Banlieue, ecco chi sono realmente i devastatori della Francia
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D'estate le città francesi sono state teatro di una rivolta, motivata apparentemente dall'uccisione di un 17enne di nome Nahel. Un rapporto traccia il profilo dei devastatori e sfata molti miti.
Nahel aveva 17 anni, guidava un suv rubato senza patente, era già noto alle forze dell’ordine - dodici arresti per reati vari tra cui spaccio di droga - dopo essersi sottratto ancora ad un posto di blocco, ed aver tentato di investire i poliziotti, venne ucciso da uno di questi. Il passaparola fece presto a correre sui social e raggiungere i giovanissimi. Bastò una manciata di ore perché quella morte divenisse il pretesto di una Francia letteralmente messa a ferro e fuoco. Fu così che andò in scena l’assalto alla Republique sotto lo stendardo de «tutti odiano la polizia» e «polizia assassina».
Kylian Mbappé, il calciatore simbolo del calcio francese, insieme ai compagni della Nazionale commentò: «Assistiamo all’espressione di una rabbia popolare di cui comprendiamo la sostanza». Povertà, disoccupazione, precarietà, cause etnorazziali, sentimenti di esclusione, razzismo, islamofobia, discriminazioni di ogni tipo: così venne individuata, da stampa e politica, la genesi di una rivolta che non ha avuto precedenti nella storia recente di Francia.
Munite di sampietrini e transenne, più spesso di kalashnikov e fuochi d’artificio, le bande si dispiegarono per Nizza, Marsiglia, Lione, Parigi e poi per tutto il resto del Paese. Dieci giorni di proteste significarono 58.297 reati nella Francia, 12.233 persone coinvolte, danni materiali stimati per circa 2 miliardi. Niente di paragonabile a quello che accadde nel 2005, durante le celebri rivolte nelle banlieue, divenute, poi, punto di riferimento francese per proteste del genere.
Ma chi sono stati realmente i protagonisti delle rivolte? L’Ispettorato generale dell’amministrazione (IGA) - svolge funzioni e compiti in materia di controlli, ispezioni e inchieste amministrative su incarico del ministro dell’Interno - insieme all’Ispettorato generale della giustizia (IGJ) francesi hanno consegnato un dettagliato rapporto sui profili e le motivazioni degli autori arrestati durante i dieci giorni di violenza urbana tra il 27 giugno e il 7 luglio. Sessantasette i dipartimenti metropolitani - su novantasei - e cinquecentosedici i comuni teatro delle devastazioni e attentati contro proprietà private e pubbliche e stazioni di polizia. Ad essere invasi anche i quartieri più chic di Parigi e di tutta la République. Nel 2005, furono coinvolti venticinque dipartimenti e duecento comuni.
Il rapporto ha esaminato 395 fascicoli, stabilendo che nel 91% dei casi gli imputati erano uomini. Il 75% è nato in Francia contro un 25% in un Paese straniero. «La grande maggioranza dei rivoltosi arrestati sono giovani individui di nazionalità francese, ma immigrati di seconda o terza generazione, principalmente dal Maghreb o dall’Africa sub-sahariana, hanno precisato le questure per zona di competenza». Solo il 27% ha 25 anni o poco più. Considerando che i 18-24enni costituiscono l’8,28% dell’intera popolazione francese, i dati sono da capogiro.
L’indagine ha inoltre rilevato, nel campione, una struttura familiare identica per oltre l’87% dei condannati: si dichiarano single, senza figli a carico, disoccupati, e ospitati, nella stragrande maggioranza dei casi, in alloggi gratuiti dello Stato o presso la casa dei genitori. Mentre il 6% ha dichiarato di essere senza casa. Quasi nessuno ha terminato la scuola dell’obbligo.
Il profilo dei rivoltosi che viene fuori è molto lontano da quello disegnato a lungo dalla stampa secondo la quale si sarebbe trattato di una rivolta contro il giogo insopportabile della violenza e dell’ingiustizia della polizia a loro avversa: “L'emozione seguita alla morte di Nahel è citata in meno dell’8% di quelli che hanno preso parte alle proteste. E «le motivazioni ideologiche o politiche sono state espresse solo nello 0,3% dei casi». Le rivolte dello scorso luglio appaiono, quindi, come una grande jacquerie gratuita, che ha trovato la sua fonte nell’ “influenza di gruppo” e nella “ricerca di adrenalina”, analizzano gli esperti. Insomma, l’ultraviolenza dell’ozio. E della non volontà d’integrazione.
Da queste colonne per primi, e probabilmente da soli, abbiamo raccontato chi erano i protagonisti delle rivolte che hanno devastato una Francia che non riesce a smettere di pagare il prezzo altissimo di un’immigrazione incontrollata. Alexandre del Valle, il politologo italo-francese Professore di geopolitica all’Ipag Business School Parigi-Nizza e alla Luiss Business School di Roma, specialista di Medio Oriente, ha approfondito ancora con la Nuova Bussola Quotidiana l’identikit della generazione che ha distrutto la Francia in una settimana.
«Da subito, ho affermato con certezza che la morte di Nahel è stata solo un pretesto per i delinquenti legittimati da due “forze” morali radicali: l’estrema sinistra anti-Stato eversiva trotskista e melenchonista, che utilizza ogni pretesto per demonizzare la polizia e difendere i delinquenti al fine di delegittimare lo Stato in funzione rivoluzionaria; e gli islamici radicali, soprattutto i Fratelli musulmani, che diffondono da decenni la cultura dell’odio contro i “miscredenti”: giudei, cristiani o atei autoctoni percepiti come insani, perversi, ingiusti e islamofobi», ci dice Del Valle. D’altronde, la colonna sonora delle rivolte feroci è stata, “Francia di m***a”, “Francia ti distruggiamo”,“Allahu Akbar: abbassate gli occhi, non sapete cosa vi aspetta: vedrete la violenza dei musulmani”.
Dalle indagini sulle rivolte dello scorso giugno è emerso chiaramente come il campione principale dei protagonisti fossero i figli delle famiglie poligame sahariane dell’Africa dell’Ovest e maghrebine che si ritrovano la notte a delinquere e, di giorno, a fare le sentinelle per gli spacciatori che se ne servono perché la legge non mette mai in galera un minorenne. Com’è possibile che possano concedersi questo lusso, ce lo spiega ancora Del Valle, «lo Stato francese è il più “antirazzista” del mondo: dà sussidi alle famiglie di immigrati senza alcun criterio. Sussidi per l’affitto, in alcuni casi pagato al 100%, e dopo il terzo figlio ci sono gli aiuti dallo Stato per tutti i componenti della famiglia che gli permettono di ricevere migliaia di euro al mese e non lavorare. Ecco che entra in gioco la poligamia. Sono le cosiddette persone “senza attività”. Possono permettersi di vivere senza lavorare e quindi hanno tempo libero a sufficienza per andare a devastare tutto. Questo tipo di ozio assistito gioca una parte incredibile. Inoltre, coerentemente con la cultura islamica, ai ragazzi è concessa qualsiasi cosa mentre alle donne no».
Nessun Paese è generoso quanto la Francia. Un sistema totalmente schizofrenico in cui lo Stato, mentre attiva la propria polizia per cercare di allontanare i clandestini e gli immigrati che devastano le città, finanzia eserciti di attivisti che lavorano, nella direzione opposta. Nel legge di bilancio 2023 il governo francese ha stanziato 2 miliardi di euro per “immigrazione, asilo e integrazione”; 1 miliardo per gli alloggi di emergenza, di cui, si assicura, “sempre più beneficiari sono i migranti”; ed 1,7 miliardi per l’assistenza sanitaria dedicata a questi ultimi.
Ma il risentimento da chi viene alimentato? «Da una sinistra che insieme agli islamici più radicali trova scuse alle loro violenze e inciviltà sempre più barbare. Li cresce a suon di propaganda antifrancese, anti-ordine, anti-repubblica, anti-poliziotti e anti-scuola. Cioè, la maniera più semplice per creare le condizioni di un futuro di delinquenza», insiste Del Valle. Ogni cosa diventa un pretesto in questo ordine, vedi la morte di Nahel. E conclude, «Se a ciò aggiungi quel tipo di odio tribale trasmesso dai tanti genitori e dai rapper violenti e lobbies wokiste contro la Francia, la polizia, e la civiltà occidentale con una mentalità di rivincita “razzista-rovesciata” (razzismo anti-Bianco e anti-giudeo-cristiani) al grido di “ci avete colonizzato, adesso tocca a noi”, vien fuori una bomba ad orologeria».