Altolà del Vaticano sul ddl Zan, cresce il "partito della modifica"
La protesta ufficiale della Santa Sede che denuncia nel ddl Zan sull'omotransfobia la violazione del Concordato ha risvegliato dal letargo l'anticlericalismo italiano che, come al solito, paventa la minaccia alla laicità dello Stato. Ma soprattutto ha prodotto un cambiamento nel Pd, ora disposto a rivedere il testo per risolvere i "nodi giuridici".
- IL PARADOSSO: DDL ZAN PASSERÀ PIÙ RAPIDAMENTE, di Riccardo Cascioli
Lo scoop del Corsera, a firma di Giovanni Viafora, ha monopolizzato l'opinione pubblica ed il dibattito politico nella giornata di ieri. Come confermato dalla Sala Stampa della Santa Sede, la Segreteria di Stato ha protestato ufficialmente con il governo italiano per il disegno di legge contro l'omotransfobia. Lo ha fatto in una nota consegnata dal segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, all'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani.
Secondo quanto riportato nell'articolo da Viafora, nella lettera il Vaticano avrebbe lamentato il fatto che "alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall'articolo 2, commi 1 e 3 dell'accordo di revisione del Concordato". Per il dicastero della Curia Romana che più da vicino coadiuva il Papa nel governo della Chiesa, quindi, il ddl Zan viola l'Accordo del 1984. La violazione del Concordato, abitualmente lamentata dalle anime più anticlericali della politica e della società italiana per presunte ingerenze ecclesiastiche nelle questioni legislative, è stata in questo caso formalmente denunciata dalla Santa Sede.
Una protesta ufficiale che ricorda le tre note inviate dal Palazzo Apostolico all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede tra il 1967 ed il 1970 nelle quali si ricordava al governo italiano dell'epoca che l'introduzione del divorzio relativo ai matrimoni concordatari aveva bisogno di un negoziato tra Stato e Chiesa prima di essere votata in Parlamento.
L'11 febbraio del 1970, in occasione dell'udienza generale nel mercoledì delle Ceneri, San Paolo VI non nascose la sua irritazione sulla proposta di legge Fortuna-Baslini, affermando di sperare che "per amore della pace, per l’onore stesso dell’Italia e per il maggior bene di tutto il Popolo Italiano sia evitato qualsiasi passo, che con decisione unilaterale venisse a vulnerare ciò che fu di comune intesa solennemente stabilito".
Parole che tornano d'attualità dopo la notizia della lamentela formale presentata dalla diplomazia vaticana. Nella proposta di legge che porta la firma del deputato Pd, all'articolo 7 comma 3 si prevede l'organizzazione nelle scuole di “cerimonie, incontri, iniziative” sul tema dell’omotransfobia in vista della neonata Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia. Nella nota recapitata a Sebastiani, la Segreteria di Stato ha espresso preoccupazione per il fatto che le scuole paritarie cattoliche non siano esenti da ciò, riscontrandovi una minaccia per la "libertà di organizzazione" della Chiesa riconosciuta dal Concordato.
La presa di posizione del Vaticano ha risvegliato dal letargo l'anticlericalismo italiano. Leggendo agenzie e tweet a commento della notizia, infatti, sembrava di essere tornati alla stagione ruiniana dello scontro sui Dico. Per l'occasione sono stati rispolverati alcuni dei vessilli più amati dagli ex No Vat: l'esenzione Imu, i soldi dell'8xmille, lo scandalo pedofilia e persino il caso Orlandi. C'è chi ha potuto rispolverare dopo almeno otto anni gli slogan sull'abolizione del Concordato e sulla minaccia alla laicità dello Stato. Dichiarazioni di fuoco dei peones a parte, però, l'offensiva diplomatica del Vaticano pare aver provocato le prime crepe nel muro eretto dal Pd a difesa del ddl Zan.
Il segretario Enrico Letta, infatti, secondo cui un mese fa non esistevano le condizioni politiche per un terzo passaggio parlamentare della proposta, ieri si è invece detto pronto a "guardare i nodi giuridici". E' difficile portare a casa la legge così com'è a Palazzo Madama dove i numeri, lo abbiamo visto in occasione dell'ultima fiducia al governo Conte, sono incerti per i giallorossi. Nonostante il soccorso che potrebbe arrivare da alcune senatrici elette con il centrodestra e favorevoli al ddl, ci sarebbero da superare anche i mal di pancia interni al gruppo del Nazareno e l'appello al dialogo con i contrari lanciato mesi fa da Italia Viva.