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VENERABILE

Antonietta Meo, la bambina unita alla Passione di Gesù

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La storia della piccola Antonietta Meo (Nennolina), di cui è in corso la causa di beatificazione. La malattia vissuta in spirito di totale offerta a Gesù. Al quale diceva di soffrire con gioia “perché so di stare sul Calvario con Te!”. Partecipando al mistero della Sua Redenzione.

Ecclesia 07_04_2023
Antonietta Meo (Nennolina)

Ci si può accostare alla Santa Pasqua in modo devozionale, pregando, digiunando, e amando il Signore, eppur rimanendo per un certo verso “esterni” al mistero della Sua Passione, Morte e Resurrezione. Oppure si può vivere l’attesa, scoprendo che la Pasqua del Signore è già pienamente parte della vita dei figli di Dio e non occorre altro sforzo se non chiedere la Grazia di vivere tutto stando uniti a Lui.

Questo ci insegna la venerabile Antonietta Meo, detta Nennolina, che, nella passione della sua malattia e alla vigilia della sua morte a sei anni e mezzo, canta: “Caro Gesù Crocifisso, io Ti voglio tanto bene e Ti amo tanto. Io voglio stare sul Calvario con Te e soffro con gioia perché so di stare sul Calvario con Te!”. Già certa della Resurrezione.

LA STORIA

15 Dicembre 1930. Non è ancora inverno, ma la giornata è freddissima e il sole è coperto da spessi nuvoloni grigi. Alle 14:30 un raggio riesce a bucare le nuvole e proprio in quell’istante nasce Antonietta. La piccola viene accolta in una famiglia benestante di Roma. I genitori Michele Meo e Maria Ravaglioli hanno già tre figli, di cui due volati in Cielo in tenera età. “Signore! Che ne sarà di questa nuova creatura?”, si domandava mamma Maria, piena di gioia, ma allo stesso tempo angosciata per il domani.

Le fu scelto il nome Antonietta in onore di sant’Antonio; e per secondo nome Teresa, come santa Teresa del Bambin Gesù. La piccola venne battezzata nella chiesa parrocchiale di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, la cui abside sorge su un mucchio di terra trasportato dal monte Calvario e al suo interno custodisce, come reliquia, un pezzo della Santa Croce. Il battesimo fu celebrato il 28 dicembre del medesimo anno, nel giorno dedicato alla festa dei Santi Innocenti.

Nemmeno il più religioso avrebbe pensato che dietro ai segni di questa ordinaria realtà si celasse la straordinaria mano di Dio, il quale avrebbe dipinto sopra questa umilissima creatura l’icona stessa del Salvatore.

UNA BAMBINA SOPRA LE RIGHE

I timori della mamma, per le esperienze di grande dolore già vissute coi figli precedenti, vengono subito spazzati via da una semplice realtà: Antonietta è una bambina esplosiva, simpaticissima, dotata di un senso dell’umorismo che porta allegria dappertutto.

Ne combina di tutti i colori: perennemente orientata “in verticale”, Nennolina si arrampica su qualsiasi cosa, dagli alberi in giardino, agli armadi di casa, sino ai portapacchi dei vagoni su cui sgattaiola durante i viaggi in treno. Ogni gioco è per lei occasione di scherzo e di un mare di risate, che lancia da dietro le gambe della sorella Margherita, dove si va a nascondere quando la mamma la rincorre per rimproverarla. Ma come si può resistere di fronte a tanta allegria ed esuberanza?

Un giorno, convinta di fare come nella favola di Pollicino, Antonietta parte da sola dalla casa al mare, gettando qua e là le mollette del bucato per marcare il tragitto. Mamma e papà la trovano dopo ore di ricerche: è in spiaggia, felice e beata, a divertirsi con paletta e secchiello.

Dentro questa umanità che si esprime in modo quasi sfacciato, cresce parimenti nella bambina una misteriosa attrazione per Gesù. Prende estremamente sul serio ogni parola che i suoi educatori le raccontano sul Signore e con il suo modo di fare sempre schietto chiede di averne altre, quasi ne abbia fame. All’asilo delle suore, durante la ricreazione, inizia di nascosto a recarsi in chiesa per vedere Gesù in persona - dal momento che le hanno assicurato sia “vivo e vero nel Tabernacolo” - e con Lui parla come si fa con un compagno di merende. Ben presto, Antonietta oltrepassa gli insegnamenti della mamma, arrivando persino ad imbarazzarla. In particolare il suo pensiero fisso è rivolto a Gesù Crocifisso: “Mamma - le disse un giorno - a me piacciono tutti i racconti di Gesù. Ma quello che mi piace di più è la Passione!”.

Potrebbe sembrare un’esagerazione, se non fosse che, a tal proposito, il direttore spirituale della famiglia, un santo sacerdote, monsignor Domenico Dottarelli, riferì: “Antonietta a tre anni non soltanto pregava, ma pregava con ardore e pregava meditando”.

LA GAMBA DI GESÙ

Un bel giorno si scopre che il dolore alla gambina, che Antonietta lamenta da qualche settimana, non è causato da un’infezione, bensì da un osteosarcoma. E per cercare di salvare la bambina, è necessaria l’amputazione della stessa.

Dopo circa tre ore, Nennolina, pallida come un cadavere, esce dalla sala operatoria: della gamba sinistra non le è rimasto che un tronconcino di appena 10 centimetri. Soffre tantissimo, ma possono darle solamente della camomilla. La sera chiede ugualmente di recitare le preghiere, come faceva tutti i giorni in famiglia, e insiste con il papà, che pur la supplica di non sforzarsi. Ovviamente non riesce a terminarle, se non nel silenzio del suo cuoricino.

I primi tempi dopo l’amputazione della gamba, la bambina urla, piange disperata e grida dal dolore ogni qualvolta un’infermiera si avvicina a lei per farle la medicazione. Successivamente cambia, si fa soltanto pallida in viso, stringe forte i denti e non si lamenta più. Gli ultimi periodi di ospedale, prima di ogni medicazione, afferma allegramente: “Oggi vado a fare la missionaria per offrire le mie sofferenze a tutto il mondo!”.

Cosa è successo in quel tempo? Come mai Antonietta diventa ogni giorno sempre più serena e in pace? Verso la fine della sua degenza, non sembra più di entrare in una stanza di ospedale, ma in un parco giochi, con la piccola che scherza e si diverte con tutti. Ma cosa è accaduto in lei?

Ciò che Dio opera in un’anima per conquistarla a Sé è un mistero in definitiva insondabile, quello che possiamo conoscere ci viene direttamente dalla bocca della bambina. “No mamma!”, risponde un giorno alla madre che le domanda se non le dispiace di essere rimasta senza una gambina: “Non mi dispiace! Io la gamba l’ho offerta a Gesù!”.

Con questa risposta, recitata a denti stretti e con qualche lacrima che le riga il viso, Antonietta, a 5 anni, dice il suo “Sì” a Gesù, respingendo con tutte le sue povere forze la tentazione di cedere alla disperazione per il male che l’ha così ferocemente colpita. Tanto bastò a Dio per inondarla con l’oceano della sua Grazia, che arriverà sino a trasformare Antonietta in una vera icona di Gesù Crocifisso.

UNA CARITÀ “ESAGERATA”

Solitamente si pensa alla santità come all’espressione estrema delle virtù e ai doni di Dio come a premi guadagnati in relazione ad esse. Allo stesso tempo Antonietta ci regala l’immagine di un Salvatore Crocifisso che si consegna nelle mani di una bambina di sei anni, ancor lontana, si dice, dall’età del discernimento.

Eppure in Nennolina, tanto innamorata di Gesù da desiderarLo sopra ogni cosa [nella foto accanto, il giorno della Prima Comunione, ricevuta a sei anni, la notte di Natale del 1936], la Grazia di Dio opera meraviglie, a tal punto che risulta difficile non prenderla idealmente in braccio, ricolmi della speranza che, dove cammina lei, possiamo camminare anche noi.

Un giorno, di fronte al peggioramento delle sue condizioni di salute - una gravissima polmonite infatti aveva stroncato il processo di ripresa dal tumore -, mons. Dottarelli si presentò da lei con l’olio per l’estrema unzione. La piccola lo rifiutò risoluta, ripetendo a gran voce che non fosse ancora giunta la sua ora. Si placò solo quando il confessore le spiegò che l’unzione degli infermi l’avrebbe aiutata ad aumentare la Grazia per stare sempre più unita al Crocifisso. Chiese allora d’avere subito quel Sacramento, mostrando quale incredibile desiderio e quanta consapevolezza avesse nel vivere i misteri di Dio.

La mamma, di fronte a tanto e capendo che un’altra figlia stava per andarsene, venne presa dal totale sconforto: “Mamma! - esclamò Antonietta rimproverandola -. Non devi piangere! Perché quando si fa un sacrificio per il Signore, si deve fare con gioia e non piangendo!”.

E fu con la medesima gioia che la contraddistinse per tutta la vita che la piccola-grande Antonietta Meo celebrò la sua Pasqua Eterna.