Decine di emigranti africani annegano nel Golfo di Aden
Continuano a morire gli emigranti lungo una delle rotte di mare più pericolose, quella del Golfo di Aden, percorsa dagli africani che dal Corno d’Africa cercano di raggiungere lo Yemen
Trenta emigranti somali ed etiopi sono annegati nel Golfo di Aden quando l’imbarcazione su cui viaggiavano si è capovolta. È successo il 23 gennaio scorso al largo delle coste dello Yemen. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni riporta che il battello trasportava in tutto 152 persone e presumibilmente era partito da Aden, in Yemen, ed era diretto a Gibuti. Per qualche motivo, però, a un certo punto ha invertito la rotta. Sembra che i trafficanti a bordo abbiano aperto il fuoco contro alcuni passeggeri. La traversata del Golfo di Aden è sempre stata una delle rotte più pericolose per gli emigranti illegali, spesso costretti a superare a nuoto l’ultimo tratto di mare mentre i trafficanti si mettono al sicuro dalla guardia costiera yemenita. Molti emigranti muoiono nel tentativo di raggiungere la costa, sfiniti dalla fatica o aggrediti dagli squali che infestano quelle acque. Benché lo Yemen, in guerra dal 2015, sia teatro di una delle peggiori emergenze umanitarie e sia considerato uno dei paesi più pericolosi al mondo, ancora degli africani, soprattutto cittadini di paesi del Corno d’Africa, continuano a recarvisi, di solito per poi cercare di raggiungere i ricchi paesi arabi vicini dove sperano di trovare lavoro. Chi non ci riesce resta intrappolato in Yemen, in condizioni disperate e, come i passeggeri del battello affondato il 23 gennaio, cercano di tornare indietro. Fino al 2011, prima che con le rivolte popolari della “primavera araba” iniziassero la destabilizzazione del paese e il conflitto tra musulmani sciiti e sunniti, migliaia di africani attraversavano il Golfo di Aden ogni mese. Il flusso è nettamente diminuito da allora, ma non si è mai del tutto interrotto.