Al Gianicolo: fuori i seminaristi, entra l'università degli obamiani
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Nella struttura dedicata a Sant'Antonio Maria Zaccaria si formano dieci studenti barnabiti provenienti da tre continenti diversi. Ma il superiore generale sbaracca tutto per far spazio alla American University of Rome, istituto vicino a Clinton e Obama.
Negli ultimi anni le storie che intrecciano Chiesa e mattone sono ben poco edificanti. Quella che vi stiamo per raccontare non fa eccezione. Al Gianicolo, in via Pietro Roselli 6, c'è un seminario in cui si respira ancora una buona aria cattolica. E la parola «cattolica», vale la pena ricordare, significa «universale». Nella struttura dedicata a Sant'Antonio Maria Zaccaria si formano dieci studenti barnabiti provenienti da tre continenti diversi. Dovevano essere di più, ma da qualche mese a questa parte i candidati sono stati spediti altrove perché il superiore generale, il brasiliano Francisco Chagas Santos da Silva, ha deciso di sbaraccare tutto. Il seminario teologico internazionale è destinato a chiudere e i dieci seminaristi coi tre padri residenti ad essere sparpagliati in tutta Italia.
Nonostante questa realtà sia stata risparmiata dalla drammatica crisi di vocazioni, il superiore è irremovibile ed ha deciso di cedere per venticinque anni l'uso della struttura ai "vicini di casa" della American University of Rome. Quest'università è il fiore all'occhiello a Roma del mondo liberal americano, quello uscito sconfitto dalle ultime presidenziali negli States. Nel board dell'università compaiono fedelissimi dem come Anne Luzzatto, già assistente speciale di Bill Clinton e poi nel team di transizione di Barack Obama, o come Joe Torsella, esponente politico dell'Asinello ed ambasciatore durante l'amministrazione Obama. L'American University of .Rome si fa strenua promotrice al suo interno dei principi DEI (Diversity, Equity, and Inclusion), mentre nelle attività e nella presentazione non c'è traccia di particolare attenzione per la fede cattolica. Non è un problema da poco, però, perché all'interno del seminario c'è la chiesa che ancora oggi apre ai fedeli per la Messa di domenica.
Attorno a questo luogo di culto resiste ancora una comunità legata all'oratorio Sacro Cuore che vi sorgeva e vi si continuano ad impartire cresime. Questa realtà ha conosciuto una recente vitalità grazie ad un uso azzeccato di quegli strumenti di nuova evangelizzazione che possono diventare i social. La comunità, non solo quella dei chierici, rischia di essere spazzata via però dalla decisione di cedere all'università americana. Questa nuova destinazione che garanzie offre sull'utilizzo della chiesa? Una domanda che sta a cuore ai barnabiti ma a cui, secondo quanto riferito alla Nuova Bussola da una fonte, il superiore generale non avrebbe dato risposta. Il padre brasiliano, inoltre, sarebbe rimasto "sordo" di fronte alle proteste dei suoi confratelli contrari a questa decisione.
Una condotta che sembrerebbe non in linea con quanto predicato da Francesco che nel 2018 aveva spiegato come «la dismissione non deve essere la prima e unica soluzione a cui pensare» e deve «risultare il più possibile condivisa». Il papa, sempre in quell'occasione, aveva detto che «i beni culturali ecclesiastici sono testimoni della fede della comunità che li ha prodotti nei secoli e per questo sono a loro modo strumenti di evangelizzazione» e per questo la loro «eloquenza originaria» andrebbe conservata anche dopo. Il pontefice stava parlando di ambienti divenuti non più necessari per mancanza di clero o di fedeli. Il caso del seminario Sant'Antonio Maria Zaccaria va anche oltre perché sul Gianicolo non mancano né i religiosi né i fedeli. A quanto risulta alla Bussola, inoltre, la Congregazione Chierici Regolari di San Paolo non avrebbe una situazione finanziaria disperata al punto da rendere indispensabile questa decisione.
Ma se pure fosse una questione economica, non sarebbero assenti le alternative: una fonte, infatti, ci ha rivelato che per la struttura, oltre all'offerta dell'università liberal, ci sarebbero altre proposte in grado di garantire la sopravvivenza del seminario e della chiesa. Tuttavia, sembrerebbe che al momento padre Chagas Santos da Silva non abbia intenzione di ascoltare ragioni. Il dossier, peraltro, è arrivato in Vaticano ed avrebbe incassato il via libera del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica nel periodo in cui era guidato dal cardinale brasiliano João Braz de Aviz. Da una settimana, però, all'ufficio di piazza Pio XII siede un nuovo prefetto, suor Simona Brambilla ed anche un pro-prefetto, il cardinale Ángel Fernández Artime.
Il dossier sul seminario di via Roselli dovrà essere affrontato dai nuovi vertici vaticani all'interno di quello più ampio sulla situazione dell'ordine. Il superiore generale, infatti, ha già finito il suo mandato ed è in prorogatio solo per accompagnare la Congregazione all'imminente capitolo generale. Nonostante ciò, il barnabita brasiliano appare intenzionato a non lasciare la decisione definitiva al suo successore. L'ultima speranza di religiosi e fedeli sta in un intervento della Santa Sede - che ha nominato un delegato ad hoc per la Congregazione - in grado di far rispettare l'insegnamento di Francesco secondo cui la nuova destinazione di un ambiente ecclesiale non può essere un'operazione trattabile «solo sotto il profilo tecnico o economico».