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100 ANNI DI CALVINO / 14

Accade un imprevisto e nasce "La giornata di uno scrutatore"

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È il 1953: Calvino assiste a una discussione in un seggio elettorale. Ed è lì che gli viene l’ispirazione per un nuovo racconto, che terminerà solo dieci anni dopo. Un tempo pieno di eventi a livello internazionale, che segnano anche la vita dello scrittore.

Cultura 04_09_2023

Calvino ha solo trent’anni e ha già raggiunto una certa notorietà grazie ai primi romanzi quando gli capita un fatto imprevisto, totalmente inaspettato. È il 1953, anno di elezioni politiche, alle quali partecipa anche come candidato di lista del Partito Comunista.

Calvino si reca al Cottolengo per controllare che non avvengano brogli elettorali durante le elezioni. Fa il giro dei seggi dove i rappresentanti di lista chiedono l’aiuto del partito per contestazioni da risolvere. Vi rimane per pochi minuti in cui assiste a scene, incontra persone, sente delle discussioni che lo provocano, lo mettono in discussione, suscitano addirittura in lui l’idea di scrivere un romanzo.

Il protagonista dovrà essere un personaggio che cela l’identità dell’autore e la sua ricerca esistenziale, culturale, politica. L’ambientazione sarà quella del Cottolengo, un grande istituto religioso, chiamato anche Piccola Casa della Divina Provvidenza, un enorme ospizio, una città all’interno di un’altra città (Torino), fondata nel 1832 da un prete (san Giuseppe Benedetto Cottolengo) per accogliere i minorati e i deformi, quelle creature nascoste «che non si permette a nessuno di vedere». Il tempo del romanzo dovrà essere quello delle elezioni politiche del 1953.

A Calvino occorrono, però, altri spunti per scrivere l’intero romanzo. Spera di potersi recare al Cottolengo nelle vesti di scrutatore il prima possibile per osservare, ascoltare, incontrare di nuovo le suore e le persone ospitate nella struttura. Vorrebbe pubblicare il romanzo all’interno di un ciclo intitolato A metà del secolo comprendente anche La speculazione edilizia (1957) e La nuvola di smog (1958). Il progetto non sarà mai realizzato perché La giornata di uno scrutatore verrà pubblicato solo nel 1963. Sarà allora inserito in un altro progetto intitolato Serie di disegni italiani comprendente opere basate sul tentativo di descrivere la società con «fotografica oggettività cogliendone aspetti vani e goffi e colpevoli nei discorsi, nella psicologia, nel costume» (Calvino): La formica argentina, La speculazione edilizia, Nuvola di smog.

Dieci anni quindi occorreranno a Calvino per concretare l’idea nata nel primo incontro del Cottolengo, tanto che l’autore confesserà ad Andrea Barbato nell’intervista «Il 7 giugno al Cottolengo» (pubblicata sull’Espresso, 10 marzo 1963): «Posso dire che, per scrivere una cosa così breve, ci ho messo dieci anni, più di quanto avessi impiegato per ogni altro mio lavoro. […]. Assistetti a una discussione in un seggio elettorale […]. E fu lì che mi venne l’idea del racconto, anzi il suo disegno ideale era già allora quasi compiuto come l’ho scritto adesso […]. Provai a scriverlo, ma non ci riuscivo. Al Cottolengo ero stato pochi minuti appena […]. L’occasione di farmi nominare scrutatore al Cottolengo mi si presentò con le amministrative del ’61».

In quei dieci anni però accadono tanti eventi a livello internazionale che in qualche modo segnano la vita di tutti: gente comune, intellettuali e politici.

Il 23 ottobre 1956 migliaia di studenti e operai sfilano per le vie di Budapest in segno di solidarietà per gli studenti polacchi che sono stati repressi durante una manifestazione. Il governo ungherese viene sciolto, ma la rivolta divampa lo stesso. Inizia la cosiddetta primavera ungherese. L’Unione Sovietica decide di intervenire con l’esercito. La segreteria della Cgil condanna l’intervento militare. Calvino condivide questa posizione di contestazione e dà le dimissioni dal partito. La lettera con cui si congeda viene pubblicata il 7 agosto 1957 sull’Unità: «Cari compagni devo comunicarvi la mia decisione ponderata e dolorosa di dimettermi dal Partito. Ho rinnovato la tessera del ’57 manifestando dissenso; questo dissenso non si è affatto attenuato col passare dei mesi, tanto che mi sono astenuto da ogni attività di Partito e dalla collaborazione alla sua stampa, perché ogni mio atto politico non avrebbe potuto non portare traccia del mio dissenso, e cioè costituire una nuova infrazione disciplinare dopo quelle già rimproveratemi. Insieme a molti compagni, avevo auspicato che il Partito comunista italiano si mettesse alla testa del rinnovamento internazionale del comunismo, condannando metodi di esercizio del potere rivelatisi fallimentari e antipopolari, dando slancio all’iniziativa dal basso in tutti i campi, gettando le basi per una nuova unità di tutti i lavoratori, e in questo fervore creativo ritrovasse il vigore rivoluzionario e il mordente sulle masse».

Quando nel 1961 ritorna come scrutatore alle elezioni amministrative, Calvino ha la possibilità di rimanere tanto tempo per ascoltare, osservare, annotare, guardare con stupore quanto accade in maniera imprevista e imprevedibile. Ora le immagini che conserva nella sua mente sono molte, ma troppo forti. Calvino deve, quindi, attendere che si sbiadiscano un po’, prima di iniziare a scrivere. Ha già confessato l’anno prima all'editore francese François Wahl (lettera dell’1 dicembre 1960): «L’unica cosa che vorrei poter insegnare è un modo di guardare, cioè di essere in mezzo al mondo. In fondo la letteratura non può insegnare altro».

Nel contempo non basta osservare, perché per imparare bisogna annotare e scrivere: «Scrivo per imparare qualcosa che non so. Non mi riferisco adesso all’arte della scrittura, ma al resto: a un qualche sapere o competenza specifica, oppure a quel sapere più generale che chiamano “esperienza della vita”. (…) Questo posso farlo solo nella pagina scritta, dove spero di catturare almeno qualche traccia d’un sapere o d’una saggezza che nella vita ho sfiorato appena e subito perso».

Il romanzo viene pubblicato solo il 28 febbraio 1963.