Aborto, i Dem USA soffiano sulla guerra civile
Kamala Harris chiede una legge che consenta di abortire fino alla nascita, ma il suo partito non ha i numeri. I Dem hanno scatenato una controffensiva su tutti i livelli – legislativo, esecutivo, giudiziario – per annullare gli effetti della sentenza Dobbs. E soffiano sul fuoco, contro i pro vita.
La vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, la settimana scorsa, ha chiesto al Congresso, in una riunione dell’esecutivo, di approvare una legge che permetta alle donne di abortire sino alla nascita in tutto il territorio nazionale, cancellando così il dispositivo della sentenza Dobbs della Corte Suprema (24 giugno 2022) che invece nega che esista un diritto costituzionale all’aborto. La proposta della Harris, voti alla mano, è meramente velleitaria e trova il suo reale significato solo ai fini della campagna elettorale delle elezioni a medio termine.
La Harris e gli altri suoi compagni di partito si stanno sforzando di ribaltare gli effetti della sentenza della Corte Suprema, che secondo lei ha provocato una “crisi sanitaria” negli USA. Infatti, da allora ben 15 Stati hanno sostanzialmente vietato l’aborto procurato e altri otto hanno iniziato un iter giudiziale per arrivare al medesimo risultato. L’organizzazione Susan B. Anthony Pro-Life America ha stimato che ben 200 mila bambini all’anno verranno salvati dalle attuali legislazioni pro vita e da quelle che stanno per vedere la luce. Se i Repubblicani avessero la maggioranza al Congresso potrebbe anche passare una loro proposta di legge che vieterebbe in tutti gli Stati l’aborto dopo le 15 settimane. A tal proposito un recente sondaggio del Trafalgar Group ha messo in evidenza che il 59% degli americani sarebbe a favore del divieto di aborto dopo le 15 settimane.
Di fronte a questo scenario la vicepresidente Harris ha affermato all’Associated Press: “È importante che tutti sappiano qual è la posta in gioco. Per fermare e invertire questi attacchi alle donne, dobbiamo approvare questa legge nazionale. E quindi abbiamo bisogno che il popolo americano faccia sentire la sua voce e prenda posizione sui diritti di tutte le donne di esercitare la loro scelta di avere accesso all’assistenza sanitaria riproduttiva”. La Harris da mesi sta incontrando i responsabili di organizzazioni abortive per confermare a loro l’appoggio dell’amministrazione Biden.
Insomma, la strategia dei Democratici sarebbe quella di puntare sull’aborto forse anche nell’intento di far dimenticare i pessimi risultati del governo a guida Biden sul fronte dell’economia e della criminalità. Ma oltre a questo intento – distrarre gli elettori da fallimenti targati Dem – c’è un’altra spiegazione sul fatto che la Harris e il suo partito abbiano spinto a fondo l’acceleratore in merito al tema aborto. Si tratta di una reazione alla sentenza Dobbs, ossia ottenere il suo ribaltamento tramite cinque direttive: varare una legge federale sull’aborto; intervenire sulla composizione della Corte Suprema; dare battaglia legale alle norme pro vita; sollevare la piazza e soffiare sul fuoco delle proteste; perseguitare legalmente i pro life.
Si tratta dunque di una controffensiva a tutto campo, dato che investe il potere legislativo (varare la legge nazionale sull’aborto), quello giudiziario (osteggiare le normative pro vita), quello esecutivo (mutare la composizione della Corte Suprema e far indagare l’Fbi sugli attivisti pro life) e quello politico (appoggiare ufficialmente le proteste di piazza). In tal senso è una vera e propria guerra civile dove il divario tra le posizioni dei due contendenti si allarga sempre più e sempre più diventa conflittuale.