DeepSeek, l'intelligenza artificiale cinese che fa tremare l'America
Ascolta la versione audio dell'articolo
La risposta cinese a Chat GPT si chiama DeepSeek, creatura di Liang Wenfeng. È più efficiente e il suo sviluppo costa il 4% di quello dei concorrenti americani. Panico in Borsa.
Liang Wenfeng, giovane imprenditore cinese, pareva solo un sognatore sempre spettinato e dall’aspetto trascurato. Nessuno lo aveva preso sul serio, finché non ha lanciato sul mercato DeepSeek, la risposta cinese a Chat GPT, un programma di intelligenza artificiale (IA) generativa più potente dell’originale americano, ma molto più economico. E nei mercati è iniziato il panico, come dimostra il crollo dei titoli delle società legate all’IA, a partire da Nvidia, il 27 gennaio.
«Abbiamo sempre visto l’intelligenza artificiale come qualcosa che arriva dall’Occidente», ha dichiarato Liang. «Ma perché dobbiamo essere solo fruitori e non protagonisti?». Il suo approccio mira a rivoluzionare la competizione fra Cina e Occidente: «La maggior parte delle aziende cinesi copia e adatta, noi vogliamo creare. Per troppo tempo, l’innovazione è stata vista come un lusso. Ma oggi la Cina ha le risorse per investire in ricerca di base». Amato dal Partito (almeno per ora), molto autarchico (ha assunto solo cinesi nella sua impresa), Liang ha però confezionato un prodotto che non è dissimile dalle altre copie cinesi di prodotti inventati in Occidente. Possono essere migliori o peggiori, costare meno, ma non si tratta di un cambio di paradigma, solo di una versione aggiornata di un’invenzione americana.
Quel che fa tremare le aziende statunitensi all’avanguardia è semmai il costo e il tipo di sviluppo. Nel 2021, Liang Wenfeng ha iniziato la sua impresa acquistando unità di elaborazione grafica Nvidia per addestrare la sua chatbot a rispondere a ogni domanda. I suoi stessi soci non gli credevano. Per elaborare un programma così sofisticato, finora, sono occorse risorse ingenti che solo Open AI, Google, Meta, Amazon ed X si sono potuti permettere. La nascita di DeepSeek è la dimostrazione che anche una startup può farcela, con materiali facilmente reperibili sul mercato e a circa il 4% dei costi. L’altra sfida è il tipo di sviluppo: mentre i colossi statunitensi tengono gelosamente per sé le versioni più avanzate dei loro programmi generativi, Liang Wenfeng ha reso subito open-source i suoi.
Come sia stato possibile un tale risparmio di tempo e denaro è ancora oggetto di studio. Non ha funzionato la strategia di Biden, protezionista, che consisteva nel limitare e controllare la vendita di chip alla Cina. Non è stata efficace, sia perché Liang Wenfeng ha iniziato a lavorare al suo progetto (acquistando le unità da Nvidia) prima dell’inizio delle sanzioni, sia perché ha in parte aggirato il problema della mancanza di velocità di calcolo dei suoi chip, con un metodo di addestramento più innovativo e razionale.
L’analista Lennart Heim, della Rand Corporation, lo spiega così al Wall Street Journal: «Immaginate le prime versioni di ChatGPT come un bibliotecario che ha letto tutti i libri della biblioteca. Quando gli viene posta una domanda, fornisce una risposta basata sui molti libri che ha letto (…) DeepSeek ha adottato un altro approccio. Il suo bibliotecario non ha letto tutti i libri, ma è addestrato a cercare il libro giusto per trovare la risposta dopo che gli è stata posta una domanda». Una tecnica di ricerca diversa, dunque, che permette di risparmiare sulla velocità dei chip e sull’energia consumata.
Come risponderanno adesso gli Usa? La prima decisione di Trump, nel campo dell’Intelligenza Artificiale è stata quella di rimuovere controlli e restrizioni imposti da un ordine esecutivo dell’amministrazione Biden. In base a quell’ordine, le aziende che sviluppano modelli di IA che pongono un “serio rischio” per la sicurezza nazionale, la sicurezza economica o la salute e la sicurezza pubblica avrebbero dovuto informare le autorità di regolamentazione quando addestrano i loro modelli e condividere i risultati dei test di sicurezza. Trump sta invece iniziando a dare più libertà agli sviluppatori: un approccio molto più rischioso, ma anche molto più orientato allo sviluppo.
Se finora la Cina era rimasta indietro nella competizione sull’IA è infatti a causa della sua struttura troppo dirigista, rigida e controllata dal Partito Comunista che impone vincoli ideologici. La creatività individuale, alla base del successo di Liang Wenfeng, è comune in America, ma in Cina è l’eccezione. E il controllo del Partito tuttora pesa sullo sviluppo della nuova DeepSeek: chi scrive ha provato a chiederle cosa sia successo il 4 giugno 1989 a Tienanmen e la risposta, prevedibile, è stata «Scusa, ciò va oltre il mio scopo. Parliamo di qualcos’altro». (In compenso, la nuova chatbot cinese conosce molto bene La Nuova Bussola Quotidiana e, alla domanda su cosa sia, ha dato una risposta impeccabile. La Cina è vicina…).