Giovani impazziti, sacrificati sull'altare del lockdown
Il rapporto annuale dell'Unicef conferma quel che era già evidente in numerosi studi precedenti: un'impennata di diagnosi di disagio mentale e di suicidi fra minorenni, soprattutto in Europa. È la conseguenza diretta dei lockdown. Ed ora i governi vogliono reagire a colpi di farmaci facili e terapie, peggiorando il problema.
Nei giorni scorsi ha destato scalpore il rapporto annuale dell’Unicef (“La condizione dell’infanzia nel mondo: Nella mia mente”), quest’anno affronta la crescita dei disagi mentali e suicidi di bambini vissuta in questi anni di lockdown imposto dai governi durante la pandemia di Covid 19. Non è l’unico studio che mostra la devastazione di intere giovani generazioni.
Non saranno le cure farmacologiche o psichiatriche a risollevare le future generazioni, ma solo un ritorno deciso alla libertà e verità della persona e delle sue relazioni. In diversi Paesi, come in Italia, si spinge verso medicalizzazione dell’educazione nelle scuole, come abbiamo descritto su La Bussola, ma in moltissimi studi si promuove invece la responsabilità educativa dei genitori. L’allarme lanciato dall’Unicef è drammatico: «un giovane su 5 tra i 15 e i 24 anni affermava di sentirsi spesso depresso o di avere poco interesse a fare le cose… Il suicidio è la quarta causa di morte tra i ragazzi dai 15 ai 19 anni». Ma in Europa, dove il lockdown è stato imposto ovunque e per lunghi periodi di tempo, si uccidono molti più ragazzi e giovani. Nel nostro continente il suicidio è la «seconda causa di morte … il 19% dei ragazzi europei tra i 15 e i 19 anni soffre di problemi legati alla salute mentale, seguiti da oltre il 16% delle ragazze nella stessa fascia d’età. 9 milioni di adolescenti in Europa (tra i 10 e i 19 anni) convivono con un disturbo legato alla salute mentale; l’ansia e la depressione rappresentano oltre la metà dei casi».
La messe di dati e delle ricerche che dimostrano come le misure restrittive della libertà, imposte durante il lockdown, siano state la causa principale dell’aumento dei disagi mentali e dei suicidi tra i ragazzi e giovani sono note da tempo. Nel primo anno di lockdown nel Regno Unito sono aumentati di «quasi cinque volte il numero di bambini morti per suicidio, rispetto a quelli morti per il virus stesso», questo l’esito di una ricerca delle migliori università britanniche, pubblicato nel luglio scorso. In Canada con il lockdown c’è stato un incremento del 100% dei bimbi ospedalizzati per disagi mentali e del 200% di quelli che hanno assunto sostanze ‘suicide’ ed in Germania, secondo l’indagine dell’Università di Saarland, ha avuto gravissime conseguenze sociali e psicologiche.
Il lockdown da Covid 19 ha avuto e continua ad avere effetti devastanti sui bambini e adolescenti. Nell’agosto scorso un ampio studio di revisione sistematica sugli effetti sui ragazzi del lockdown imposto a causa Covid (‘The impact of COVID-19 lockdown on child and adolescent mental health: systematic review’), dimostrava quale andamento drammatico abbiano avuto ‘quarantene’, ‘distanziamenti sociali’ e didattiche a distanza sui ragazzi dal marzo 2020: depressione passata dal 10 al 27%, irascibilità dal 16 al 73%, difficoltà di dormire dal 40 al 62% etc. Lo stesso mese, un altro studio che compara 28 ricerche fatte in tutto il mondo su 80mila bambini ed adolescenti (Global Prevalence of Depressive and Anxiety Symptoms in Children and Adolescents During COVID-19) , confermava l’aumento del 20-25% di depressione e ansietà nei ragazzi a causa delle misure imposte con il lockdown durante il Covid 19. L’isolamento, la chiusura delle scuole, la impossibilità di partecipare ad attività ricreative, gli impedimenti di contatti umani con amici sono state le prime cause di questa crescita di disagio grave nei bambini e ragazzi.
La percentuale di problemi legati alla salute mentale per i ragazzi e le ragazze in Europa fra i 10 e i 19 anni è del 16,3%, mentre il dato globale nella stessa fascia di età è del 13,2%. Le nazioni con la percentuale maggiore in Europa fra le 33 prese in esame sono: Spagna (20,8%), Portogallo (19,8%) e Irlanda (19,4%), mentre quelle con la percentuale minore si trovano principalmente in Europa orientale: Polonia (10,8%), Repubblica Ceca (11%), Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia (11,2%). In Italia si stima che, nel 2019, il 16,6% dei ragazzi e delle ragazze fra i 10 e i 19 anni soffrivano di problemi legati alla salute mentale, circa 956.000 in totale. Fra le ragazze, la percentuale è maggiore (17,2%, pari a 478.554) rispetto ai ragazzi (16,1%, pari a 477.518), questi dati riportati dall’Unicef ci dicono una cosa importante: laddove i paesi hanno mantenuto un forte spirito e cultura cristiana e famigliare, i disagi dei bambini e ragazzi sono stati minori durante le chiusure e gli isolamenti forzati decisi dai governi durante il Covid 19.
Una conferma che viene anche da una ricerca dell’Istituto degli Innocenti di Firenze (Unicef) dei giorni scorsi (Life in lockdown) sulla salute mentale ed il benessere dei bambini ed adolescenti durante il Covid 19, nel quale si prende anche atto di quanto i forti legami famigliari e la presenza dei genitori siano inversamente proporzionali alla crescita dei disagi dei ragazzi. I governi hanno compiuto scelte delinquenziali nell’imporre con la scusa del Covid il lockdown a bimbi e ragazzi, pur in presenza di evidenze mediche e scientifiche che dimostravano e dimostrano che i bambini, se infettati, si ammalano meno. Ora i governi vorrebbero rispondere alla devastazione delle giovani generazioni, ancora una volta irresponsabilmente, con le facili prescrizioni di ‘pillole della felicità’ e con il potenziamento di ‘servizi psicoterapeuti scolastici’. Tutti sappiamo che queste scelte aumenteranno solo le ‘dipendenze’ farmacologiche e psichiatriche di bimbi e ragazzi.
C’è una unica via d’uscita: abbandonare la ‘trappola dell’individualismo’ e ritornare ad una antropologia adeguata della persona e della società. E’ urgente tornare alla realtà evidente che, come ricordava il Cardinal Caffarra, “l’uomo è immagine e somiglianza di Dio…è comunione interpersonale… e che l’uomo è se stesso attraverso la verità”. Sull’altare dell’emergenza Covid 19, molti governi hanno colpevolmente sacrificato intere generazioni di ragazzi e giovani; ora, senza una ferma resistenza sociale ed un cambio di rotta radicale, il rischio è che i sacrifici umani proseguano sugli altari di altre ‘divinità emergenziali’, dall’ambientalismo ai dogmi LGBTI.