Dj Fabo, sul "diritto a morire" decide la Consulta
Nel processo al radicale Marco Cappato per la morte procurata di dj Fabo, il giudice chiede alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla legittimità costituzionale dell'articolo del Codice Penale che punisce l'aiuto al suicidio. Che così, e grazie alla legge sulle Dat, ha buone possibilità di diventare un diritto.
Sostegni vitali ed eutanasia, un chiarimento
Intenzione e metodi usati sono i due elementi che, combinati, rendono eutanasia un'azione o un'omissione. Dovrebbe essere questa la base anche per l'intervento dei sanitari, ma la nuova legge sulle Dat relega i medici al ruolo di meri esecutori dei desideri del paziente.
Eutanasia a una malata mentale. No, la risposta al dolore è un'altra
Aurelia Brouwers, "sentiva le voci" ed era stata in carcere senza cure, ma lo Stato olandese l'ha uccisa con il supporto dei “fan” della ragazza. Così cercando di eliminare la sofferenza con le norme eutanasiche, il mondo la sta diffondendo. Al contrario di quello che testimoniano tanti malati, che, amati, generano speranza.
Prima vittima delle Dat: stop al respiro e funerali in Chiesa
Ricordate il clamore intorno al caso Welby e la posizione dei cattolici? Dimenticateli. Da quando la legge sulle Dat è in vigore si verrà uccisi prima del tempo come se fosse normale e la Chiesa, più preoccupata di piacere al mondo che di salvarlo, non batterà ciglio.
-L'EUTANASIA A UNA DEPRESSA E IL VERO RIMEDIO AL DOLORE- di Benedetta Frigerio
E venne il turno della provetta nelle svendite di Avvenire
Nella domenica della Giornata per la vita Avvenire scodella una pagina-reportage su una donna che si sottopone ad un prelievo di ovociti per la fecondazione extracorporea. Premesse da coda di paglia e tesi volte a iniziare un processo di legittimazione morale di una pratica che invece è stata dichiarata più volte dal Magistero come intrinsecamente malvagia.
Il Bambin Gesù e il vero best interest della scienza
Il successo della terapia genica contro la leucemia linfoblastica acuta di un bambino di 4 anni al Bambin Gesù. Una buona notizia, che fa pensare alla "buona scienza": quella che cura, non che uccide. Guarda caso promossa da un ospedale cattolico. Perché la fede non è nemica della scienza.
India, la tragedia delle bambine non desiderate
L’India, nonostante i progressi compiuti negli ultimi 10-15 anni, resta uno dei paesi in cui essere donna è più difficile. Secondo un rapporto governativo, sono 63 milioni le donne che "mancano", perché abortite, uccise o abbandonate. E sono 21 milioni quelle "indesiderate" spesso destinate a una vita di miseria e violenza.
Si scrive proibito, si legge lecito: è la poetica di Chiodi
Rileggere Humanae Vitae: il teologo Chiodi ci spiega che l’enciclica afferma che si può fare ciò che la stessa enciclica proibisce. Così le norme morali, mutano e cangiano a seconda della forma e del colore del contenitore che le riceve.
Così una minoranza ha scippato il voto pro-life
La Camera degli Usa ha approvato la legge che vieta l'aborto alla 20esima settimana di vita del bambino. Ma il Senato, dove pure siede una maggioranza pro-life bipartisan, non l'ha fatta passare con procedura semplificata (saltando il dibattito), perché la minoranza ha sfruttato il regolamento della camera alta.
Scienza prenatale, il feto è un paziente come gli altri
Di fronte al dilagare della cultura dello scarto le vere fake news sono quelle che omettono di rendere noti i risultati della scienza prenatale. Pro Vita istituisce un servizio informativo. Perché il feto va trattato come un paziente.
I nuovi Charlie Gard, le Dat e una società disperata
L'Alta Corte di Londra acconsente alla richiesta dell’ospedale King’s College di uccidere il piccolo Isaiah Haastrup, contro il parere dei genitori (stessa sorte per la francese Inés). Illusi come i genitori di Charlie o schiavi di un istema sanitario darwinista attivo da anni? Certo è che chi inventò gli ospedali diffondendo la carità non avrebbe mai agito così.
- LA LEGGE INGLESE CHE HA GIA'UCCISO MILIONI DI PERSONE - di Roberta Spola
La legge per cui Charlie Gard non fu il primo a morire così
Ecco il protocollo di accompagnamento alla morte sviluppato a fine anni ’90 nel Regno Unito per il presunto "miglior interesse" del paziente in cui chi poteva presumibilmente morire entro un anno veniva inserito in un elenco chiamato "death list": gli ospedali ricevevano denaro in base al numero di pazienti in lista.