Al Nord c'è un'Irlanda più religiosa e meno mainstream
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Nelle sei contee settentrionali che fanno parte del Regno Unito, dopo essersi combattuti a lungo, cattolici e protestanti sono più simili tra loro e più in controtendenza su aborto, nozze gay e secolarizzazione.
Il recente referendum sulla famiglia tenutosi in Irlanda e che ha avuto come conseguenza un vero e proprio terremoto politico, ha mostrato - tra le varie cose - un dato impressionante nelle tre Contee della Provincia dell’Ulster facenti parte della Repubblica (le altre sei contee formano l’unità amministrativa chiamata Irlanda del Nord, quarta provincia del Regno Unito): nel Donegal, Cavan e Monaghan le percentuali di voto pro family hanno raggiunto l’80%.
C’è dunque un’Irlanda che non segue le innovazioni introdotte negli ultimi anni dai liberal di Dublino, una Irlanda profonda, con una precisa collocazione geografica, il nord. E infatti anche l'Irlanda del Nord, che ha sofferto per decenni dei sanguinosi scontri tra gli irredentisti repubblicani, l'esercito di occupazione britannico e la comunità lealista protestante, resta la parte più attaccata ai valori religiosi.
Come testimonia anche una ricerca pubblicata nelle scorse settimane. La percentuale di persone che frequentano la chiesa ogni settimana in Irlanda del Nord – protestanti o cattolici – è maggiore del numero di coloro che assistono alle partite di calcio della Irish Football League nell’arco di un anno intero.
Il rapporto dell'Alleanza evangelica dell'Irlanda del Nord rivela che il 23% delle persone nel Nord frequenta le funzioni religiose su base settimanale e il 35% prega ogni settimana. In Gran Bretagna, la frequenza settimanale in chiesa è solo del 9%. Nella Repubblica, la frequenza settimanale era di circa il 36% nel 2017, ma questa cifra ora è probabilmente inferiore al 20%, in parte perché molte persone hanno perso l’abitudine della frequenza settimanale durante la pandemia, ma anche a causa di una tendenza al ribasso preesistente.
Secondo la ricerca, la percentuale di cattolici praticanti settimanalmente nell'Irlanda del Nord è del 28%, superiore a quella dei protestanti (23%). L'indagine mostra che il 36% della popolazione generale frequenta la chiesa su base mensile o più, con il 46% dei cattolici che rientrano in questa categoria e il 32% dei protestanti.
La maggior parte di coloro che non frequentano affatto sono ben consapevoli dei servizi e delle attività ecclesiali offerti nella loro zona.
Il rapporto individua tre misure di pratica cristiana fortemente impegnata: la preghiera personale, la lettura della Bibbia e la frequenza in chiesa. Il 9% della popolazione dell’Irlanda del Nord ha affermato di eseguire tutte queste pratiche ogni settimana. Questa cifra è il doppio di quella di Inghilterra e Galles.
Il sondaggio Savanta è l'indagine più significativa sulla religione nel Nord degli ultimi vent'anni. Dal sondaggio è emerso che il 50% della popolazione dell'Irlanda del Nord si descriverebbe come cristiano praticante e circa 400.000 persone, corrispondenti al 21% della popolazione, si descriverebbero come “cristiani evangelici”.
Ciò non va interpretato in senso strettamente confessionale, in quanto un numero consistente di cattolici (38%) compresi i sacerdoti, si definiscono anche “evangelici”. “Evangelici” sembra indicare piuttosto un certo stile di fede, all'interno delle diverse confessioni cristiane, che sottolinea un rapporto personale con Gesù e la preghiera basata sulla Bibbia. Una fede, cioè, che cerca di essere il più possibile aderente al deposito tradizionale della fede che non a nuove mode.
Un risultato inaspettato è che i cristiani praticanti tra i 18 e i 24 anni hanno maggiori probabilità di identificarsi come "evangelici" rispetto alle persone di età superiore ai 65 anni (70% contro 46%). Questa è una tendenza in crescita.
Il sondaggio Savanta ha riguardato anche questioni sociali e politiche.
Due terzi della popolazione ritengono che la fede abbia un ruolo nella società.
L'indagine auto-selezionata tra i cristiani praticanti ha rilevato che essi sono molto coinvolti nel volontariato, con il 55% che prende parte ad attività di beneficenza gestite dalle loro chiese almeno una volta alla settimana e il 31% a iniziative esterne alla propria chiesa più volte all'anno.
I cristiani praticanti differiscono in modo significativo dalla popolazione generale su temi come l'aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso o l'immigrazione.
Quasi tutti i cristiani (92%) non sono d’accordo o fortemente in disaccordo sul fatto che l’aborto dovrebbe essere disponibile per qualsiasi motivo. Al contrario, solo il 34% della popolazione generale mantiene la stessa posizione.
Quasi tutti i cristiani (96%) non sono d’accordo o sono fortemente in disaccordo sul fatto che le chiese dovrebbero essere costrette dal governo a celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, mentre una percentuale molto più piccola (40%) della popolazione generale ha opinioni simili.
In conclusione, dopo essersi combattuti a lungo, i cristiani dell’Irlanda del Nord sia cattolici che protestanti si ritrovano ad essere più simili tra loro che rispetto alle realtà socio-religiose di riferimento, la Repubblica per i cattolici e l’Inghilterra per i protestanti. L’aver rimarcato a lungo le rispettive identità, ha determinato una fedeltà più robusta alle radici originarie.
Con il passare del tempo, e con la popolazione in generale che diventa meno “culturalmente cristiana”, emergeranno probabilmente maggiori differenze tra i cristiani praticanti e il resto della società. Forse sulla base della evangelicità, ossia fedeltà alla tradizione religiosa, potrà nascere un diverso e sorprendente contesto sociale.
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