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EUROPA

Commissione Ue parte male, la speranza viene dall'Est

Parte la nuova Commissione UE, ma già perde voti su presunta "emergenza climatica" e "piano verde". In ogni caso si preannunciano misure drastiche e invasive delle competenze nazionali al fine di garantire l'agenda ecologista. Qualche speranza arriva però dall'Est, dalla resistenza della Slovacchia che ha votato contro la Convenzione di Istanbul e la sua ideologia gender, il che potrebbe bloccare l'adesione UE.

Editoriali 02_12_2019
Il neo presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen

Male la prima. Certo il 27 novembre scorso la Commissione Von der Leyen è stata approvata con 461 voti favorevoli, a luglio la sola Presidente aveva ottenuto solo 338 voti e certo l’elezione ha visto un maggior consenso di quella che aveva ricevuto Juncker nel 2004 (423) (Clicca qui). Sicuramente la nuova Commissione Europea parte ora con i propri lavori, ma nel suo discorso i veri temi cardinali (ambiente, lotta al cancro, obiettivi di sviluppo ONU) non dimostrano certo una reale comprensione delle sfide oggi percepite come urgenti dai cittadini europei (clicca qui). 

Al primo banco di prova infatti, il giorno successivo alla elezione della Commissione, era la votazione che rilanciava il tema della ‘emergenza climatica’, dell’impegno europeo e della nuova ‘idea di crescita e leadership’ europea in campo ambientale. Ebbene, la maggioranza si è sfaldata e solo 429 hanno votato a favore, 225 sono i contrari e 19 astensioni. Ben più di 1/3 dei parlamentari presenti al voto hanno respinto la risoluzione parlamentare che avrebbe dovuto riconoscere la grande epopea verde e il rinnovato potere del Vice Presidente Timmermans (clicca qui).

Circa la metà dei Popolari europei, capeggiati dal capogruppo Weber, conservatori ed identitari hanno bocciato ciò che simbolicamente rappresentava il cardine della nuova Commissione; invece Socialisti, sinistra, verdi, liberali e una parte dei Popolari l’hanno sostenuta. Si chiedeva, tra l’altro “alla Commissione di garantire che tutte le proposte legislative e di bilancio pertinenti siano in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dall’accordo di Parigi” (clicca qui). 

Stesso giorno, risoluzione sulla Conferenza ONU sul Clima (COP25) per esortare “l’Unione europea a presentare alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici una strategia per raggiungere la neutralità climatica al più tardi entro il 2050 ed includere nel Green Deal europeo un obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030”, ha ricevuto lo stesso trattamento: 430 favorevoli, 190 contrari, 34 astensioni (clicca qui).  

Due segnali forti e contrari a quella deriva verde che vorrebbe miliardi di investimenti pubblici, europei e statali destinati alle politiche ambientali. Non a caso, il rappresentante tedesco alla BCE, Jens Weidmann, ha ribadito in polemica con la Presidente Lagarde, che non è il ruolo della Banca Centrale Europea combattere i cambiamenti climatici (clicca qui). Dunque ci sono speranze per un ripensamento nei Popolari verso la mortifera alleanza con i rossi e liberali.

A seguire poi è stata pubblicata, per vie traverse, la bozza del piano verde che la Commissione, in particolare il Vice Presidente Timmermans, avrebbe predisposto per l’approvazione nei prossimi mesi: centralismo sovietico allo stato puro, tirannia d’anguria (verde-rossa) alla riscossa. La Commissione prometterebbe "d’integrare la sostenibilità ambientale" in tutte le politiche, adottando "un giuramento verde: ‘non fare del male’". In pratica, Bruxelles cercherà di eliminare "ogni legislazione incoerente che riduca l'efficacia nella realizzazione del Green Deal". Ciò includerebbe aspetti finanziari, con una proposta di "screening e benchmark delle pratiche di bilancio verde", sia a livello UE che di ogni nazione.

A questo proposito, nel giugno 2020 sarà presentato un "piano d'azione sul finanziamento verde" e gli "orientamenti sugli aiuti di Stato per l'ambiente e l'energia". Inoltre verrebbe rivista la direttiva sulla tassazione dell'energia al fine di "allinearla" alle ambizioni climatiche dell'Europa; si tenteranno tutte le strade per “eliminare l’unanimità da parte degli Stati nelle decisioni”; si rivaluteranno tutte le legislazioni esistenti che riguardano “l'agricoltura e la silvicoltura” per assicurarsi che siano in linea con le “rinnovate ambizioni climatiche e della biodiversità" e poi abolizione della chimica in agricoltura, cambio dei mezzi di trasporto merci etc…

In una parola, perché gli europei diventino i migliori adoratori della Madre Terra, non certo del suo Creatore, saranno necessarie misure drastiche, elitarie, invasive delle competenze nazionali. Sull’onda degli scioperi scolastici del venerdì, ormai derubricato da memoria della Passione e morte di Gesù sulla croce a festival dello sciopero scolastico in onore della dea terra e della sacerdotessa Greta, c’è una nuova maggioranza che sostiene la Commissione (Socialisti, Sinistra, Verdi e una parte di popolari (scandinavi e dei paesi bassi), che vorrebbe imporci una nuova identità, riorientare le nostre società e privarci della rappresentanza nazionale.

Sia ben chiaro, tutto ciò nella folle illusione che sia i cambiamenti climatici dipendano solo dalle emissioni provocate dall’uomo, sia che l’Europa da sola possa fermarli nell’illusione che l’aria pura che respireremmo potesse stazionare in una bolla sopra le nostre teste. Una inquietudine mentale grave e ben dimostrata dal risalto dato dai mass media europei alla denuncia fatta da avvocati ambientalisti per crimini contro l’umanità nei confronti del Presidente Bolsonaro e i suoi supposti crimini ambientali (clicca qui), negli stessi giorni che la polizia federale brasiliana arresta con l’accusa di aver appiccato incendi dolosi in Amazzonia (dopo dovute indagini) diversi dirigenti di molte associazioni ambientaliste sinistre (clicca qui).

Siamo al Soviet Europeo? No, ma non ne siamo lontani. Non è un caso che in questi stessi giorni il Parlamento europeo abbia bocciato una Risoluzione (Convenzione Onu sui diritti del fanciullo e dell’Infanzia in occasione del suo 30.mo anniversario) presentata dagli italiani di FdI e sostenuta dai Conservatori europei che ribadiva la centralità della vita umana e della famiglia ed invece ne approvava un’altra di Popolari e Socialisti in cui nemmeno si mette in discussione “aborto e gender nelle scuole” (clicca qui).

Eppure un speranza esiste, anzi direi che si rafforza. Il 28 Novembre, mentre il Parlamento Europeo votava una Risoluzione a favore della Convenzione di Istanbul (promossa da Popolari, Socialisti, Liberali, Sinistra e Verdi), condannava gli Stati europei che non la approvano o che decidono di revocarla e riaffermava con forza il diritto all’aborto e condannava ai paesi che lo limitano (clicca qui), il Parlamento Slovacco con una amplissima maggioranza (93/150, oltre la soglia delle riforme costituzionali) dava prova di resistenza. I rappresentanti del popolo slovacco hanno ribadito il rifiuto a ratificare la Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne. Gli slovacchi sono contrarissimi ad una Convenzione che contiene due paragrafi esplicitamente a favore della ideologia gender e parecchie ambiguità sui diritti riproduttivi. Il Governo di Bratislava ora dovrà far valere il principio di unanimità a livello europeo, dunque agire con gli altri paesi contrari (Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia, UK) affinché l’intera Europa non acceda e né sottoscriva la Convenzione. Tra passi falsi e passi malvagi, l’avvio europeo di Parlamento e Commissione ci preoccupa, i Popolari sono sempre succubi della ‘superiorità im-morale’ della sinistra quando si discute di questioni etiche e civili, ma gli Stati sovrani e i parlamenti nazionali reagiscono con forza e si muovono in difesa della vera ecologia umana europea e questo ci gonfia il cuore di speranza.