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JIHAD DEI COSTUMI

Francia: le influencer lanciano la moda del velo islamico

Nella Parigi di Macron decine e decine di account tra Instagram e Tik Tok sponsorizzano le studentesse in hijab, una divulgazione sui generis che contempla anche trucchetti utili ad aggirare le regole che vietano il velo in classe. Mentre in Iran c’è chi perde la vita per averlo anche solo indossato male. 

Libertà religiosa 13_10_2022
Moda islamica

Se è vero che l’omicidio a Teheran della giovanissima curda Mahsa Amini, colpevole di “mal velo”, è stato non già la ragione unica delle contestazioni che continuano ad incendiare le strade dell’Iran, quanto, invece, la miccia di una protesta che interessa una vastissima sfera di problemi che affliggono il Paese, è altrettanto vero che in Occidente c’è chi il velo lo difende, lo pubblicizza, lo osanna. 

Secondo l’organizzazione non governativa Iran Human Rights, che ha sede a Oslo, almeno 185 persone sono state uccise in queste settimane. Eppure la coraggiosa azione delle donne che si sfilano il velo in una rivolta nuova perché indipendente, senza nessuna leadership riconoscibile rispetto a un fattore squisitamente politico, in Europa non fa troppo rumore. 

A parte, infatti, un po’ di femminismo cauto e fotogenico con ciocche tagliate qua e là – senza, però, mai condannare realmente il regime islamico iraniano, le sue regole e quel che rivela il velo nel suo significato – non ci sono iniziative degne di nota. Anzi, c’è chi rivendica la difesa ad oltranza del velo islamico. Sono le adolescenti francesi che vanno a scuola in abaya – l’indumento femminile che ha funzione di hijab in molti Paesi della Penisola arabica – come segno esteriore di appartenenza islamica, accompagnate dai ragazzi che indossano l’equivalente al maschile, il qamis, come se fossero a Riyadh. A diciotto anni dalle legge francese sui simboli religiosi, la scuola d’oltralpe è teatro di nuove rivendicazioni islamiste. E, a queste esibizioni sul vestiario, vanno aggiunte le polemiche sui menu delle mense, gli orari differenziati nelle piscine per maschi e donne e gli spogliatoi da adeguare a standard islamici per una diffusa, ma costante, halalizzazione della vita quotidiana degli adolescenti francesi. 

È così che nella Parigi di Macron decine e decine di account tra Instagram e Tik Tok sponsorizzano le studentesse in hijab in una divulgazione sui generis che contempla anche trucchetti utili ad aggirare le regole che vietano il velo in classe.

Le Monde racconta di Ines, adolescente francese che spiega alle coetanee, sul social cinese, come nascondere i capelli legando il velo a turbante in modo che nessuno riesca a contestarne l’uso, poi c’è Sirine che insiste, “non ci sono alternative, i capelli vanno legati. E quando proprio non potete indossare il velo, non passate davanti ai ragazzi, ma soprattutto non parlate con loro”. Ma “abbassare lo sguardo alla loro presenza”, è il suggerimento di un po’ tutte le influencer francesi del velo. C’è un video, visto 403mila volte, che riprende due adolescenti che esultano per esser riuscite ad entrare con il velo e l’abaya a scuola, a dispetto della legge francese che ne vieta l’uso in classe. Il video immortala il saluto al supervisore della scuola che chiude gli occhi, e una terza mentre indica fiera la sua abaya. Poi c’è Leia, una liceale con un profilo TikTok dai 57mila iscritti e 2 milioni di “mi piace”. È famosa per le lezioni di moda islamica: come abbinare il velo con tutto. E sempre insiste, “sono felice di vedere le mie amiche che si velano una ad una”. 

Basta andare sull’hashtag “velo” e scoprire migliaia di mini video, pubblicati proprio in queste ore, con visualizzazioni che arrivano a quasi 450 milioni. Mentre in Iran c’è chi perde la vita per averlo anche solo indossato male, in Francia ci sono quindicenni, ma anche tredicenni, che incoraggiano ad indossare l’hijab ed esprimono biasimo per le regole che vigono nelle scuole francesi e tristezza per tante amiche che si scoprono prima di entrare a scuola. Ysmnee in un video dice, “nessuno sa cosa si prova a togliere il velo. Che Allah ci renda le cose facili”. “Coraggio sorella mia, sii forte”, commenta un ragazzo. E chissà se sono riusciti a vederlo in Iran prima della censura dei social di queste ore.

Il numero di incidenti scolastici legati all’uso del velo e dell’abito islamico nelle scuole medie e superiori diffuso sempre più, in Francia non è una novità. Gli ultimi dati, che risalgono alla primavera scorsa, riportano 627 episodi considerati attacchi alle leggi dello Stato solo tra dicembre 2021 e marzo 2022. Secondo un sondaggio Ifop di gennaio 2021, prodotto su richiesta de l’Osservatorio dell’Educazione della Fondazione Jean-Jaurès, il 49% degli insegnanti intervistati afferma di essersi già auto-censurato per non causare incidenti nella propria classe con studenti islamici, - si tratta di 13 punti percentuali in più rispetto al 2018. Più della metà degli insegnanti sostiene di aver già subito da parte degli alunni almeno una forma di protesta, in nome dell’islam, per i programmi scolastici. Il 59% dichiara di aver già dovuto affrontare forme di separatismo religioso da parte degli studenti specie per quel che riguarda l’abbigliamento islamico. E Samuel Paty, il professore di storia decapitato da un giovanissimo per una lezione sulle vignette di Maometto, non è un ricordo remoto per la classe docenti di Macron.

Gli stessi insegnanti denunciano, poi, anche la presenza di studenti che sono in via di radicalizzazione e che giocano il ruolo di censori: verificano e denunciano, in classe e sui social. Lo scorso 16 settembre, è stato anche il Ministero dell’Istruzione francese ad invitare formalmente i presidi a vigilare sull’uso di “indumenti che possano apparentemente manifestare un’affiliazione religiosa”. Una circolare non trascurabile, specie se arriva da un neo ministro che fino a pochi mesi fa insisteva sull’inconsistenza delle polemiche su velo e islamogauchisme.

Ma uno studio de l’Osservatorio dell’Educazione della Fondazione Jean-Jaurès di luglio 2021 pubblica ancora un dato: tra gli insegnanti under 30 è il 57% a sostenere l’uso del velo per le studentesse. Una fotografia della Francia che verrà. 
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