I bambini e il segreto della santità possibile
La santità non è un modello di perfezione raggiungibile da pochi eletti, ma è la chiamata di ogni cristiano. È il desiderio di Gesù Cristo per ogni uomo. Ce lo rivelano un esercito di santi bambini che, silenziosamente, stanno portando Cieli nuovi e terra nuova proprio in questo tempo che appare privo di speranza, insegnandoci a credere in Colui che Vive e che tutto può. E andando dietro a loro impariamo i segreti del Paradiso...
Santa Teresina di Lisieux paragonò il Paradiso ad un giardino fiorito ove ogni fiore, dalla maestosa rosa all’umile pratolina, serve a omaggiare la Primavera, proprio come, ogni anima, piccola o grande che sia, glorifica Dio facendo semplicemente la Sua divina Volontà.
Ebbene, verrebbe da dire che la piccola Teresa del Carmelo aveva scordato di raccontare un particolare fondamentale: che questo giardino fiorito è pieno di bambini i quali cantano, giocano e scorrazzano come pazzi, facendo incredibilmente divertire Dio.
È questa l’immagine che si registra guardano “La santità raggiungibile”, uno speciale edito da Maria Vision Italia e curato da Enrico Graziano Giovanni Solinas, in cui otto genitori raccontano le incredibili storie dei loro dieci bambini, già volati in Cielo.
Si ha così l’impressione che non si possa più prescindere dai bambini per comprendere cosa sia la santità e come essa si realizzi in questo tempo. Ovvero, che se non ritorneremo come bambini, davvero non potremo entrare nel Regno dei Cieli. In effetti, questi dieci bambini non sono che la punta di un iceberg, o meglio, sono il piccolo manipolo di un esercito ben più vasto e popoloso di quanto si possa immaginare. Ma cosa ci dicono questi bambini? E quale santità ci raccontano?
SANTI PERCHÉ PICCOLI
Non è un caso che la capofila di questa allegra schiera di santi bambini si chiami Sara Mariucci e abbia, pensate un po’, solamente tre anni.
Fulminata da una scarica elettrica salendo su un giochino a gettoni, la storia di Sara, che vede la Madonna e predice la sua morte terrena con un racconto dettagliato alla mamma, lascia senza parole. Ancor più perché, dopo la sua partenza per il Cielo, la conversione dei suoi famigliari non è che l’inizio di una pioggia di miracoli che la piccina fa cadere ininterrottamente dal Paradiso.
«Ultimamente – racconta mamma Anna – una signora ha pregato Sara chiedendo la grazia di una gravidanza. Una notte questa signora sogna Sara, la quale però le dice di non poterle dare retta, essendo troppo indaffarata. La signora infatti non riceve la grazia, ma per molti mesi persevera nella preghiera finché una notte sogna nuovamente la piccina. Questa vola Sara le appare in sogno tutta circondata da stelle luminose e dice: “È giunto il tempo”. Poi raccoglie le stelle tra le manine e le poggia sul grembo della donna. Di lì a poco la donna scopre di essere in dolce attesa».
Ebbene, ci si potrebbe facilmente domandare: quale santità può insegnare una bambina di tre anni? Quali virtù può vantare? Quale eroismo in lei? Sono domande legittime, ma sono anche domande che legano la sanità ad un modello di perfezione che, in fondo, la tiene lontana da ciascuno noi. Sara invece con i suoi soli tre anni ci ricorda che la santità è di Gesù Cristo, solo Lui è il Santo, e noi non possiamo far altro che partecipare della Sua santità. Come? Togliendo ogni ostacolo al progetto di Dio su di noi e abbandonandoci completamente alla Sua Volontà. Proprio come fa una bambina di tre anni con il suo papà.
Lo stesso segreto di santità ce lo svela Manuel Foderà, il bambino che parlava con Gesù Eucaristia, il quale ripeteva: “Fidatevi completamente e totalmente di Gesù e Lui vi darà tutto!”. Manuel, nonostante fosse un bambino dai doni mistici eccezionali, diceva sempre che lui non era affatto un bambino speciale: “Quello che Gesù fa con me lo vuole fare con ciascuno di voi!”.
SANTI PERCHÉ PIENI DI SPIRITO SANTO
L’idea di raccontare di una santità, appunto, raggiungibile, parte da Federica, la mamma di Lisa, nata al Cielo pochi mesi fa, all’età di nove anni. Le quattro recidive del tumore, le ripetute operazioni e gli infiniti cicli di chemio non hanno potuto lontanamente fermare questo uragano di vita che percorreva i corridoi del reparto tra ruote, balli e rovesciate; che trasformava la camera d’ospedale in una beauty farm e che un giorno obbligò l’oncologa ad esclamare: “Lisa, ma per te questa non è chemio, è acqua benedetta!”.
Ecco perché mamma Fede spiega: “Mia figlia era letteralmente una pazza! Non dovete immaginare una bambina tutta pia, composta e perfetta… lei era tremenda!”. Però era una vera pazza di Gesù. A soli sette anni, lasciando tutti interdetti, scrive sul suo diario: “Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio!”.
Un giorno Lisa chiede di poter ricevere l’Eucaristia e di essere lasciata sola nella sua stanza: “Voglio parlare da sola con Gesù!”. Dopo un po’ caccia un forte urlo, cosicché mamma Federica si precipita da lei. Lisa trema come una foglia per l’enorme emozione e racconta: “Mamma! Credimi, Gesù era qui con me… con la sua manona mi ha fatto una carezza dalla testa giù-giù fino alla schiena e ora sono guarita!!! Mamma c’ha certe manone Gesù, mi ha fatto due o tre coccole di quelle!!”.
Lo Spirito di Dio l’aveva rapita e da quel momento Lisa aveva la certezza di essere guarita, ma di quella guarigione vera e completa di cui godono i santi. Ed era talmente guarita Lisa che la forza di Vita in lei la portava a ridere sempre, persino negli ultimi tempi, in cui arrivò a dire: “Tutti hanno visto Dio perché Dio è luce… chi vede la luce, vede Dio! Io l’ho visto, l’ho veramente visto! Io ho creduto e adesso sono guarita!!”.
Lo Spirito Santo che aveva guarito Lisa era lo stesso Spirito che possedeva Giovanna di Maria (detta Kiri), la quale, sin da quando aveva nove mesi di vita, si ritrovava spesso a dormire per terra, senza coperte né cuscino… ovviamente tutti pensavano che la piccola cadesse o si spostasse inavvertitamente dal lettino. Se non fosse che la cosa continuò, per anni e anni, fino agli ultimi giorni di vita, quando Kiri fu costretta a confidare alla mamma che si trattava di una sorta di penitenza che lei faceva per sentirsi vicina ai più poveri, di notte, mentre pregava il Rosario del perdono per tutto il mondo.
Kiri nacque al Cielo a soli 12 anni, per una improvvisa emorragia cerebrale, dopo aver ripetutamente predetto la sua morte e aver confidato alla mamma che lei si sentiva pronta per andare a far festa con Gesù.
E ancora. Come spiegare il piccolo Gianluca che, anche lui malato di tumore, un bel giorno si solleva sul letto d'ospedale e ridendo e saltando di gioia grida: “Voglio farmi santo, voglio farmi santo!”, iniziando così una vera e propria corsa al Cielo? O la piccola Laura Degan che divenuta cieca per il suo male incurabile inizia a vivere assiduamente in compagnia della Madonna, del suo Angelo custode e dei santi che la accompagneranno sino al suo glorioso ingresso in Paradiso?
SANTI PERCHÉ SEMPRE FELICI
Detto che è solo lo Spirito di Dio che opera la santità nella piccola anima che a Lui s’abbandona, una cosa in cui tutti i bambini si sforzavano eroicamente però ci sta: ed è ridere, ridere e ancora ridere. Ecco l’impegno più eroico di tutti.
Memorabili, in questo, sono i tre fratelli Gravina: Rosaria, Giastin e Cosimo. Nati tutti e tre con una malattia genetica rara e “incompatibile” con la vita, i cosiddetti “tre vulcani” hanno vissuto sino all’adolescenza contro ogni previsione medica e sfidando le leggi della natura. Tanto che una dottoressa un giorno arrivò a dire di loro: “Solo un grande amore può tenere in vita questi ragazzini, che altrimenti avremmo già salutato da tempo”.
Ebbene, questi fenomeni avevano una particolarità: erano dotati di una simpatia fuori dal comune. Rosaria e Giastin per esempio si facevano mettere con la carrozzella ai piedi di Gesù Crocifisso e si fermavano lì per ore a raccontargli le barzellette, dicevano infatti che non è giusto che Gesù debba ascoltare da tutti solamente lamentele e tragedie.
Un bel giorno mamma Carolina, esausta di sentirle, disse loro ridendo: “Basta bambine, Gesù adesso scende dalla Croce e se ne va!”. E loro prontamente risposero: “Mamma, tu non hai capito nulla! Gesù sta spesso in questa casa perché con noi si diverte!”. E giù risate.
Persino il funerale, che loro chiamavano "la festa", fu motivo di allegria per i tre fratelli. Ciascuno lo organizzò secondo i suoi desideri e ognuno venne esaudito da Gesù perfettamente. Come Giastin, per esempio, che desiderava che la sua salma fosse accompagnata in chiesa con lo strombazzare del clacson e che aveva chiesto che in quel giorno ci fosse la nebbia fitta, affinché lei potesse fare un ingresso “da star” in Paradiso da Gesù. Tutto ciò, e molto altro, puntualmente accadde.
Ma quanto a gioia di vivere, i fratelli Gravina sono in ottima compagnia. Come dimenticare la piccola Giulia Zedda che a sei anni ha accolto il suo feroce tumore così: “Io ringrazio Gesù perché mi ha fatto ammalare a sei anni, perché così ho goduto sei anni della mia vita senza malattia, ma adesso continuerò la mia vita con la malattia”. Giulia non ha solo accettato, ma ha accolto la malattia e l’ha vissuta con gioia.
Tanto innamorata della Madonnina di Fatima e dei tre pastorelli, la piccola infatti aveva imparato ad offrire tutto a Gesù: “Io non soffro, ma offro”. Era tanto reale questa gioia di Giulia che la mamma racconta: “Devo essere sincera, per noi la malattia non è stata una cosa pesante, perché lei non ci ha trasmesso dolore, ma ci ha sempre trasmesso la sua gioia”.
Poco prima di volare in Cielo, Giulia ha messo tutti i suoi giochi in alcune buste e ha chiesto alla mamma di darli ai bambini "meno fortunati di lei", perché lei, che aveva dieci metastasi al cervello, si riteneva una bambina fortunata ed era felice.
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