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CONTRO LA GENDERCRAZIA

Il bus della libertà e l'uso dei "bimbi in transizione"

Fa tappa a Firenze il #busdellalibertà che scardina i principi dell'ideologia gender. Proprio nei giorni in cui infuria la polemica per un convegno in Regione sui bambini in transizione, strumentalizzati per dimostrare un passaggio che non esiste in natura. 

Educazione 25_09_2017
Il bus della libertà

Li chiamano bambini in transizione e sono l’ultima frontiera della follia della fluidità di genere. Il procedimento, tutto da dimostrare nella sua parte scientifica e ancor meno giustificabile dal punto di vista pedagogico e psicologico è definito da un’espressione inglese female to male, dalla femmina al maschio, e viceversa. Uno di questi bambini, Alessio, avrebbe dovuto parlare il 7 ottobre prossimo nella prestigiosa sede della Sala del Gonfalone di Firenze, una delle più in vista del Consiglio Regionale della Toscana.

Perché proprio la Regione è la principale sponsor del convegno organizzato dal gruppo regionale di Sì (Toscana a Sinistra) chiamato Bambini in Rosa. Sottotitolo: crescere un bambino con varianza di genere, i tanti aspetti della normalità. Ma proprio normale non deve essere se la stessa Regione, dopo le proteste di un esponente di Forza Italia sta pensando di non concedere la sala per il convegno e ha preso le distanze da quella comparata che sa tanto di sbattere il bambino all’uso più strumentale che si possa fare della sua persona. Nel volantino si dice che Alessio ha 14 anni, ma la sua partecipazione tra i relatori del convegno è messa in forse. Il caso è emerso all’attenzione del dibattito nazionale grazie alla tappa fiorentina del Bus della Libertà che proprio ieri ha fatto tappa lungo le sponde dell’Arno. 

“Con la tappa a Firenze inauguriamo un grande progetto di mappatura che riguarderà tutta la Toscana – affermano i promotori CitizenGo e Generazione Famiglia – poiché i contenuti del convegno sulla presunta transessualità di bambini e bambine sono gli stessi che caratterizzano molti progetti che entrano nelle scuole sui territori all’insaputa dei genitori”.

Ieri a Piazzale Michelangelo c’erano un centinaio di persone ad accogliere il #busdellalibertà, che oggi farà tappa a Milano per sensibilizzare contro l’ideologia Gender nelle scuole e che ha impresso nella fiancata un messaggio molto semplice: “I bambini sono maschi, le bambine sono femmine”.

Nei giorni scorsi alcune sigle Lgbt hanno giudicato “transfobica” l’iniziativa, che si sta ripetendo in diverse parti d’Europa e negli Stati Uniti. In un certo senso i promotori se lo aspettavano. Così come si aspettavano la richiesta avanzata da alcuni collettivi Lgbt ai sindaci delle città interessate al passaggio, di non ospitare il bus per le strade, vietando così il più elementare dei diritti costituzionali, quello di espressione. 

Qualcuno, tra gli amministratori ha abboccato, anche se fortunatamente non si è assistito alle scene di rappresaglia che avevamo denunciato ad esempio in Spagna. Proprio in contemporanea al passaggio dell’autobus il Comune di Firenze ha diramato una nota ufficiale a nome dell’Assessorato alle Pari Opportunità criticando il passaggio del Bus della Libertà e definendo la campagna per la libertà educativa dei genitori di “chiaro intento discriminatorio”.

“Ovviamente rispediamo al mittente le accuse del Comune di Firenze: la nostra campagna non discrimina nessuno ma è a difesa del diritto di priorità educativa della famiglia: che i bambini siano maschi e le bambine femmine non è un'opinione, è biologia”, hanno risposto gli organizzatori.