di là di aspetti tecnici o di cause specifiche, il problema di fondo rimane quello di un sistema monetario fiat basato sulla riserva frazionaria e sull’interventismo delle Banche centrali, che spinge alla leva e all'azzardo morale falsificando i prezzi, i rendimenti e quindi le decisioni di risparmio e allocazione degli investimenti, inducendo cicli finanziari ed economici accentuati e schizofrenici, dei boom artificiali seguiti da fasi di bust, di forte contrazione. Le distorsioni finanziarie ed economiche generate dalla grande sbornia di liquidità successiva alla Grande crisi finanziaria del 2008-2009, e poi in accelerazione esponenziale post-CoViD, sono così profonde e interconnesse che richiederanno verosimilmente dei lustri per essere assorbite: a meno che le bolle, anziché sgonfiarsi un po’ per volta nel corso degli anni, non scoppino improvvisamente portando a un crash del sistema, ripulendolo velocemente da cattivi investimenti e imprese zombie.

Le Banche centrali sceglieranno verosimilmente la strada dello scaricare nel tempo gli eccessi, al costo di tornare ad aprire i rubinetti della liquidità se il sistema finanziario andasse in fibrillazione, ma ciò seminerebbe nuova inflazione. Lo scenario più verosimile che si prospetta è quello della cosiddetta stagflazione, un mix di stagnazione economica e di inflazione, che potrebbe protrarsi per diversi anni. Nessuno può dire se il conto sarà pagato tutto di colpo, nel giro di poco tempo, oppure, più probabilmente, un po’ per volta nel corso degli anni: l’unica certezza, comunque, è che a pagare sarà chiamata ancora la classe media, a partire dai titolari di redditi fissi, oltre che dai piccoli risparmiatori, come sta già accadendo da quasi 2 anni. E quando la classe media si contrae, come accade oramai da svariati anni, è un indizio evidente dell’avanzata del socialismo, in questo caso nella variante del socialismo finanziario delle Banche centrali, più accondiscendente nei confronti di Wall Street che di Main Street.

Morale della favola? Semplice: le Banche centrali e i governi, gli incendiari di ieri, sono divenuti i pompieri di oggi. Purtroppo, tentando di risolvere i problemi che hanno causato ieri, creeranno inevitabilmente le condizioni per nuovi problemi in futuro. Ma nessuno presenterà mai loro il conto: tu chiamala, se vuoi, economia libera…

3. Fine