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ORIGINE DEL COVID

Fauci, il virus e il laboratorio di Wuhan: vietato sospettare

Il National Institute of Health (Nih) americano, agenzia del Dipartimento della Sanità degli Stati Uniti, avrebbe finanziato delle ricerche pericolose dell’Istituto di Virologia di Wuhan nel 2018 e 2019. Fra queste ricerche ve ne sono alcune che sono definibili come “guadagno di funzione”. Fauci lo aveva sempre negato. Quante cose non sappiamo, ancora?

Creato 28_10_2021
Una guardia all'Istituto di Virologia di Wuhan

Il National Institute of Health (Nih) americano, agenzia del Dipartimento della Sanità degli Stati Uniti, avrebbe finanziato delle ricerche pericolose dell’Istituto di Virologia di Wuhan nel 2018 e 2019. Fra queste ricerche ve ne sono alcune che sono definibili come “guadagno di funzione”: modificare geneticamente un virus per renderlo anche più contagioso, al fine di studiarne la pericolosità. Questi finanziamenti non sarebbero stati versati direttamente dal contribuente americano al prestigioso istituto della Cina comunista, ma attraverso EcoHealth Alliance, Organizzazione non-governativa americana dedita allo studio e alla prevenzione delle epidemie. La rivelazione arriva da un alto funzionario del Nih, Lawrence Tabak. Si tratterebbe di uno scandalo solo americano, se non riguardasse un problema mondiale: il Covid. Non è ancora detto che uno di questi esperimenti, finanziati dal contribuente americano, siano poi finiti male, contaminando prima una città cinese e poi il mondo intero. Ma è ormai chiara una cosa: che molti hanno taciuto. E probabilmente continueranno a tacere. Uno di questi, potrebbe essere Anthony Fauci, che ora viene clamorosamente smentito da Tabak.

Nella lettera inviata dal funzionario del Nih alla Commissione per le riforme e la supervisione della Camera (del Congresso degli Usa), Tabak scrive, prima di tutto: il coronavirus studiato nell’ambito del programma finanziato anche dal Nih «Non è e non può essere diventato il Sars Cov-2». Sempre secondo Tabak, sono stati condotti “piccoli esperimenti” per vedere se «le proteine spike tratte da coronavirus naturali provenienti da pipistrelli che circolano in Cina, fossero in grado di legarsi ai recettori umani ACE2 in un modello murino». Il topo usato come cavia si sarebbe ammalato in modo più grave rispetto a quelli che avevano contratto il virus naturale. Come afferma Tabak, questi esperimenti non c’entrano nulla con il Sars Cov-2, il virus con cui siamo alle prese da venti mesi. Ma dalla stessa missiva emerge chiaramente che il Nih ha finanziato degli studi, a Wuhan, in cui sono stati condotti degli esperimenti di guadagno di funzione su coronavirus di pipistrelli. Ciò che realmente importa, è che Fauci finora, aveva garantito che nessun esperimento del genere fosse stato finanziato, per di più con soldi pubblici. Aveva dunque ragione il senatore Rand Paul (Repubblicano), che aveva messo alle strette Fauci su questa questione e che si era sentito dare del bugiardo in pubblico.

Fauci affermava che non erano stati finanziati esperimenti di guadagno di funzione e invece lo erano. Peter Daszak, presidente della EcoHealth Alliance, nonché membro della spedizione degli ispettori dell’Oms in Cina, aveva anche affermato che non vi fossero pipistrelli vivi nel laboratorio di Wuhan. E invece c’erano. Messo alle strette, per rispondere alle accuse del senatore Paul, Fauci aveva fatto un discorso di semantica: dal suo punto di vista, gli esperimenti condotti a Wuhan, non sono definibili “guadagno di funzione”, secondo gli standard del Nih. Ma oggettivamente lo sono, e dopo la lettera di Tabak, Paul è ovviamente tornato al contrattacco con un argomento in stile “ve lo avevo detto”. Il punto è: quanti hanno mentito? E cosa dobbiamo scoprire, ancora?

L’origine dell’epidemia è ancora ignota. Ma fino a pochi mesi fa, almeno fino all’estate scorsa, c’era una sola certezza ufficiale: che si trattava di un’origine naturale, dunque il laboratorio di Wuhan (sospettato sin dal primo giorno) era estraneo ai fatti. Questa granitica certezza, ora, non esiste più. Quanti sono stati censurati, sbugiardati dai “fact checkers indipendenti” e oscurati dai social network, ora possono affermare di essere stati diffamati. Bene ripeterlo ancora una volta: non è affatto detto che il virus che ci sta rovinando l’esistenza sia uscito da un laboratorio, men che meno sappiamo come ne sia uscito, se per un atto intenzionale o per un incidente. Non ci sono le prove per affermare che alcuna di queste ipotesi sia vera. Ma è possibile. E il silenzio imposto a chi dubita, una pratica ormai tipica di questo periodo di pandemia (la criminalizzazione del dubbio) indica scarsa considerazione di sé, da parte dei comunicatori ufficiali. Fauci è sempre apparso come un medico coscienzioso che parla in nome della scienza. Gli ultimi mesi lo stanno mostrando al grande pubblico come un politico, o un burocrate, che cerca di discolparsi. Da cosa, non è ancora chiaro. La verità è, al contrario, fondamentale proprio in un periodo come questo. Conoscere la verità sull’origine del virus, non solo è questione di giustizia, ma anche di salute, perché permetterebbe di prevenire future eventuali pandemie. Dalla Cina (finché il regime comunista sarà al potere) non possiamo attenderci alcuna verità. Dagli Stati Uniti, però, dovremmo poter pretenderla.