Il Governo si burla della Famiglia: priorità, ma non ora
L'inutile e sarcastica passerella del Governo alla Conferenza della Famiglia. Gentiloni e Boschi gettano fumo: le riforme per la famiglia? Una priorità, ma non adesso. E la Boldrini parla già di famiglie. Fiscalità e denataliatà grandi assenti.
Tutto secondo copione: la III Conferenza Nazionale della famiglia si concluderà oggi nell’unico modo in cui doveva concludersi: nell’anonimato più completo di un governo che sembra aver vissuto l’evento come un compitino mediatico da svolgere per fare contenti le associazioni familiari che l’hanno promossa. Una passerella vuota e per certi versi fastidiosa ampiamente prevedibile. Ieri a Roma, in Campidoglio, è andato in scena il triste spettacolo di un Parlamento e di un Governo disinteressati alle politiche familiari. Non c’è da stupirsi, semmai da registrare acriticamente che a causa del vuoto pneumatico emerso ieri l’Italia dovrà ancora una volta aspettare anni per parlare finalmente di famiglia come motore di sviluppo per la società.
Gli interventi nell’ordine della presidente della Camera Laura Boldrini e del premier Paolo Gentiloni e un’intervista in ginocchio di Avvenire al Sottosegretario Maria Elena Boschi, che quest’oggi concluderà i lavori, hanno certificato che questo governo non farà un bel nulla per le famiglie numerose, per affrontare seriamente il problema della denatalità e per favorire una riforma fiscale che tenga conto degli effettivi carichi familiari degli italiani. Anzi, se potranno, Parlamento e Governo acuiranno ancora di più la distanza tra un popolo, quello delle famiglie italiane, e le elite democratiche impegnate adesso a includere nell’alveo anche le coppie omosessuali unite civilmente.
Infatti la Boldrini l’ha detto subito introducendo i lavori: “Ormai in Italia non esiste più un solo tipo di nucleo famigliare. Anche la legislazione ha iniziato ad accorgersene”. Fine della discussione. Con la legge Cirinnà cambierà il concetto di famiglia, che sarà così declinato al plurale e di conseguenza sarà impossibile una qualunque strategia di rilancio per la famiglia naturale matrimoniale come cellula della società.
Anche il passaggio del primo inquilino di Montecitorio sulla denatalità, indicata come un problema serio, è stato letto in chiave troppo marxista per poter essere concreto. “Non è vero che le donne non fanno figli perché lavorano. È vero il contrario: non fanno figli perché non lavorano”, come se un impiego fisso e ben retribuito fosse garanzia di rinascita demografica. Il fatto è che oggi non si fa più figli perché non si ha più alcuna speranza nel futuro e questa viene meno per vari motivi, anche di visione dell’uomo, ma almeno per quanto riguarda le colpe dello Stato, perché l’imposizione fiscale rende impossibile qualunque progettualità.
Lo dimostra il fatto che la maggior parte delle donne che non hanno figli oggi è perfettamente inserita nel mondo del lavoro. Ma le donne non fanno figli anche perché la cultura abortista che si è imposta in Italia e in Europa negli ultimi 40 anni ha letteralmente falcidiato, oltre che la popolazione, anche il concetto stesso di maternità, umiliandolo e riducendolo, lungo le varie fasi della vita fertile della donna prima a peso, poi a bisogno e infine a capriccio. Ovviamente, collegare gli aborti al crollo della natalità è un argomento troppo politicamente scorretto per i relatori come la Boldrini, che di fronte a questi fatti reagirebbero inorriditi.
Anche il premier Paolo Gentiloni ha mostrato di sopportare con fastidio la giornata e ha lanciato promesse al limite della tenerezza nei pochi minuti del suo intervento. Roba da Oscar del birignao: “L’impegno che mi assumo oggi è arricchire e registrare nella composizione il Reddito d’inclusione già nella prossima legge di stabilità, pur nella limitatezza delle risorse esistenti. È insufficiente, lo sappiamo. Ma almeno è un inizio”. Che cosa ci è venuto a fare se la conclusione è che quello che farà sarà insufficiente? Pochi spiccioli per una fetta, piccola, di cittadini al limite della povertà. Lodevole, certamente, ma è un intervento assistenziale, non è un piano di sviluppo serio, che comprende l’aspetto educativo e fiscale, soprattutto se accompagnato alla solita promessa della politica dei bonus con la quale, si è già visto, non si va lontano.
Ma in fondo, non è colpa di Gentiloni, il quale ha gettato un po' di fumo negli occhi parlando di un tonitruante "patto tra generazioni". Il premier condivide con molti altri leader europei il fatto di non avere figli. Assieme alla Merkel, May, Macron e molti altri. Non è certo colpa loro, ma non si può non concludere con le parole di Charles Gave il quale dice che “chi non ha figli non ha la stessa visione del futuro di chi ne ha”. Al limite della presa in giro poi, quasi a preannunciare il suo discorso di questa mattina, l’intervista di Avvenire al Sottosegretario Maria Elena Boschi.
A cominciare dal titolo: “La famiglia è una priorità, ma ora i margini sono stretti”. In pratica: di soldi non ce ne sono. O meglio: si decide che non ce sono. Ora, chissà se al Forumfamiglie qualcuno si sente preso in giro, ma un qualunque padre di famiglia sa che quando bisogna fare i conti con la fine del mese, si mettono in fila, rigorosamente in posizione gerarchica, le priorità, le quali vengono anteposte alle spese voluttuarie o accessorie. Tra le priorità ci sono i costi indispensabili per il mantenimento della casa, per farla vivere. Non serve un esegeta per affermare che le priorità vengono prima e non si possono differire. Invece la Boschi che cosa racconta al giornale dei vescovi, il quale se ne guarda bene dal farglielo notare? Che esistono priorità che possono essere rimandate. Ma allora non sono priorità! Ergo il governo ha altre priorità. E allora perché non dirlo, illudendo di fatto tutti gli italiani? Perché bisogna tenere a bada il popolo che chiede attenzione e equità fiscale. Parlandogli di tutt’altro e mostrando un’attenzione pelosa e per nulla sincera.
Ma che la Boschi volesse prendersi gioco delle famiglie italiane è lei stessa a dirlo: “C’è la possibilità di dare un segnale già nella legge di bilancio, altrimenti non avremmo neanche convocato la Conferenza. Ma nei limiti che ci siamo detti. Immaginare ora una riforma strutturale non è realistico perché il governo è alla fine del suo mandato. Il Pd comunque farà del tema del sostegno alle famiglie una bandiera della campagna elettorale e un argomento centrale per il primo anno di governo”. Della serie: vi stiamo dando dei segnali, ma in questi anni abbiamo fatto altro perché delle famiglie non ci è importato nulla. Mettetevi in fila e aspettate. E soprattutto votate Pd.