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Zoccatelli, la spiritualità liturgica di un oblato benedettino

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Morto a soli 58 anni lo studioso delle religioni e vicedirettore del Cesnur. L'incontro con Alleanza Cattolica e l'amore per la liturgia e il mondo monastico ne avevano segnato l'itinerario spirituale.

Attualità 29_05_2024

«In Xto, PierLuigi»: non era di routine quel monogramma (“X” stava per l’iniziale greca di Cristo) che concludeva anche le più brevi comunicazioni di PierLuigi Zoccatelli, bensì un “indizio” della profonda spiritualità che animava il garbato tratto dello studioso delle religioni mancato a soli 58 anni il 24 maggio, memoria di Maria Ausiliatrice, a Torino, dove viveva con la sua famiglia e dove ieri si sono svolti i funerali. Vicedirettore del Cesnur, il Centro Studi sulle Nuove Religioni fondato da Massimo Introvigne, Zoccatelli era inoltre docente presso la Pontificia Università Salesiana e presso l’Università di Torino. A lui si devono, tra l’altro, l’edizione italiana dell’opera omnia di Louis Charbonneau-Lassay, nonché un’ampia produzione scientifica in varie lingue.

Negli anni ’80 Zoccatelli era approdato alla fede cattolica provenendo dai lidi lontani dell’esoterismo – ambito di cui poi divenne esperto, ma in qualità di studioso. Quella sete inesauribile – efficacemente evocata da Marco Respinti – lo aveva condotto infine a Cristo dopo aver tentato di dissetarsi ad altre fonti e averle trovate sterili o dannose. Un ruolo di primo piano nella sua conversione culturale e spirituale si deve all’incontro con Alleanza Cattolica, fondata da Giovanni Cantoni. Zoccatelli diventerà uno dei punti di riferimento dell’associazione, alla cui storia dedicherà anche una delle opere più recenti, scritta a quattro mani con Oscar Sanguinetti («Costruiremo ancora cattedrali». Per una storia delle origini di Alleanza Cattolica, con O. Sanguinetti, D'Ettoris Editori, Crotone 2022). Decisivo fu, altresì, l’interesse per il mondo benedettino, incarnato poi nella scelta di diventare oblato dell’abbazia di Sainte-Madeleine du Barroux, in Provenza.

Sulla spiritualità benedettina  Zoccatelli aveva aperto una “finestra” attraverso il blog Romualdica: un blog felicemente atipico quanto a periodicità e contenuti, un’isola contemplativa rispetto ai tempi frenetici del web, da meditare più che da visitare. Dalle pagine di Romualdica ci si può affacciare direttamente sul cuore del monachesimo e della cultura occidentale, dal patriarca San Benedetto ai suoi “discendenti” di Le Barroux, in primis dom Gerard Calvet che aveva fondato l’abbazia provenzale al fine di custodire la vita monastica dai tempestosi venti post-conciliari e di tramandare l’amore per la liturgia tradizionale – amore che a sua volta Zoccatelli coltivava e trasmetteva in prima persona, da vero oblato giacché quella benedettina è in definitiva una spiritualità liturgica che si lascia plasmare dai “santi segni”.

L’amore per la liturgia pervade anche le pagine de L’oblato, ultima opera di Joris-Karl Huysmans, lo scrittore decadente vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento che dietro il personaggio di Durtal narrava la propria parabola di convertito e oblato benedettino, a sua volta proveniente da lidi culturali ed esistenziali lontanissimi. Citazione letteraria non casuale, poiché se oggi possiamo leggere questo libro in italiano (D’Ettoris, Crotone 2016) lo dobbiamo alla traduzione delle Benedettine di Bergamo ma anche all’impegno e alla cura, non meramente editoriale, di PierLuigi Zoccatelli e di sua moglie Daniela Bovolenta. Nella ricerca di Durtal/Huysmans riecheggia ancora una volta quella sete che troviamo in un’altra figura, tanto estrema quanto affascinante: quella di suor Nazarena, al secolo Julia Crotta, la “reclusa di Roma”.

Altra tappa dell’itinerario spirituale di Zoccatelli, sull'Aventino. Nata nel 1907 nel Connecticut da immigrati italiani, Julia Crotta aveva davanti a sé la classica “vita realizzata”: bellezza, sport, studi, non le mancava nulla. Ma cedette alla voce interiore che le diceva: «Vieni con me nel deserto». Il deserto la attendeva a Roma, sul colle Aventino, nel monastero camaldolese di Sant’Antonio Abate, dove visse per 45 anni da reclusa, secondo una regola rigidissima che aveva stilato da sé. Una apparente totale follia che si può spiegare solo ammettendo che davvero a spingerla a quel passo estremo ci fosse un’amorosa irruzione del Cielo. Nel 2013 Zoccatelli aveva visitato la cella dove suor Nazarena aveva vissuto fino alla morte, nel 1990. Me ne volle rendere partecipe attraverso un’e-mail che ancora conservo, confidandomi: «Ne sono rimasto molto colpito e una goccia mi sta scavando dentro».

Quella «goccia» insieme a tante altre che lo hanno forgiato nel corso degli anni avrà contribuito a far sì che pur senza preavviso – in maniera dolorosamente prematura e inaspettata, almeno vedendo le cose da quaggiù – si trovasse pronto a varcare la soglia di questo mondo. «In Xto, PierLuigi»: quel saluto che riaffiora tra le vecchie e-mail, inevitabilmente oggi assume il sapore di un arrivederci nell’eternità.