"Vogliamo libertà di coscienza per poter educare alla vita"
Domani a Roma si terrà il convegno dell’Unione cattolica farmacisti italiani sulla difesa dell'obiezione di coscienza oggi in pericolo, come «condizione necessaria per svolgere la nostra missione: curare e tutelare la vita della persona. Vogliamo dire "no" per poter dire "sì" senza paura di subire un processo».
Sono loro i veri discriminati, quelli di cui poco si parla ma che più dei medici rischiano di essere denunciati nel caso di mancata vendita delle pillole abortive (Ru486 nelle farmacie ospedaliere) che vengono spesso falsamente chiamate “contraccettivi d’emergenza”. Il problema è quindi duplice: da una parte la legge dello Stato non protegge esplicitamente il loro diritto di obiezione, riconosciuto dalla deontologia, dall’altro le case farmaceutiche presentano come contraccettivi composti chimici che sono abortivi. Ma infine sorge la domanda: basta il diritto all'obiezione di coscienza per combattere la cultura della morte?
È per provare a rispondere a tutti questi quesiti che domani a Roma si terrà il convegno nazionale dell’Unione cattolica farmacisti italiani, su “La difesa della vita e la coscienza del farmacista”. Tutto ciò di fronte ad un potere che tollera sempre meno l’obiezione di coscienza, un lumicino che di fatto non permette alla verità inscritta nel cuore di ogni uomo di spegnersi definitivamente. Motivo per cui i farmacisti che non vendono le pillole abortive come il Norlevo (detta "pillola del giorno dopo") o la EllaOne (detta "pillola dei cinque giorni dopo"), sebbene siano una minoranza che permette a chiunque di comprarle senza troppe difficoltà (oggi non serve nemmeno più la ricetta medica) vengono denunciati e perseguitati da chi li prende di mira.
Come il farmacista di Belmonte Piceno, preso a pugni da un giovane, per essersi rifiutato di vedergli la "pillola del giorno dopo". Come la farmacista assolta l'anno scorso dal tribunale di Gorizia dopo tre anni di processo grazie ad un giudice che ha tenuto fede a quanto previsto dall’art. 3 del codice deontologico dei farmacisti per cui «il farmacista deve operare in piena autonomia e coscienza professionale conformemente ai principi etici e tenendo sempre presenti i diritti del malato e il rispetto per la vita».
Contro l’obiezione di coscienza dei farmacisti, però, viene spesso impugnato ingiustamente un decreto regio sulla salute del 1938, che spiega che il farmacista non può rifiutarsi di vendere alcun prodotto. Peccato che allora non esistevano né le pillole abortive né l’aborto legale: la legge infatti aveva il solo fine di impedire il boicottaggio dei prodotti di alcune case farmaceutico da parte dei farmacisti.
Eppure, la battaglia è tale che, anche chi, come i medici e gli infermieri, è protetto esplicitamente dalla legge statale sull’aborto (legge 194/78) vede spesso negato il suo diritto proprio per il fatto che si mente sul vero effetto di queste pillole. Basti pensare al linciaggio mediatico subito da Rita Polo (medico operante nel 2014 in un pronto soccorso del vicentino) o al licenziamento di Chiara Margherita Ulisse, l’infermiera dipendente dell’ospedale di Voghera licenziata per essersi rifiutate di somministrare il Norlevo (“pillola del giorno dopo”) illustrando i possibili effetti abortivi del farmaco.
I casi sono tanti. E non pare un'eventualità che fra le denunce appaia anche quella del presidente dell’Unione cattolica farmacisti italiani, il dottor Piero Uroda che spiega alla Nuova BQ: “Il farmacista, ancora oggi, non ha la possibilità di fare obiezione di coscienza senza incorrere in una denuncia, perché non c’è una legge specifica, come per i medici che sono protetti dalla legge 194 o dalla legge sulla fecondazione artificiale”. Perciò il convegno verterà su questo tema e perciò “stiamo cercando di combattere affinché l’obiezione di coscienza, riconosciuta come diritto ma mai normata specificamente per i farmacisti nonostante l’art. 3 del codice deontologico, abbia un posto specifico nella legislazione italiana. Altrimenti vivremo sempre nel timore di un possibile processo”. Uroda continua ricordando che “io sono stato denunciato per essermi rifiutato di dare una pillola che può provocare l’aborto di un figlio. E anche se sono stato prosciolto in istruttoria dal giudice, molti hanno paura di dover attraversare una prova giudiziaria che magari può durare anni”.
A complicare il tutto, c’è il fatto che le case farmaceutiche hanno cominciato a nascondere i veri effetti del Norlevo e della EllaOne, definendole contraccettivi. A questo proposito aprirà il convegno il dottor Giuseppe Noia, documentando scientificamente che quelle pillole sono abortive e che la vita è vita fin dal concepimento (quando lo spermatozoo e l’ovulo si uniscono esiste già la persona con lo stesso Dna che avrà per tutta la vita). Ma se difendere il diritto all’obiezione di coscienza, continua Uroda, “è una condizione assolutamente necessaria per compiere la nostra missione di farmacisti, non è di per sé sufficiente a svolgere il nostro lavoro".
Perché, qual è il vostro compito? “Durante il convengo Giuseppe Perroni, descriverà “La missione del farmacista” che è quella di curare e tutelare la vita e le persone che si rivolgono a noi, spesso chiedendoci esplicitamente consiglio. Perciò non basta dire “no” alla vendita di queste pillole, ma bisogna spiegare alle persone di che si tratta realmente e perché non le vendiamo, anche indirizzandole verso chi può insegnare loro i metodi naturali, testimoniando con ragioni valide la loro efficacia, ma soprattutto l'umanità dell'apertura alla vita piuttosto che della contraccezione e dell'aborto. A questo proposito abbiamo farmacisti a Roma e una a Piacenza che fanno un lavoro esemplare, educando ai metodi naturali con grande successo”.
Al convegno l’avvocato Simone Pillon parlerà proprio della “Difesa della moralità contro gli interessi”, anche perché la situazione in cui ci troviamo forse ci ricorda proprio questo: “È mancata totalmente una proposta morale piena di bellezza e di ragioni che smentisca il libertinismo sessuale. Quello per cui ci siamo messi sulla difensiva senza contrattaccare con la ragione, per poi scendere a compromessi quando era impossibile difendersi”. È ovvio che la vera e unica soluzione sta nella criminalizzazione dell'aborto e nello stop alla vendita degli abortivi, ma per provare ad educare liberamente alla vita oggi chiediamo, come spiegherà durante il convegno il consigliere di Cassazione Giacomo Rocchi, “La libertà di coscienza nello Stato democratico”: “Così da essere più liberi di insegnare la bontà non solo per l’anima ma proprio per il corpo e la salute umani della fedeltà e della castità”.