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Il nuovo pacchetto

Armi agli alleati, il grosso dei fondi USA... resterà negli USA

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Il Congresso approva lo stanziamento di 95 miliardi destinati principalmente ad aiuti militari a Ucraina, Israele e Taiwan, con una quota umanitaria per i palestinesi. A favorire il voto bipartisan il fatto che gran parte di questi miliardi rimarrà negli Stati Uniti, alimentando l’industria bellica.

Esteri 25_04_2024
Joe Biden, 24 aprile 2024 (foto AP via LaPresse)

Quale impatto avranno i nuovi aiuti militari all’Ucraina forniti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna? Per il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, «l’Ucraina deve vincere», obiettivo di cui in tanti si riempiono ancora la bocca ma a cui pochi sembrano credere davvero.

Più realistico, e forse cinico, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che martedì a Varsavia ha fornito l’illustrazione più realistica delle aspettative riposte nei nuovi aiuti militari all’Ucraina approvati ieri anche dal Senato statunitense. «Si può solo investire ora nella sicurezza dell'Ucraina. È un bene per loro ed è un bene per noi. E questo riduce di fatto il costo complessivo della gestione del vicino russo. Se permettiamo a Putin di vincere, il costo aumenterà, non diminuirà. In secondo luogo, bisogna ricordare che anche se ora tutti noi stiamo fornendo un sostegno significativo senza precedenti, l'Ucraina è solo una frazione dei nostri bilanci della difesa, meno dello 0,2% del nostro Pil. Fornendo sostegno all'Ucraina li aiutiamo a distruggere le capacità di combattimento russe che potenzialmente potrebbero essere utilizzate contro di noi. Sostenere l'Ucraina non è carità, è un investimento nella nostra sicurezza, e l'alternativa è più costosa», ha concluso.

L’obiettivo prioritario per gli USA e per la Nato a indiscussa trazione anglo-americana sembra restare quindi quello di “logorare la Russia”, cavallo di battaglia con il quale le pressioni di Londra e Washington su Kiev fecero saltare nel marzo 2022 l’accordo di pace raggiunto da russi e ucraini con la mediazione turca, come ormai riconosciuto anche dai collaboratori di Zelensky e di cui ha riferito recentemente anche Foreign Policy.

Un altro obiettivo non proprio secondario è invece più politico: gli aiuti militari dovrebbero impedire il crollo delle forze ucraine prima delle elezioni europee di giugno e di quelle statunitensi in novembre poiché la sconfitta di Kiev potrebbe avere ripercussioni sulla credibilità (in molti casi già traballante) di governi e leader dell’Occidente. Meglio non dimenticare che Biden deve già scontare la ritirata caotica da Kabul dell’agosto 2021 mentre in Europa un buon numero di esponenti politici e di governo avevano predetto con assoluta sicurezza il disastro economico e militare della Russia a causa delle nostre sanzioni.

Joe Biden ha firmato immediatamente il pacchetto da 95 miliardi di dollari destinati principalmente all'assistenza militare a Ucraina, Israele e Taiwan, approvato ieri anche dal Senato, dopo il superamento di uno stallo che si protraeva dallo scorso ottobre e che ha visto la maggioranza repubblicana alla Camera opporsi allo stanziamento di 61 miliardi di dollari per il sostegno militare all'Ucraina, accusando la Casa Bianca di anteporre la sicurezza di Paesi stranieri alle priorità di sicurezza nazionale, a cominciare dal contrasto all’immigrazione illegale al confine con il Messico.

Dopo mesi di pressioni il presidente repubblicano della Camera, Mike Johnson, ha ceduto (con il sostegno di Donald Trump), calendarizzando il voto su una versione del disegno di legge che consentirà agli USA di convertire i futuri aiuti all'Ucraina in prestiti garantiti dai proventi dei fondi sovrani congelati alla Russia.

In realtà, a favorire l’approvazione bipartisan del provvedimento sembra aver contribuito la valutazione che la gran parte della somma stanziata per gli alleati (cioè oltre 70 miliardi su 95) resterà negli Stati Uniti in termini di commesse militari per le forze armate americane, di prodotti militari “made in USA” forniti agli alleati e di finanziamento delle attività militari o infrastrutturali americane nelle aree di crisi europea, mediorientale e asiatica. Una pioggia di miliardi in commesse pubbliche all’industria della Difesa (grande finanziatrice di campagne elettorali di entrambi i partiti) che determinerà un impatto economico e occupazionale negli USA il cui peso è rilevante per entrambi i partiti politici con l’avvicinarsi delle elezioni di novembre. Non sorprende quindi che il portavoce del Pentagono, il maggior generale Pat Ryder, nei giorni scorsi abbia spiegato che «la richiesta di finanziamento fornirà aiuti essenziali ai nostri partner in Ucraina, Israele e nell’Indo-Pacifico e fornirebbe quasi 60 miliardi di dollari al Dipartimento della Difesa, di cui circa 50 miliardi di dollari fluirebbero attraverso la base industriale della difesa nazionale creando posti di lavoro americani in oltre 30 Stati».

Per esempio, dei 61 miliardi destinati all’Ucraina 23,2 finanzieranno la ricostituzione delle scorte di armi e munizioni delle forze armate degli Stati Uniti donate a Kiev, 11,3 miliardi finanzieranno le operazioni del Comando USA in Europa a sostegno dell’Ucraina, 13,8 l’acquisto di armi e munizioni e servizi addestrativi statunitensi per Kiev: altri fondi sosterranno le attività in Ucraina di diverse agenzie federali statunitensi e solo 7,8 miliardi di dollari verranno elargiti direttamente al governo ucraino. Il provvedimento prevede lo stanziamento di 61 miliardi, appunto, per l'assistenza all'Ucraina, 8 per Taiwan e altri alleati nell'Indo-Pacifico e 26 complessivi per gli aiuti militari a Israele e l'assistenza dei civili nella Striscia di Gaza (9 miliardi).

Anche il Regno Unito ha annunciato che fornirà ulteriori aiuti militari per 500 milioni di sterline tra cui 1.600 missili, inclusi diversi Storm Shadow, 4 milioni di munizioni per armi leggere, 400 veicoli e 60 barche. Il premier britannico Rishi Sunak ha annunciato che il bilancio della Difesa aumenterà dal 2,32% del Pil al 2,5% entro il 2030. «Ci troviamo nel mondo più pericoloso dalla fine della guerra fredda e a un punto di svolta della sicurezza in Europa. Il bilancio quindi aumenterà gradualmente a 87 miliardi di sterline entro sei anni, nel maggior rafforzamento della nostra difesa nazionale in una generazione. Una delle lezioni cruciali della guerra in Ucraina è che abbiamo bisogno di riserve più importanti di munizioni e che l'industria sia in grado di rifornirle più velocemente», ha affermato Sunak dopo aver anticipato lo stanziamento di dieci miliardi di sterline per i prossimi dieci anni per il sostegno al comparto industriale.

Circa l’impatto che tali aiuti avranno sul campo di battaglia, diversi analisti ritengono che ci vorrà del tempo prima che Kiev possa percepire i benefici del nuovo pacchetto di aiuti anche se il Pentagono ha reso noto che i primi aiuti urgenti, per un valore di un miliardo, arriveranno in Ucraina in pochi giorni. Il Wall Street Journal considera che le nuove forniture americane potrebbero aiutare Kiev a frenare l’avanzata russa che si sviluppa ormai su tutti i fronti, ma ritiene improbabile che gli aiuti statunitensi cambino radicalmente la situazione dell’Ucraina a causa delle gravi perdite subite e della carenza ormai cronica di truppe addestrate, armi e munizioni.



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