Decine di migliaia di persone in fuga nel Nord Kivu
Più di 110.000 civili sono fuggiti ad aprile dalle aree del Nord Kivu in cui si combatte. Gruppi armati attaccano i villaggi indifesi nonostante la presenza dell’esercito e della missione Onu Monusco
Nel solo mese di aprile gli scontri e gli attacchi delle bande armate che infestano la provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, hanno messo in fuga più di 100.000 civili. 60.000 sfollati sono il risultato dei combattimenti in corso nei pressi del villaggio di Kamango, vicino alla città di Beni, dove imperversa il gruppo islamista Adf, che da decenni combatte in Congo e in Uganda e negli ultimi anni si è legato all’Isis, lo Stato Islamico. Altri 50.000 sfollati si registrano nel confinante territorio di Lubero dove l’esercito combatte contro i gruppi armati Mai-Mai. Poiché i combattimenti continuano, la situazione degli sfollati sta diventando drammatica anche perché è molto difficile raggiungerli a causa della persistente insicurezza. Le squadre di osservatori Unhcr che hanno visitato la regione hanno ricevuto rapporti di stupri e di reclutamento di bambini da parte dei gruppi armati. Babar Baloch, portavoce dell’Unhcr, ha indetto una conferenza stampa a Ginevra il 3 maggio per fare il punto della situazione. Ha spiegato che l’Unhcr ha intensificato le attività nel Nord Kivu e nell’Ituri a partire dall’agosto 2018 e tra le sue priorità ci sono l’aiuto a chi ha più bisogno di protezione, come ad esempio i sopravvissuti a violenze sessuali, e l’assistenza di base a chi fugge e a chi torna a casa. Tuttavia, ha spiegato il portavoce dell’agenzia Onu, “la nostra risposta è condizionata dalla mancanza di fondi persino per il sostegno umanitario di base. Sono necessari 47 milioni di dollari nel 2019 per intervenire in favore degli sfollati, ma finora l’Unhcr ha ricevuto solo 6,2 milioni di dollari di contributi.