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INTERVISTA AL VESCOVO USA

Eletto a difesa della vita, le "canta" a Chiesa e politici

Joseph Naumann, neo presidente della commissione per la Vita della Conferenza episcopale americana, spiega che se la Chiesa non difende la vita commette un'omissione. E parla sia del problema della Corte Suprema sia dei politici cattolici che difendono l'aborto.

Vita e bioetica 22_12_2017

Di recente è stato eletto presidente della commissione per la Vita della Conferenza Episcopale statunitense, grazie ai vescovi che l’hanno preferito al cardinale fortemente progressista di Chicago Cupich. Joseph Naumann, arcivescovo di Kansas City, in un'intervista al Catholic World Report spiega che la Chiesa deve difendere la vita in tutte le sue fasi, altrimenti compie un peccato di omissione, senza dimenticare di menzionare quei cattolici che si proclamano tali ma poi agiscono in maniera contraria a quello che è l’insegnamento della Chiesa. Naumann si riferisce chiaramente alla situazione del suo Paese: ma i fatti a cui stiamo assistendo in questi giorni in Italia ci dimostrano la drammatica validità delle sue parole anche per il nostro paese.

Naumann racconta che, quando predica in chiesa su questi temi, “comincio riconoscendo la probabilità che ci siano persone nei banchi che hanno avuto un’esperienza diretta dell’aborto. Dico loro che sanno meglio di chiunque altro che tragedia sia l’aborto e chiedo loro di pregare per me nel mio lavoro, così che io possa aiutare altri a capire quale è il dolore che stanno provando. Parlo del Progetto Rachele, che aiuta le donne a riprendersi dell’aborto. Dico loro che se ne hanno bisogno lì si trova aiuto. Poi spiego loro perché questo tema è importante e che la retorica della “scelta” è ingannevole. La gente non parla di “scelta’ in altre campi quando c'è in gioco la perdita di una vita umana”. 

Naumann, figlio di una gravidanza difficile (il padre fu ucciso quando sua madre era incinta di tre mesi), spiega che ciò che rende l’aborto particolarmente distruttivo è il fatto che non solo elimina la vita di un bambino, ma lascia cicatrici su tutta la famiglia, perché l’aborto avviene nel grembo, proprio il posto dove la vita dovrebbe essere più protetta. “Certo, dobbiamo predicare su questo tema in maniera sensibile ed essere di appoggio a coloro che hanno abortito e ne sono pentiti. Ma se la Chiesa resta silenziosa sulla distruzione della vita, significa che siamo negligenti e che lasciamo i nostri giovani vulnerabili a prendere questa tragica decisione”.

La situazione politica negli Stati Uniti non è omogenea. In vari Stati i governi hanno assunto una posizione decisamente più favorevole ai temi pro-life. “Nel Kansas, dove vivo il governo del nostro Stato ha una buona tradizione nell’adozione di misure a protezione della vita. In ogni caso resta il pericolo che la Corte Suprema del nostro Stato possa far venor fuori un “diritto” ad abortire dalla Costituzione statale, il che invaliderebbe le leggi statali che siamo stati in grado di approvare per proteggere la vita”.

Naumann nota che in una maggioranza di Stati i legislatori hanno spinto fin dove hanno potuto per proteggere la vita non nata. Ma a livello nazionale la via è più difficile, specialmente a causa del Senato. “Abbiamo bisogno di sessanta senatori per adottare una legislazione. Abbiamo avuto delle maggioranze significative alla Camera, ma non al Senato”. In realtà i maggiori problemi vengono dalla Corte Suprema, che ha usurpato il ruolo degli Stati nella creazione di politiche pubbliche in questi campi. “Spero ci sia qualche speranza di cambiare la composizione della Corte Suprema”.

Negli ultimi anni un numero crescente di americani sono diventati pro-life, specialmente i giovani. “Hanno vissuto la tragedia dell’aborto e hanno capito quanto è malvagio”. In effetti, la Marcia per la Vita che si svolge ogni anno a Washington è dominata dai giovani. 

Infine, viene il problema dei politici che si presentano come cattolici e appoggiano l’aborto legalizzato. Come dovrebbero rispondere i pastori della Chiesa? “Abbiamo il dovere di dialogare con quella persona quanto più possibile. Partiamo dal presupposto della sua buona fede, o di un'informazione carente, e cerchiamo di fare in modo che rifletta più attentamente e onestamente sul problema. Quel che risulta particolarmente complicato è quando troviamo cattolici che ostentano il loro cattolicesimo prendendo però posizioni che non sono coerenti con il nostro insegnamento cattolico. È questo il caso di Kathleen Sebelius, precedente governatore del Kansas, che non mancava mai di professarsi cattolica, ma agiva in modo totalmente contrario all’insegnamento della Chiesa. Si crea un problema per noi vescovi quando i cattolici in politica si comportano così. Insegnano alla nostra gente che va bene essere cattolico ed appoggiare l’aborto legale”.

L’arcivescovo Naumann presenta un secondo caso specifico: quello di Tim Kayne, senatore e candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti: “Un altro esempio di politico che ostenta il suo background cattolico ma sparge un sacco di retorica pro-choice. Quando fanno così assumono un ruolo di maestri portando molte persone sulla cattiva strada “.