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ANNIVERSARIO

Alfie Evans e lo sviluppo del leviatano sanitario

Oggi come ieri. Sono passati tre anni da quando abbiamo sentito ripetere fino alla nausea il termine di “best interest” dallo Stato paternalista inglese per imporre quale fosse il regime sanitario migliore per il piccolo paziente Alfie Evans. Oggi come ieri, il sistema si fa dio e chi osa sfidarlo è visto come il bambino capriccioso, da ricattare all'occorrenza. Ma questo bimbo martire insegna come vincere la menzogna. 

Editoriali 28_04_2021

Oggi come ieri. Sono passati tre anni da quando abbiamo sentito ripetere fino alla nausea il termine di “best interest” (“miglior interesse”) dallo Stato paternalista inglese per imporre quale fosse il meglio per i suoi sudditi. E non importa se qualcuno di loro non è d’accordo. Tanto per l’opinione pubblica il Leviatano è ormai un po’ come il papà che non si ferma di fronte ai capricci del figlioletto, che proprio non capisce quale sia il suo bene. Si ribelli pure il pargolo ignorante ché tanto nessuno metterà in discussione l’operato del padre.

Succedeva tre anni fa, appunto, quando quei ragazzini ribelli di Thomas e Kate, i genitori di Alfie Evans, sfidavano le regole del sistema denunciando l’operato dei medici, dell’ospedale e delle corti, senza badare alle conseguenze giuridiche delle azioni messe in campo per salvare loro figlio dal suo “best interest”, che per lo Stato inglese coincideva con la morte, preferibile alle cure alternative di altri ospedali e alla disabilità di un bimbo la cui vita disabile non era ritenuta degna di essere vissuta.

Così il piccolo era morto il 28 aprile del 2018 dopo una lunga battaglia legale terminata con tre giorni di agonia, voluta da esperti sanitari e legali che sostenevano di lottare per il suo miglior interesse, cosa che i suoi genitori non istruiti si ostinavano a non accettare come tale. Eppure Alfie, dopo aver respirato per oltre un anno con la venitilazione artificiale e pur privato di questa, non era morto immediatamente come predetto da medici e giudici, ma dopo ben quattro giorni di respirazione autonoma (vedi foto in alto), nonostante non fosse stato svezzato (solitamente quando una persona ha respirato per mesi con la ventilazione artificiale i polmoni vanno abituati lentamente a funzionare autonomamente alternando la respirazione artificiale a quella naturale) ma anzi privato dell’ossigeno per diverse ore. Non solo: Alfie, probabilmente proprio a causa del mancato svezzamento, aveva sviluppato una polmonite che i medici in nome del suo “best interest”, la morte, non avevano curato.

Il piccolo aveva così sfidato il sistema smentendo quanto era stato previsto. A dire che i suoi genitori “capricciosi” ci avevano visto meglio degli "esperti": “Alfie non sta morendo, Alfie è vivo e finché non si spegnerà naturalmente io ho il dovere di combattere per lui dandogli le cure che si merita”, disse suo padre in visita dal pontefice che rimase sorpreso del coraggio del 21enne. Sulla fine di Alfie resta poi un alone di mistero dato che non si capisce cosa gli sia stato somministrato nelle ore precedenti al decesso.

Fatto sta che oggi ci troviamo davanti ad un potere che ha fatto del “best interest” il suo scettro. E, dopo averlo applicato per anni sui singoli, ora lo può sfoderare senza più resistenze anche sull'intera popolazione, costretta a determinati trattamenti sanitari e impedita a sceglierne altri. Esattamente come accadde alla famiglia di Alfie a cui furono impedite le cure offerte da altri ospedali.

Pertanto, oggi come ieri, non si possono seguire protocolli di terapia contro il Covid diversi da quelli dello Stato, sebbene questi ultimi siano pieni di limiti e contestati da diversi medici. Oggi come ieri non si può rifiutare il vaccino, non importa se si preferisce non fare da cavia ad un antidoto messo in commercio velocemente e prima di essere testato, pensando che magari non ci si ammalerà o che se accadrà non sarà per forza pericoloso (soprattutto sotto una certa soglia di età). Perché, oggi come allora, devi seguire gli ordini, per il bene tuo ma soprattutto della collettività, ti dicono, e non importa neppure se la vaccinazione non impedisce di contrarre la malattia né di contagiare, devi subirla comunque. Per dare il buon esempio.

Oggi come allora non hai scelta: o segui quanto viene “responsabilmente” imposto dallo Stato papà, oppure, proprio come si fa con i bambini testardi, devi sopportare il ricatto del genitore, naturalmente sempre per il bene tuo e dei tuoi fratelli. Di qui il pass vaccinale, il demansionamento o il licenziamento, per non parlare della pressione collettiva etc.

È così che, dopo anni di cieco affidamento alla giustizia e alla sanità, che è più semplice credere alla loro neutralità e bontà assolute piuttosto che fare la fatica di esercitare la ragione e la libertà, nessuno si chiede più se davvero le loro imposizioni siano il proprio “best interest”. Mentre chi ancora lo fa, come il papà e la mamma di Alfie, viene appunto trattato come il bimbo riluttante da tenere a bada, ché poco può comprendere.

Ma c’è un ma. Finché esisteranno gli Evans, gli Haastrup, i Knight, i Lambert, gli Rs... che pur non potendo sfuggire al padrone non si sono piegati ad esso pagandone le conseguenze, il potere non avrà vinto. Infatti, come disse il beato Popieluszko, assassinato dal regime comunista per non aver taciuto la verità sui suoi soprusi: se alla menzogna serve la propaganda di massa per imporsi, "non c’è bisogno di molti uomini per proclamare la verità... perché la nostalgia della verità è connaturata all’uomo". Anche se "per il buon seme della verità a volte bisogna pagare un prezzo molto alto". Il prezzo del martirio bianco di chi dissentirà, o, ancor di più, di quello della vita dei nuovi martiri uccisi dal regime politico-sanitario moderno.