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ALTA DISEDUCAZIONE

Bocconi woke, sospeso chi deride i bagni gender neutral

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Sospesi tre studenti che irridevano i bagni gender neutral, inaugurati dalla Bocconi per studenti transessuali. L'errore è a monte: aver sdoganato il transessualismo.

Editoriali 16_02_2024
Bocconi

Ormai esiste un Codice Disciplinare Lgbt che prevede sanzioni di varia natura laddove si manifestino comportamenti non allineati alla vulgata corrente. E così puoi finire in galera, se non confezioni una torta per delle “nozze” gay. Perdere la cattedra, se a scuola sei critico riguardi ai dogmi arcobaleno. Veder chiuso il tuo centro per l’infanzia abbandonata, se rifiuti l’adozione a coppie gay. Essere colpito dal boicottaggio dei tuoi prodotti, se ti permetti di dire che preferisci la famiglia ai gruppi poliamorosi queer stile Murgia. Veder censurato un tuo scritto sui social, se espressione del buon senso.

Le ultime vittime del Codice Disciplinare Lgbt sono tre studenti della Bocconi che sono stati sospesi per sei mesi dalle lezioni ed esami perché hanno avuto l’ardire o di affermare verità incontrovertibili sul transessualismo o di esprimersi con un’ironia troppo salace per i gusti raffinati per chi fatto della tolleranza una ragione di vita.

Lo scorso anno l’Università Bocconi di Milano ha inaugurato i bagni gender neutral, ossia toilette aperte a chi non si riconosce né come maschio né come femmina. Una vera contraddizione dato che il transessuale che entrerà in questi bagni nel momento in cui dovrà urinare mostrerà in modo plastico a quale sesso appartiene, sia questo originale che rifatto. La minzione quindi si eleva a prova inoppugnabile che la neutralità sessuale non esiste, semmai è un idea astratta che può ingannare qualche anima bella fuori dalla porta dei Wc, ma non al di là di quella.

I commenti incriminati erano di questo tenore: «Li puoi letteralmente usare per andare a trans»; Ma non diciamo pagliacciate. Può piacerti chiunque, ma sei hai il ... resti un maschio e se hai la ... resti femmina. E vai nel bagno adatto»; «Li userò, ma non per andare in bagno». La misura è stata sollecitata dalla segnalazione da parte del presidente dell’associazione Lgbtqia+ «Best Bocconi», Samuele Appignanesi. Quest’ultimo ebbe a scrivere: «Due anni fa, quando ho ripreso a fare coming out, ho iniziato ad avere difficoltà ad usare i bagni in università. Nei bagni degli uomini venivo guardato male e a volte anche deriso. Nei bagni delle donne mi sentivo fuori posto e anche lì ricevevo qualche sguardo».

Se la derisione comportasse ingiusta discriminazione sarebbe da censurare: ovviamente non con sei mesi di sospensione. Altrimenti con lo stesso metro dovremmo mettere in galera per vent’anni tutti coloro i quali durante i gay pride deridono la Chiesa cattolica, i suoi simboli e i suoi santi. Laddove invece si dichiarasse solo il vero – i maschi hanno il pene e le femmine la vagina – e si criticasse il transessualismo – ecco le occhiate e gli sguardi di riprovazione – nulla quaestio: dovrebbe rientrare nella libertà di pensiero, la stessa libertà, usata male, per “cambiare” sesso, per istituire i bagni gender neutral e per entrare negli stessi.

Detto tutto ciò l’errore a monte che ha portato alla creazione delle toilette asessuate e alla connessa sanzione draconiana dell’ateneo meneghino (si può arrivare sino a tre anni di sospensione) sta nel ritenere il transessualismo condizione eticamente accettabile. Ma così non è. E non lo è, come avevamo già spiegato a suo tempo, per più motivi. In primo luogo, allo stato attuale della tecnica, è impossibile cambiare sesso. L’uomo che si amputa il pene, costruisce una vagina e aggiunge un seno al suo petto, potrà sembrare una donna ma rimane un uomo, perché fanno fede i suoi cromosomi che rimarranno XY. Cromosomi che sono presenti in tutte le 100mila miliardi e più di cellule che compongono il nostro corpo. Tutte le più intime fibre del nostro corpo gridano l’appartenenza al sesso biologico. Quindi il transessualismo è un inganno, una menzogna. Per affermare la propria identità la si contraddice. Un vero paradosso che genera sempre più disagio.

In secondo luogo il sesso biologico è identitario della persona per il semplice fatto che è impossibile pensare una persona senza sesso (come senza forma, colore, volume, peso, etc.). Inoltre maschio e femmina non sono mai di per sé attributi sbagliati, erronei, ma caratteri naturali sempre buoni. Nascere maschio o femmina non può quindi essere un disturbo o peggio una patologia, ma esprimono una realtà antropologica sana e quindi una verità personale che il soggetto deve riconoscere e fare proprio. Nasciamo maschi e femmine per diventare uomini e donne per mezzo delle nostre scelte, perché solo se conformiamo le nostre condotte alla nostra identità – e parte della nostra identità è sessuata – allora ci realizzeremo e quindi saremo felici. Occorre quindi non modificare il proprio corpo secondo i desiderata della mente, ma modificare la mente secondo la realtà corporea.

Quando c’è disagio verso il proprio corpo sano vuol dire che qualcosa si è rotto nella nostra psiche. Cambiare la morfologia del corpo accentua i problemi, non li sana. Infatti non è nel corpo il problema, ma altrove (educazione, ferita nell’autostima, relazioni, dipendenze, etc.). Si interviene nel corpo pensando che lì ci sia la causa del proprio malessere, ma si sbaglia (cfr. T. Scandroglio, voce Che male c’è a cambiare sesso?, in Dizionario elementare dei luoghi comuni, Ida, Milano).

Torniamo ai bagni senza sesso e senza senso della Bocconi. Se il transessualismo è una condizione che non rispetta la dignità della persona e anzi la danneggia sotto il profilo psico-fisico (clicca qui,  qui, qui, qui, qui e qui), questi bagni non ci dovrebbero essere e le critiche rispettose verso questa condizione non solo non dovrebbero essere sanzionate, ma tutelate ed elogiate.