"Nata per il Paradiso": la storia della bimba che cambia i cuori
Come può l’esistenza di una martire che ha sofferto praticamente tutta la sua breve vita svelare l’amore immenso che Dio può nutrire per una Sua creatura? Costanza Signorelli lo racconta in “Nata per il Paradiso. La straordinaria vita di Laura Degan”. Un libro "scandaloso", che dimostra la carnalità della presenza di Dio accanto agli uomini e che fa venire voglia di donarGli la vita.
Resta un mistero comprendere perché un padre buonissimo permetta, e a volte addirittura desideri, il sacrificio dei suoi figli prediletti. Ma diventa impossibile se non si crede che più la prova è grande più porterà ad ottenere una gioia e una gloria senza limiti. Quelle per cui l’esistenza di una bambina che ha sofferto praticamente tutta la sua breve vita ci svela l’amore immenso che Dio può nutrire per una sua creatura. Un amore destinato a raggiungere altri suoi figli ancora oggi, come dimostra Costanza Signorelli in “Nata per il Paradiso. La straordinaria vita di Laura Degan”, scritto per la collana di libri della Nuova Bussola Quotidiana.
Laura nasce a Padova il 13 dicembre 1987, nel giorno di santa Lucia, con cui avrà diverse affinità, e morirà l’11 settembre 1994, tre mesi prima del suo settimo compleanno. In questi pochi anni la bimba toccherà la vita di una moltitudine di cuori, che ancora adesso si convertono conoscendo la piccola martire di Cervarese Santa Croce (come la chiamò profeticamente sua nonna Assunta, la prima a mettere per iscritto le memorie di un’esistenza prodigiosa). Ci sono due cose che colpiscono di questa anima purissima, da una parte la dignità e la maturità con cui sta davanti al Signore anche provando sofferenze enormi, dall’altra la gioia, la vivacità e l’affetto con cui contagia fin da piccolissima chiunque le stia accanto.
Laura, infatti, si ammala di tumore all’età di due anni, ma grazie alla fede dei suoi genitori e alla grazia chiesta da loro alla Madonna di non disperare, la malattia in casa sarà vissuta nell’abbandono pieno al Signore che aveva donato loro quella figlia affinché fosse sostenuta nel suo cammino velocissimo al Cielo. Nei cinque anni di malattia Laura vive pene indicibili che la porteranno ad essere completamente sfigurata in volto, ma si può intuire che attraverso questo calvario la piccola salva anime con Gesù che le dona consolazioni mistiche sublimi: Laura vede le realtà celestiali, conversa con il suo angelo custode (addirittura si vedrà accompagnata da lui nei pellegrinaggi che chiese di fare a Medjugorje), con Maria e Gesù. Nei pochi dialoghi con il cielo che sua mamma Paola riesce a captare (la bimba era discretissima) sentirà la piccola domandare come mai Dio abbia scelto proprio lei. E grazie ad un frate santo che prende a cuore la piccola si capirà che “il Cielo la vuole”, perciò che quella grande ma breve sofferenza è un passaggio capace di avvicinare a Dio schiere di persone per poi portare la piccola dove sogna di stare: fra le braccia di Gesù.
Impressiona il racconto del suo ultimo giorno di vita, in cui Laura attende la morte con ardore e, pur straziata dalle pene, appare piena di pace: come un’ostia spezzata tende le mani in avanti come per chiedere alla Madonna di venire a prenderla (quando la mamma si avvicina per abbracciarla, Laura le sposta le braccia per farsi largo verso il Paradiso).
In “Il Chicco di grano”, Signorelli aveva già parlato del mistero di questi piccolo innocenti, scelti da Dio per salvare il mondo corrotto. Ma è chiaro che ognuno di loro, come ogni persona, ha una sua missione precisa. Quella di Laura è sicuramente di mostrare che il sacrificio non è una punizione ma la condizione per raggiungere il bene. Che il dolore offerto può cambiare molto di più di ogni nostro “fare” (impressiona la testimonianza di una suora di clausura entrata in convento grazie al fatto di averla conosciuta a scuola a 6 anni per i pochi mesi in cui la bimba poté frequentarla). Laura però insegna anche ad essere felici ora, scegliendo di abbandonarsi completamente nelle braccia di Dio, nonostante tutto. Sopratutto, nota Costanza, ognuno di noi attraverso di lei “deve imparare a sentirsi amato da Dio”. Il che si impara appunto lasciando a Lui le redini della vita.
Non è facile, è sicuramente una grazia da implorare, ma un modo c’è e qui vale la pena riprendere le parole scandalose dell’autrice del volume: “Senza Gesù Eucarestia non vi è allegrezza di spirito, non esiste lode o canti, è impossibile ogni sguardo di amore...insomma, nulla avrebbe senso, perché tutto, senza l’Eucarestia, sarebbe solo uno sforzo umano, ultimamente insopportabile”. E in effetti solo così si può spiegare la volontà di Laura, che ricevette la Comunione prima dei suoi compagni, di nutrirsi dell’Eucarestia ogni giorno (anche in quelli più dolorosi in cui non riusciva a deglutire nulla). Se non fosse Gesù in persona capace di recare sollievo, come si spiegherebbe una richiesta simile da parte di una bimba impegnata a lottare con mali indicibili? Se non l'Eucarestia non fosse Dio in persona, capace di parlare alle anime che sanno ascoltarlo, come si giustifica la richiesta di una piccola di rimanere sola e di non essere disturbata dopo averLo ricevuto?
C’è poi una conferma in questa vita, la compagnia reale della Madonna a chi prega il Rosario, una compagnia così potente e benefica da portare la bimbetta a rimproverare così chi accorreva a far visita alla famiglia nei giorni prossimi alla sua morte: “Di loro che, invece che chiaccherare, recitino il Santo Rosario...tu dillo forte, voglio sentirli!”. Il Rosario era infatti in grado dissipare ogni buio da cui questa martire poteva essere tentata.
Perciò Laura è una bambina scandalosa per il mondo come per i cristiani, costringendo chi la incontra a scegliere, a non stare in mezzo. A trattenere per sé la vita o ad offrirla completamente a Dio, a vivere inquieti oppure, nonostante tutto, in pace.