I rifugiati originari del Burundi membri di una comunità religiosa rifiutano l’identificazione biometrica
Rischiano di perdere il diritto alla protezione internazionale i profughi originari del Burundi rifugiati nella RDC che non accettano di fornire i dati biometrici richiesti dall’Acnur per motivi religiosi
Un gruppo di rifugiati originari del Burundi, protetti dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, Acnur, nella Repubblica democratica del Congo, rischia di perdere il diritto all’assistenza se entro la fine di febbraio non accetterà di sottoporsi all’identificazione biometrica. Si tratta di una comunità religiosa guidata da una donna, Euzebie Ngendakumana, che sostiene di vedere la Vergine Maria regolarmente. Nel corso delle apparizioni, la Madonna le impartisce delle raccomandazioni – dice Euzebie – tra cui quella di rifiutare la registrazione biometrica, “il marchio della Bestia”, secondo i seguaci della veggente che citano il capitolo 13, versetto 16 del libro dell’Apocalisse. I funzionari dell’Acnur hanno spiegato che senza i dati biometrici i profughi non potranno più ricevere cibo, acqua e usufruire di assistenza sanitaria. La comunità è ospitata in un campo di transito nella provincia congolese del Sud Kivu da quando nel 2017 i suoi componenti si sono scontrati con le forze di sicurezza durante una manifestazione di protesta contro il rimpatrio di alcuni connazionali. Negli scontri 37 profughi furono uccisi e 117 feriti. Oltre 400.000 persone sono fuggite dal Burundi dal 2015, anno in cui il presidente Pierre Nkurunziza ha deciso di ricandidarsi alla carica in violazione della costituzione, innescando proteste represse duramente e il riaccendersi delle rivalità tra le due etnie del paese: gli Hutu e i Tutsi. Circa 40.000 rifugiati vivono nella Repubblica democratica del Congo.